Che succede se si ritorna alla Lira e si esce dal’Euro?
Questa domanda sta tenendo banco ormai da mesi in tutti i talk show, diventando argomento manipolato e populista. In passato ho già trattato più volte l’argomento, e credo sia giusto cercare di fare il punto e, in modo un po’ più analitico, spiegare il mio punto di vista.
EURO: una grande frittata
Se dovessi dire in due parole come si può destrivere il “progetto Euro” io lo definirei una “grande frittata“. Nel senso che certi errori sono stati evidentemente compiuti, sia all’atto della creazione che nella gestione, ma sono stati fatti. E come in una frittata, una volta sbattute le uova, non si può certo tornare indietro. Per l’Euro è la stessa cosa.
Voi mi direte: come no! Basta decidere di uscirne e il gioco è fatto. Si, questo è tecnicamente o teoricamente possibile, ma a quale costo?
Premessa: e questo sia BEN chiaro. Chissenefrega dell’EURO! Chissenefrega della LIRA! A me non interessa un piffero se nel 2020 avremo di nuovo una valuta nazionale tutta nostra oppure saremo ancora con la moneta unica. La mia unica grande preoccupazione è poter creare un futuro per me e per i miei figli. Tutto il resto NON mi interessa.
Primo problema tecnico: Euro costruito per non poter tornare indietro
Euro una condanna? Per certi versi si, nel senso che è stato costruito per non poter essere distrutto. Lo spiega molto bene Zingales nel suo ultimo libro, “Europa o no. Sogno da realizzare o incubo da cui uscire” (Rizzoli). Ecco qui uno dei punti fondamentali da tenere in considerazione:
All’introduzione dell’euro, la trasformazione dei contratti esistenti da lire in euro fu automatica, poiché la trasformazione era legale e ritenuta tale da tutte le altre giurisdizioni. Al contrario, mancando una chiara procedura legale per uscire, un ipotetico abbandono dell’euro avverrebbe necessariamente in un regime di enorme incertezza giuridica.
Nelle parole dell’ex cancelliere tedesco Helmut Schmidt: «Questa è la forza dell’euro, che nessuno può andarsene senza danneggiare in modo severo il suo Paese e la sua economia». Per funzionare correttamente un sistema finanziario richiede un meccanismo agevole per saldare i pagamenti tra banche. Tradizionalmente questa funzione era svolta dalle banche centrali nazionali. Per rendere l’euro irreversibile i padri fondatori pensarono bene di creare un nuovo sistema europeo integrato di pagamenti per cui, in caso di uscita dall’euro, un Paese si troverebbe senza un sistema per saldare i pagamenti interbancari.
Un sistema alternativo richiede tempo. Senza un’adeguata preparazione, il sistema bancario del Paese uscente sarebbe quindi bloccato per settimane, se non mesi. Ma un’adeguata preparazione è impossibile perché il solo sospetto di una possibile uscita dall’euro scatenerebbe una corsa agli sportelli nel Paese uscente. (Source)
Brutto da dirsi, ma un’uscita dall’Euro significherebbe semplicemente la MORTE del commercio per tanto tempo. Immaginatevi cosa potrebbe significare. Ma questo dai NOEuro non viene tenuto in considerazione. Non basta riprendere a stampare in una notte la Lira e tornare al 1999. Non funziona così.
LIRA e il falso problema della sovranità monetaria
Se poi vogliamo metterla sul patriottismo e sulla sovranità monetaria, beh, allora chi è Anti Euro sta sbagliando di grosso. E in troppi trattano il discorso, sfruttando il malcontento della gente, promettendo futuri rosei se torniamo semplicemente alla Lira. Ma ragionate un attimo: quando c’era la Lira, secondo voi eravamo realmente padroni della nostra moneta in modo indipendente oppure dipendevamo da qualcuno? Forse l’unico stato che ha perso la sovranità (non parlo di benefici) è la Germania, visto che prima aveva una situazione quasi di egemonia sul sistema europeo assieme alla sterlina inglese. Per il resto il valore di una moneta non la decide la banca centrale (nella fattispecie la Banca d’Italia) ma il mercato. Nel luglio del 2013 e nei primi mesi del 2014 abbiamo avuto prova di cosa significa “subire” il mercato e dei drammatici effetti che ne possono derivare. Parlo delle valute emergenti.
Leggete cosa ci ricorda Bini Smaghi nel suo ultimo testo: “33 false verità sull’Europa“.
La fuoriuscita di capitali, provocata in particolare dal cambiamento dell’impostazione della politica monetaria negli Stati Uniti, oltre alle incertezze politiche interne, ha determinato un forte deprezzamento del cambio con effetti sull’inflazione e sui rendimenti a lungo termine. Le banche centrali hanno dovuto aumentare i tassi d’interesse per arrestare l’emorragia di capitali, nonostante il rallentamento congiunturale in corso. (Source)
Ora, immaginatevi cosa comporterebbe in prima istanza l’uscita dalla moneta unica. Una violentissima svalutazione. Quantificare il fenomeno è quanto mai difficile. Diverse analisi convergono su percentuali importanti, che vanno da un minimo del 30% fino ad un 60%.
Svalutazione della Lira = maggiore competitività?
Ed ecco che arriviamo ad un’altra falsità difesa ad oltranza dai “NoEuro”, secondo i quali la svalutazione sarebbe la nostra salvezza perchè ci permetterebbe di tornare ad esportare.
Apro una parentesi anche sul rovescio della medaglia. Svalutazione significa anche un rapporto Lira Dollaro che potrebbe tornare tranquillamente a livelli insostenibili. Qualcuno fa orecchie da mercante e dimentica che noi siamo importatori di materie prime, energetiche e non. Merce che paghiamo in USD: quanto ci costerà questa merce con l’uscita dall’Euro? Riuscirà l’azienda Italia a sostenere tali costi? Secondo i “No Euro” si, in quanto ci sarà come detto maggiore competitività sul mercato.
Peccato che la svalutazione, per essere “buona” (quindi per recuperare competitività commerciale) deve essere accompagnata da un’inflazione interna NON “galoppante”, con un mercato del lavoro flessibile (non dimentichiamo che il lavoro è il primo elemento che condiziona l’inflazione), una finanza pubblica sotto controllo ed una certa stabilità politica. Quali di queste voci, secondo voi, troveremo col ritorno alla Lira? Ve le ripeto…
>> MERCATO DEL LAVORO FLESSIBILE
>> FINANZA PUBBLICA SOTTO CONTROLLO
>> STABILITA’ POLITICA
Inoltre quale sarebbe il reale beneficio da una massiccia svalutazione? A questa domanda possiamo rispondere riprendendo uno studio della Banca d’Italia, secondo il quale una svalutazione del 30% del cambio nominale farebbe crescere il PIL fra lo 0,3 e l’1%. Le analisi indicano inoltre che questa elasticità è maggiore per i paesi in via di sviluppo, mentre per i paesi sviluppati le stime si situano nella parte bassa del ventaglio delle stime.
Ora, sapendo benissimo che il nostro Paese di certo non è in via di sviluppo, lascio a voi le dovute conclusioni su questo calcolo e sopratutto, fa capire al povero cittadino italiano che non deve farsi false illusioni. Non esiste la possibilità di un nuovo “rinascimento economico”, stile anni ’60-’70. Le condizioni economiche sono molto diverse, il tessuto economico anche, sono scenari irripetibili e sarebbe un errore madornale mirare ad una replica del “miracolo economico italiano”.
Inoltre, non dimentichiamo che riacquistare competitività attraverso variazioni del cambio reale significa ridurre il potere d’acquisto dei salari italiani. O forse qualcuno si è dimenticato di questo piccolo particolare. Svalutazione massiccia, significa impoverimento generale del sistema. Diventeremo un paese tipo la Tunisia, dove magari tornerebbero anche i tedeschi a produrre, ma…come sarebbe ridotto il cittadino italiano medio? Sarebbe il nuovo lavoratore da sfruttare, con un costo inferiore alla media. E di conseguenza, il potere d’acquisto derivante da una giornata di lavoro sarebbe decisamente inferiore a quello attuale.
Fughe di capitali
Anzi, provate ad immaginare proprio una situazione simile a quella descritta. Inflazione elevata, crisi politica, forti conflitti sociali, debito pubblico a livelli siderali (poi ne parliamo). Secondo voi a cosa assistiamo? A quello che in gergo è conosciuta come “fuga di capitali”. Banche centrali che sono obbligate a far salire i tassi a dismisura per difendere la propria valuta, cross che collassano, riserve che vengono depauperate in pochissimo tempo. Scene già viste in tanti paesi emergenti e, nemmeno troppo tempo fa, in paesi come Argentina e Venezuela. Perchè qualcuno crede che non c’è il concreto rischio di finire come questi stati? Ok, lasciamo perdere le valutazioni personali e restiamo sempre su quello che, secondo il mio punto di vista, è concreto e difendibile.
Immobiliare al tappeto
Facciamo un cenno anche al settore immobiliare. I tassi sui prestiti per acquistare un alloggio, che oggi viaggiano mediamente poco sopra il 5 per cento, triplicherebbero in un batter d’occhio. A patto di trovare qualcuno che te li presti, visto che si creerebbe un problema non indifferente proprio sulle banche.
«Le banche italiane, una volta fuori dal circuito dell’euro, non avrebbero più accesso ai capitali, se non a prezzi impossibili. E l’erogazione dei mutui, già faticosa da tempo, crollerebbe», prevede Roberto Anedda, direttore marketing di MutuiOnline.it. Rincara la dose Daniele Mancini, amministratore delegato di Casa.it, il più importante sito di annunci online, che fa capo al gruppo del magnate australiano Rupert Murdoch: «Giro il mondo per lavoro e studiando il mercato immobiliare e l’economia del Sudamerica sono sempre più convinto che essere nell’euro è un punto di forza. Uscendo, al valore delle case succederebbe l’opposto di quanto accadde alla nascita dell’euro: un appartamento quotato 500 mila euro, dal giorno dopo sarebbe valutato 500 milioni di lire». (Source)
Il problema dei contratti in Euro
Se immaginiamo un addio unilaterale dall’euro, cioè non concordato con l’Unione europea, prenderà corpo il più grande contenzioso della storia: in un Paese dall’infinito numero di leggi, per di più complesse, i tribunali sarebbero sommersi da uno tsunami di cause intentate da chi intende mantenere il rispetto delle intese commerciali in euro e da chi invece vuol passare alla lira. Vi rendete conto delle conseguenze di un mega contenzioso del genere? Semplicemente chi si fiderebbe ancora dell’Italia? Chi tratterebbe con noi? E come ne verrebbero fuori le parti in causa? Cosa significherebbe per le aziende italiane la trasformazione NON alla pari come sperato dai NOEuro? Significherebbe che se io ho dei debiti verso un tedesco, a causa della svalutazione, mi ritroverei con importo dovuto che rischia di diventare triplicato, portando rapidamente al default. Ma qualche allegro NOEuro pensa invece che non funzioni così. “Lo dice la legge! l’Euro diventa fuori corso per l’Italia e si torna alla Lira”: diciamo le la si fa troppo facile.
Questo è uno dei punti FONDAMENTALI che devono essere discussi e smontano in modo inesorabile la tesi dei NO Euro.
Quando l’Italia è entrata nell’euro, tutti i debiti (inclusi quelli dello Stato) sono stati trasformati nella nuova moneta senza nessun problema. La Lira progressivamente è andata fuori corso e dopo una fase “parallela” è scomparsa dalla circolazione. Il processo inverso risulta decisamente più complicato. Parliamo di debiti ed obbligazioni. Il passaggio all’Euro ha trasformato i vari bond direttamente da Lira ad Euro. Il processo inverso, ribadisco, non sarebbe così automatico ed indolore, sopratutto se qualcuno pensa di poter fare un passaggio (o un ritorno) alle condizioni iniziali, ovvero con un tasso di cambio pasi a 1936,27. O se preferite, con una Nuova Lira che parte con un concambio alla pari (1 a 1) ma che poi sarebbe lei stessa protagonista del proprio destino.
Eccoci alla domanda CRUCIALE: quali contratti, quali debiti potranno facilmente convertirsi in Nuova Lira, visto che l’Euro resta una valuta con corso legale per il resto dell’Eurozona?
Purtroppo i vari debiti obbligazionari non potrebbero convertirsi automaticamente e per le varie imprese, banche ed Enti locali che hanno emesso bond sui mercati internazionali, sarebbe sicuro default.
“Ma come! Siamo noi a poter decidere! Siamo noi emittenti che abbiamo il coltello dalla parte del manico, Lo dice la legge! Se noi dichiariamo fuori corso l’Euro possiamo farlo!”
Questo è quanto sostengono i NOEuro. A riguardo del debito emesso in Italia, come detto, ci saranno grandi controversie legali. Il problema ASSOLUTO lo si avrà come detto sui bond emessi sui mercati internazionali. In tal caso questi bond – per una consuetudine di mercato – sono in gran parte sottoposti alla legge e alla giurisdizione inglese. Insomma: è il Tribunale di Londra a decidere e non quelli italiani. Ora, siate onesti… secondo voi quale sarebbe l’esito di tale controversia a livello internazionale?
Morale: svalutazione che potrebbe arrivare in tempi brevi anche al 50%, impoverimento del sistema, sistema bancario che va in crisi ed imprese che salterebbero a raffica (qualche nome? Fiat, Telecom, Enel ecc ecc). Idem per le banche: il loro fatturato verrebbe trasformato in una lira che si svaluta, ma i loro debiti resterebbero in un euro sempre più forte. Ok, l’export ne beneficia, ma tutte le importazioni costerebbero di più. Ed i default sarebbero numerosissimi. E lo stesso accadrebbe se anche decidessero arbitrariamente di rimborsare tutti i bond in lire: questo – secondo i giuristi – costituirebbe un evento di default.
A questo rischio sembrano non essere immuni neppure i titoli di Stato, cioè a quella montagna da 1.700 miliardi di euro di BTp, BoT e CcT: sebbene siano sottoposti alla legge italiana, non sarebbe possibile trasformarli in lire con un atto d’imperio e comunque, se si cambiano le condizioni di un’emissione, dovrebbe far scattare automaticamente il default. Ma su questo, occorre ammetterlo, non c’è la certezza, ma il fatto che NON ci sia la distruzione dell’Euro ma un’uscita volontaria, mette sicuramente in difficoltà l’emittente italico.
In altri termini, se l’Euro scomparisse e si decidesse per lo scioglimento dell’Unione Monetaria, allora la ridenominazione dei bond (titoli di Stato inclusi) potrebbe avvenire nelle nuove valute, facendo degli accordi internazionali . Ma questa è teoria pura, visto che l’Euro è un progetto che difficilmente verrà sciolto in modo univoco.
Un’ultima nota: siamo sicuri che l’Euro sia proprio la causa di tutti i mali? Solo due parole: PRODUTTIVITA’ e POLITICA. Scrivevo in un post:
(…) Voglio solo farvi vedere questo grafico. Il classico grafico che potrebbe avere come sottotitolo: “un grafico vale più di mille parole”.
Illustra la crescita del PIL per persona (quindi traducibile come aumento di ricchezza per i singoli cittadini) dal 1999 ad oggi.
Quindi da quando l’Euro è nato al 2014.
Non potendo avere la macchina del tempo, nessuno potrà mai dire con certezza cosa sarebbe successo all’Italia SE non fosse entrata nell’Euro.
Possiamo solo basarci sui dati “a posteriori”. E questo documento apparentemente semplice è molto importante.
Cosa notate? Solo l’Italia ha perso i colpi. Gli altri no. E quindi?
Significa che l’Euro è razzista contro gli Italiani o forse c’è dell’altro?
O forse allora ha ragione il buon vecchio Dream, alias Danilo DT?
E cosa dice Danilo DT? Dice che se non ci fosse stato l’Euro l’Italia oggi sarebbe un paese del terzo mondo. Il motivo NON è economico ma politico. Siamo stati governati in questi anni da una banda di mentecatti che ci hanno portato alla distruzione. E se non c’era l’Euro era anche peggio.
Questo grafico lo testimonia. Quindi NON è una questione di EURO o NO EURO ma dimentalità e modus operandi di chi ci governa. Mi mordo la lingua, vorrei raccontarvi di tutte quelle spese fatte proprio nel periodo dove bisognava “guardare al futuro” ed invece, per propaganda politica, si è creata ricchezza artificiale mal distribuita alla popolazione, episodi che ancora oggi paghiamo.
Non parlo di QE ma di malagestione politica proprio negli anni dove altri paesi invece hanno preferito fare meno le “cicale” e pensare un po’ di più al domani. Poi ovviamente ci hanno contribuito l’inefficienza della pubblica amministrazione (il discorso visto sopra è validissimo anche per questo settore) ed una pressione fiscale che oggi è diventata insopportabile, naturale conseguenza di una malagestione assoluta (vedasi debito pubblico).
E scusatemi se vi ripropongo questo grafico ma illustra altrettanto bene che le basi del collasso o del rallentamento sono partite BEN prima dell’inizio dell’Euro, diciamo da quando è subentrata una gestione politica non errata ma…truffaldina (magna-magna).
In diritto esisteva il principio della “diligenza del buon padre di famiglia”. Negli ultimi 30 anni di politica almeno, questo principio è stato totalmente accantonato.
E l’Italia, oggi con l’Euro o senza Euro, è un paese che è l’ombra di se stesso.
CONCLUSIONI
L’Euro sicuramente NON ci avrà aiutati, ma guardiamoci allo specchio e non scarichiamo TUTTE le colpe sugli altri. Il sistema “ITALICO” ha delle tremende responsabilità per quanto è successo.
Ora però occorre voltare pagina e non guardarsi “solo” indietro. Ciò che è stato non può tornare e questo deve essere ben chiaro. E come vi ho spiegato, un futuro senza Euro potrebbe significare la MORTE. Lo dico perchè amo l’Euro? Ma per carità! Chi se ne frega dell’EURO! Io cerco solo una scappatoia, un futuro. Oltre alla fuga all’estero, possiamo solo puntare alla “rifondazione” dell’Europa Unita. Nuovi patti, nuova costituzione, nuovo fiscal compact, nuovi equilibri, NUOVA EUROPA.
La questione centrale è semplice: la democrazia e le autorità pubbliche devono essere messe nella condizione di poter riacquistare il controllo del capitalismo finanziario globalizzato del XXI secolo e di regolamentarlo in maniera efficace. Un’unica valuta con 18 debiti pubblici diversi sui quali i mercati possono speculare liberamente, e 18 sistemi fiscali e benefit in competizione incontrollata tra di loro non funziona, e non funzionerà mai. I paesi della zona euro hanno scelto di condividere la loro sovranità monetaria, e quindi di rinunciare all’arma della svalutazione unilaterale, ma senza mettere a punto nuovi strumenti economici, fiscali, e di budget comuni. Questa terra di nessuno è il peggio di tutti i mondi immaginabili.
Troppo spesso l’Europa odierna ha dimostrato di essere stupidamente invadente su questioni secondarie (come il tasso dell’Iva dei parrucchieri e dei club ippici) e pateticamente impotente su quelle davvero importanti (come i paradisi fiscali e la regolamentazione finanziaria). Dobbiamo invertire l’ordine delle priorità: meno Europa per le questioni nelle quali i paesi membri agiscono bene da soli, più Europa quando l’unione è essenziale. (…) … l’Unione europea avrebbe due camere: il parlamento europeo esistente, direttamente eletto dai cittadini dell’Ue dei 28 paesi, e la camera europea, in rappresentanza degli stati tramite i loro stessi parlamenti nazionali. La camera europea in un primo tempo coinvolgerebbe soltanto i paesi della zona euro che vogliono realmente indirizzarsi verso una maggiore unione politica, fiscale e di budget. Questa camera, tuttavia, dovrebbe essere concepita in modo tale da accogliere tutti i paesi dell’Ue che accetteranno di percorrere insieme questa strada. Un ministro delle finanze dell’eurozona, e in definitiva un governo europeo vero e proprio, risponderebbero del loro operato alla camera europea.
Questa nuova architettura democratica per l’Europa renderebbe finalmente possibile superare il mito secondo cui il concilio dei capi di stato può fungere da seconda camera in rappresentanza degli stati. Questa ingannevole concezione riflette l’impotenza politica del nostro continente: è impossibile per una persona sola rappresentare un intero paese, a meno di rassegnarsi all’impasse permanente imposta dall’unanimità. Per dirigersi una volta per tutte verso la regola della maggioranza per le questioni di ordine fiscale e di budget conta che i paesi della zona euro scelgano di condividere, ed è necessario creare un’autentica camera europea, nella quale ogni paese sia rappresentato non dal suo solo capo di stato, ma dai membri che rappresentano tutte le opinioni politiche. (…) … l’unico modo di lasciarci tutto ciò definitivamente alle spalle sia di mettere in comune i debiti dei paesi della zona euro. In caso contrario, le speculazioni sui tassi di interesse riprenderanno e continueranno. Questo è anche l’unico modo per la Banca Centrale Europea per attuare una politica monetaria efficace e reattiva, come fa la Federal Reserve degli Stati Uniti. Di fatto l’operazione di messa in comune del debito è già iniziata con il Meccanismo Europeo di Stabilità, l’emergente unione bancaria e il programma di transazioni monetarie della Bce. È necessario adesso andare oltre, continuando a chiarire la legittimità democratica di questi meccanismi. (Source)
Basta con le teorie antiEuro che sono populiste e servono solo per raccattare voti policiti. Occorre essere REALISTI. Non possiamo uscire dall’Euro. Dobbiamo invece conviverci ed essere protagonisti nella sua rinascita.
Signori, ne sono certo, non abbiamo scelta, purtroppo.
Euro o non Euro....questo è il problema?
- DOBBIAMO uscire quanto prima dall'Euro. Altrimenti per noi è finita! (52%, 2.323 Votes)
- NON DOBBIAMO uscire dall'Euro perchè i rischi che ne deriverebbero sono molto maggiori degli eventuali benefici (48%, 2.185 Votes)
Total Voters: 4.508
Come avrete capito, leggendo la pagina “EURODILEMMA”, l’Uscita dell’Italia dall’Euro comporterebbe una serie di problematiche impressionanti che porterebbero il paese al default, ma soprattutto ad un drammatico impoverimento.
Si, perché il default lo si potrebbe anche acccettare, ma l’effetto sui nostri risparmi ed i nostri salari? Questo viene spesso sottovalutato.
Ma allora, proprio per par condicio e dovere di cronaca, cerchiamo di tracciare le linee guida ed un iter temporale di quello che sarebbe il percorso in caso di uscita dall’Euro.
Quindi nella fattispecie, cosa accade nel concreto SE l’Italia decide di uscire dall’Euro?
Ne aveva già parlato tempo fa Sean Darby della Jefferies, in un suo report che aveva come oggetto non l’uscita dell’Italia dall’Euro, bensi la Grecia. Ma cambia poco, le dinamiche sono le stesse.
Andiamo con ordine.
EUREXIT: i 10 punti focali in caso di uscita dall’Euro
Cliccate sul titolo e… Buona visione….
Torino, 10 maggio 2014
Capisco bene che un uscita UNILATERALE (sottolineo UNILATERALE) sarebbe una follia. Consideriamo pero’ che in 15 anni l’Unione Europea ha realizzato UNA SOLA impresa, l’unione valutaria chiamata euro, ed e’ ormai chiaro a tutti che e’ stata un disastro e lo sara’ sempre di piu’ (prima o poi anche per chi ci ha finora guadagnato come i tedeschi), A MENO CHE non sia ancora l’Unione Europea a riformare drasticamente questa situazione; ma per il bene di tutti e non solo per l’Italia. Ma quali sarebbero le menti politiche illuminate in grado di avviare questa riforma, forse gli attuali candidati italiani alle elezioni del 25? Non credo proprio. Quindi si torna al punto di partenza; o troviamo un consenso a livello politico comunitario per salvarci tutti insieme (unione fiscale, eurobond, o quello che vi pare) oppure continuiamo ad agonizzare per altri 25 anni (se prima non andiamo in default comunque).