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Incertezza e strategia: il mercato è alla ricerca della normalità che non c’è
In questo giorno di Pasquetta vi pubblico il meglio del blog di I&M. Una settimana, quella precedente, come sempre ricchissima di spunti e di interessanti (spero!) articoli sui mercati finanziari e non solo.
Per completare il quadro vi propongo questo interessante pezzo di Bastasin, oltre ai link che rappresentano il “Top of the blog” per la settimana appena terminata. Una serie di links da spulciare aon attenzione. Sono certo che troverete diverse cose MOLTO interessanti. STAY TUNED!
Tanto per cominciare, non fatevi sfuggire questo post…
Quando investire significa fare le cose seriamente
Uno speciale sull’Italia, da non perdere…
PIL Italiano: siamo sicuri che crescerà?
Italia: va in crisi la microeconomia. Risparmio e redditi ai minimi.
PMI Servizi: ITALIA è in recessione. E non solo lei.
Bruxelles: messaggio all’Italia. O arrivano le riforme oppure finirà la tregua sui mercati.
Investimenti diretti esteri: Italia fanalino di coda, i soldi vanno altrove
Disoccupazione: Italia al 9.3% ai massimi dal 2004
… e tutto il resto, da non perdere!
La grande sfida della Banca Centrale Svizzera
Hedge Fund: dove investono i fondi speculativi
Politica monetaria: come, quando e quanto hanno influenzato QE e LTRO
FOMC: rischio inflazione, niente quantitative easing
LTRO: Banche già pronte al rimborso, ma con un giallo.
BCE e azzardo morale: le banche spinte a comprare Titoli di Stato
Debito: la strada per il deleveraging è lunga
FOCUS: il premio al rischio ed il decennio perduto dei mercati
La strategia dell’incertezza
In fondo la strategia non è mai cambiata. La crisi dell’area euro viene attribuita alla scarsa convergenza dei Paesi della periferia. Così i Paesi più deboli sono chiamati a tagliare i deficit e a completare le riforme.
Ma poiché, si dice, le riforme vengono fatte solo sotto la pressione dei mercati non bisogna togliere quel grado di incertezza sul futuro che permetta agli investitori di spaventare i governi. Eccoci accontentati. Gli spread spagnoli hanno superato i 400 punti base sull’onda di un programma fiscale che, invece di essere spietato, è solo impegnativo. Ma siccome il Fondo europeo salva-Stati, che dovrebbe escludere cataclismi e fallimenti, è stato ampliato solo il minimo indispensabile al di sopra della soglia del ridicolo, anche il pericolo del contagio non è stato debellato. Ed ecco che gli spread italiani seguono quelli spagnoli, nonostante un disavanzo pubblico che quest’anno dovrebbe scendere all’1,5% e un intero spettro di riforme che all’estero è quasi sempre associato all’aggettivo “impressionante”.
In questo simpatico clima di incertezza nemmeno la straordinaria iniezione di liquidità della Bce può fare miracoli. Ha comprato un po’ di “pace relativa” per i governi, ma le banche restano in attesa di certezze prima di attivare la gran parte dei fondi ottenuti. A marzo l’economia stava cominciando a beneficiarne – quanto meno i consumi in Francia e l’occupazione in Germania – ma ora l’instabilità finanziaria rischia di soffocare la ripresa che avrebbe attivato la seconda ondata di credito immesso dalla Bce e di cui è ancora prematuro, anzi impossibile, oggi valutare la portata.
Tuttavia se vi addentrate nel diluvio di statistiche finanziarie della Banca centrale europea, avrete un’idea più precisa dei problemi che continuano ad affliggere l’area dell’euro. I dati del cosiddetto “magazzino statistico” spiegano per esempio che a febbraio del 2012 il volume dei prestiti di lungo termine alle maggiori imprese dell’eurozona è tornato al livello del novembre 2011, prima delle iniezioni di liquidità della Banca centrale. Non solo l’effetto della manovra della Bce è ritardato, ma le differenze da Paese a Paese sono quasi altrettanto forti dei mesi in cui si temeva la fine dell’euro. Se si supera la labirintite, dentro all’enorme magazzino statistico si scopre infine che le imprese di Spagna e Italia pagano tuttora tassi di circa il 3% più alti rispetto alle aziende tedesche sui prestiti a lungo termine che ricevono dalle banche. Fa parte della scuola miracolistica, peraltro florida nel pensiero economico, credere che Italia o Spagna possano convergere con la Germania con questa zavorra.
Si dirà che è solo un’altra forma di una figura ormai familiare a tutti: lo spread sui tassi d’interesse dei titoli di Stato e che quindi bisogna prima di tutto risolvere il problema fiscale di Madrid. Vero, ma al tempo stesso non è esattamente la stessa cosa. Lo spread aiuta a prendere le giuste decisioni politiche. Il differenziale sul costo del credito all’economia privata invece ostacola un aggiustamento che non può avvenire per decreto. Anziché essere un incentivo alla crescita, il costo del credito è un freno ad essa. In condizioni perturbate come quelle dell’eurozona post 2011, la bassa domanda di credito nei Paesi più colpiti dalla recessione non produce un maggior calo del costo del credito (minori tassi), ma un aumento. È come se si creasse un “cattivo equilibrio” del tipo di quello che, attraverso il costo del debito pubblico, stava facendo avvitare la crisi dei debiti sovrani nell’estate scorsa.
La strategia dell’incertezza insomma può funzionare sulle politiche dei governi, ma non funziona con le decisioni degli investitori privati. Un governo non può scegliere di trasferirsi in un Paese diverso se non gli piace quello in cui è stato nominato, ma un investitore privato deve farlo se gli azionisti lo pretendono.
Certo prima o poi l’effetto-liquidità arriverà e il ritardo con cui la liquidità della Bce alimenta l’economia non deve sorprendere. In tempi normali il collegamento tra creazione di base monetaria e credito è abbastanza prevedibile, ma oggi non siamo affatto in condizioni normali. Le banche hanno poco capitale e quindi hanno paura di incorrere in perdite. La paura cresce quando si tratta di prestare denaro fuori dai propri confini e questo produce condizioni di isolamento di ogni Paese in cui il rischio si concentra ancora di più e il credito si contrae di pari passo con la recessione. Sono quattro anni che la crisi finanziaria attende una risposta diversa dalla strategia dell’incertezza. Sarebbe ora di provare con la strategia contraria.
(Source: IlSole24Ore)Sostieni I&M. il tuo contributo è fondamentale per la continuazione di questo progetto!
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DT
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