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Debito: la strada per il deleveraging è lunga
In questo mondo sommerso dal debito (prendete in considerazione il debito aggregato per avere le idee chiare), il processo di deleveraging sta procedendo lentamente. Fare deleveraging comporta però molti sacrifici. Infatti il denaro deve essere fatto “rientrare” limando ovviamente su costi e spese (e non solo). Se in Europa la situazione è ancora molto difficile, negli USA un timido tentativo di deleveraging lo stiamo vedendo .
Il grafico di Morgan Stanley ce lo dimostra. Come potete vedere, nel corso degli anni ’90 fino al 2009 abbiamo assistito negli USA ad un chiaro ed evidente scenario di crescita del debito. Il consumismo ci ha fatto vedere come poter alimentare il “sogno americano” senza poter disporre del denaro.
US Debt & deleveraging
Ma dal 2009 qualcosa è cambiato. Scende progressivamente il debito privato (anche se resta su livello elevatissimi), è stabile il debito non finanziario ma sale il debito federale, conosciuto anche come debito pubblico.
Morale. Oggi il debito aggregato è pari al 353% ed è in discesa dai picchi del 2009: Dobbiamo esserne felici? Beh, io direi di no. Infatti è evidente che, se il deleveraging è iniziato, è anche vero che la strada da fare è ancora ENORME. E il deleveraging, in USA come in Europa, deve passare per forza da una parola che tutti stiamo maledicendo in questi giorni. Sto parlando dell’AUSTERITY. Vi siete mai domandati quale futuro ci aspetta? Leggete qui sotto cosa dice nientepocodimeno che l’OCSE.
L’Ocse teme che l’Eurozona sia entrata o stia entrando in una specie di “periodo morto” nel quale i governi hanno avviato una fase di restrizione di bilancio che durerà “molti anni” e riforme strutturali che non hanno effetti a breve termine sull’attività economica. “C’è il rischio che l’ampio consolidamento dei bilanci pubblici e un ‘deleveraging’ eccessivo delle banche possa avere un effetto negativo a breve sulla domanda prima che si materializzi l’impatto positivo delle finanze pubbliche risanate e delle riforme sulla crescita”. Occhio dunque ai bilanci. “I Paesi che si trovano sotto stretto scrutinio dei mercati devono rispettare i target di bilancio ed essere pronti a nuove misure di consolidamento se necessario”. Anche perché “serviranno molti anni per raggiungere un livello ‘prudente’ di debito/pil”.
Necessarie riforme strutturali per creare occupazione. Secondo l’Ocse, all’interno del Vecchio Continente ”esistono profonde differenze’‘ nel mercato del lavoro e in alcuni paesi si rilevano ”alta disoccupazione, in particolare tra i giovani, e bassa mobilità” mentre in altri c’è carenza di domanda di lavoro. L’Ocse inoltre sottolinea che la migrazione interna all’Unione europea potrebbe aiutare il mercato del lavoro ma “la mobilità è ostacolata dalle politiche restrittive imposte dai vari paesi”.
Sul fronte Italia, l’Ocse torna a puntare i riflettori sul problema della bassa crescita e del contenuto tasso di competitività. Il paese, anche se versa in una situazione migliore in termini di deficit rispetto a molte altre economie, deve “migliorare sul fronte della credibilità”. (Source)
Bene signori. E questa volta non ve lo dice un blogger da quattro soldi come il sottoscritto, ma ve lo dice l’OCSE. Segno che forse il suddetto blogger da quattro soldi ha visto giusto.
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DT
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Il Grande Manovratore aveva detto che la soglia di rischio era 340bp.
E’ stato male interpretato (visto che parlava in inglese) o mi devo preoccupare?
Ciao..
Scusa Dream, puoi postare di nuovo il link all’articolo dove c’era scritto come abbonarsi?
Non lo trovo più… sigh!!!