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Arriva il BAZOOKA tedesco per spettinare le tariffe di TRUMP
Proviamo a fermarci un attimo e cerchiamo di capire cosa sta accadendo attorno a noi. La scorsa settimana avrebbe dovuto vedere la BCE come protagonista assoluta sui mercati finanziari. Tuttavia, ciò che abbiamo assistito è stato un completo ribaltamento dei ruoli: la stessa Lagarde è apparsa in posizione reattiva di fronte a due fattori dominanti che hanno ridisegnato lo scenario economico globale.
Il primo elemento dirompente è stato l’imprevedibile strategia tariffaria di Trump. Un tempo, l’imposizione di dazi faceva temere un’inflazione in aumento e una Fed più aggressiva, con conseguente rafforzamento del dollaro. Oggi assistiamo al fenomeno inverso: il mercato è più preoccupato per l’impatto sulla crescita economica che per le pressioni inflazionistiche.
Le tariffe di Trump, annunciate a febbraio 2025, includono un 25% su importazioni da Messico e Canada e un 10% su quelle cinesi, causando volatilità nei mercati. Secondo Reuters, queste misure hanno portato a cali negli indici USA, con il Dow Jones che ha perso quasi 600 punti il 4 marzo 2025.
Le azioni europee, invece, hanno resistito meglio, con il Stoxx Europe 600 che ha guadagnato il 5,6% dall’inizio dell’anno, superando l’S&P 500 al 2,5%, come riportato da Financial Times. Questo suggerisce una revisione del “Trump-put”, con investitori che ora dubitano del supporto implicito del mercato.
Il secondo fattore è stato il “bazooka fiscale” tedesco – non inatteso, ma sorprendente per rapidità e portata. La BCE ha sì tagliato i tassi, ma ha assunto un atteggiamento più cauto per il futuro, considerando lo stimolo fiscale che dalla Germania si sta estendendo all’UE attraverso il fondo Re-Arm EU da 800 miliardi di euro. Questo ha portato a un aumento dei rendimenti dei Bund del 30 punti base il 5 marzo, il più grande dal 1990, secondo CNBC. La BCE, rispondendo, ha tagliato i tassi il 6 marzo, ma la cautela è evidente, con il mercato che anticipa inflazione da stimolo fiscale.
L’azionario europeo, anziché seguire il crollo americano, ha consolidato un incremento a doppia cifra da inizio anno, mentre Wall Street ha continuato a scivolare.
Il bilancio negativo di tutti i principali indici americani – sia dall’elezione che dall’insediamento di Trump – ha portato il mercato a concludere che la “Trump-put” (l’idea che il presidente interverrebbe per sostenere i mercati in caso di forte calo) non sia affidabile quanto lo è stata storicamente la “Fed-put”.
Nel frattempo, l'”eccezionalismo americano” sta cedendo il passo alla rinascita cinese. Pechino, durante il National People’s Congress, ha annunciato un piano di stimolo fiscale, spingendo l’Hang Seng a guadagni significativi, come riportato in Bloomberg. L'”effetto DeepSeek”, legato a un modello AI cinese a basso costo, ha causato una perdita di 3 trilioni di dollari per i “Magnifici 7” (Nvidia, Apple, ecc.) e un raddoppio per BATX, secondo The Guardian. Questo spostamento tecnologico è un elemento inaspettato, evidenziando la competizione globale nell’AI.
I timori per la crescita globale hanno colpito duramente il petrolio, in continua flessione. L’incertezza ha provocato un brusco aumento sia della volatilità azionaria che di quella obbligazionaria.
Gli investitori alla ricerca di protezione sono tornati ad acquistare oro, ma soprattutto a rifugiarsi nei fondi di liquidità, che hanno raccolto nelle prime 10 settimane dell’anno un terzo di tutti i flussi record dell’intero 2024. L’oro ha visto un aumento del 11,06% dall’inizio del 2025, secondo Trading Economics, riflettendo la ricerca di stabilità.
I fondi liquidi, che investono in strumenti a breve termine, hanno attratto flussi record, con un terzo dei flussi totali del 2024 in 10 settimane, come indicato in Moneycontrol. Il Bitcoin, invece, è sceso del 18,5% da gennaio 2025, con un prezzo di circa 88.835 USD il 10 marzo, secondo Forbes. Tesla, un “Trump-trade”, sembra aver perso il 38,4% da novembre 2024, con stime che indicano un calo da circa 350 USD a 260 USD, secondo MacroTrends.
In questo scenario, i gestori patrimoniali più accorti stanno riconsiderando l’allocazione geografica dei loro portafogli, riducendo l’esposizione al mercato americano a favore di quello europeo e asiatico. Il vecchio continente, grazie allo stimolo fiscale tedesco, potrebbe finalmente uscire dalla stagnazione economica che lo ha caratterizzato negli ultimi anni.
Chi avrebbe mai immaginato che la Germania, tradizionalmente paladina dell’austerità, avrebbe lanciato uno stimolo fiscale tale da far tremare i mercati obbligazionari? O che i dazi di Trump, anziché rafforzare l’economia americana, starebbero sollevando preoccupazioni sulla sua crescita? Il 2025 si conferma un anno di paradossi economici che mettono alla prova anche le più consolidate teorie finanziarie.
STAY TUNED!