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NO COMMENT (la spettacolare performance della nostra economia)
Quanto abbiamo parlato in questi giorni del rallentamento dell’economia italiana e del PIL Italia, della crescita che non esiste e di tutti i soliti enormi e chissà come risolvibili problemi del Bel Paese.
Qui sotto vedrete la carrellata dei migliori post della settimana. Vi chiedo di condividerli coi vostri contatti proprio per creare quella consapevolezza che l’Italiano medio ancora non ha e che spesso viene drogata dai media…
La realtà dei fatti io ve la voglio fornire con due grafici.
Vi avverto. Sono due grafici MOLTO forti. Non necessitano di commenti ma meritano un minuto di meditazione. Viene da chiedersi COME è stato possibile trovarsi un ITALIA, in queste condizioni e soprattutto…dove andremo a finire?
Grafico nr 1: PIL reale G7 con PIL Italia
Grafico nr 2: PIL pro capite
Desolante, disarmante, triste…
Tutti, dai cosiddetti “picchi”, si sono sollevati. Noi siamo addirittura SOTTO a quei livelli. Siamo più deboli, più indebitati, più poveri.
Le colpe? Sono tante. Non voglio ripetermi e lascio spazio ai vostri sfoghi direttamente nei commenti, se lo vorrete.
Oggi è sabato e non voglio tormentarvi oltre. Spero che questo blog possa essere un valido compendio alla vostra settimana finanziaria e se avete critiche, idee, proposte, l’area commenti è a vs disposizione.
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Grazie a tutti. A presto.
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Questi sono queli dei quali ci siamo messi in mano, che danno dlezioni di moralità e che decido istituzioni e politica economica che dovremmo fare, anche chi dovremmo eleggere come loro paraventi.
http://www.zerohedge.com/news/2014-07-25/settlements-and-fines-tbtf-institutions-crisis
idleproc@finanza:
Mi dispiace DT ma questo è il risultato della demolizione delle filiere produttive e distributive nazionali che è stata voluta e concordata, forse pensavano che dovessimo campare tutti solo di turismo, finanza, rimarchiatura di prodotti di altri, manco l’agricoltura hanno protetto.
Tappeto rosso da parte degli altri e tante belle poltrone ben remunerate oltre ad altro.
La nostra era una economia mista, era essenziale l’investimento e la produzione nel pubblico per creare le codizioni di filierera e di efficienza sistemica al privato, solo che bisognava mandare a casa la delinquenza politico-lobbystica e finanziaria che si è svenduta la baracca e che tuttora gestisce il gioco.
Stiamo vivendo alla giornata sul capitale (enorme) prodotto dai nostri padri e nonni e quello che ci servirebbe per ristrutturare e ripartire lo buttiamo nel buco nero della finanza euroglobale.
Non se ne esce senza tagliare il nodo gordiano che è in primo luogo politico, strategico e poi economico-finanziario. Invece di convocare una Costituente si stanno facendo le “riforme” su misura per automantenersi come casta che può sopravvivere solo legata ai loro padroni che sapiamo benissimo tutti chi sono.
Il futuro sarà delle economie miste semi pianificate, decentrate e con nuove modalità dirette di controllo del pubblico che avrà una valenza essenziale per i progetticollettivi strategici comuni.
Il privato sarà essenziale perchè è sulla proprietà privata dei singoli che si costruiscono e mantengono le libertà individuali. La dialettica competitiva e di gestione sociale privato-pubblico dovrà essere considerata la norma.
Questi delinquenti hanno ceduto per quatto soldi il pubblico produttivo e strategico a finanza e corporation globali.
🙁
Mestamente…ti dò ragione…
Con punti di vista alle volte diversi (per fortuna) stiamo tutti eticamente dalla stesa parte in questo blog ed è stato chi lo ha creato che ne ha dato l’impronta d’informazione critica al main stream.
Un contributo molto importante del quale individualmente ti ringrazio.
NO COMMENT http://vincitorievinti.finanza.com/2014/07/28/litalia-che-affonda/ L’Italia che affonda (come giusto che sia) funziona più o meno così.
Poniamo il caso che hai una piccola azienda che va bene, produce fatturati e utili. L’azienda è affidata con il sistema bancario perché il business è buono e tu hai ipotecato la tua casa per garantire le line di credito necessarie alla tua impresa per poter lavorare.
Sei stato anche sempre diligente e preciso con il pagamento dei fornitori, delle tasse e dei contributi dei tuoi dipendenti. Insomma, tutto in regola. Ad un certo punto della storia arriva la crisi e la tua azienda va in difficoltà. Ma siccome tu sei stato diligente, magari hai messo via qualche risparmio. Quindi, sostieni l’azienda (come giusto che sia) anche perché pensi che la crisi sia passeggera e quindi destinata a risolversi in breve tempo.
C’è un problema, però. Ossia che la crisi, anziché durare solo qualche trimestre, si protrae per diversi anni, peraltro aggravandosi. Ma tu non molli, perché ne fai una questione di orgoglio e di buon nome. Magari quel buon nome di tuo nonno o di tuo padre che, con tanto sacrificio, avevano creato quell’azienda pensando che un giorno saresti stato tu a gestirla e ad esserne il timoniere.
Proprio per questo, in questi anni di crisi, ti dissangui e finanzi l’impresa prosciugando tutti i tuoi risparmi. Ma non basta. I tuoi clienti ritardano sempre più i pagamenti. Alcuni di loro falliscono e i tuoi crediti diventano carta straccia. Sono crediti che tu avevi anticipato nel tue linee di credito bancario. Quindi, onde evitare la segnalazione alla centrale rischi bancari, devi coprirli.
Chiedi altri affidamenti, in altre banche. Ma anche loro navigano in cattive acque e poi, quando vedono che il tuo business non è più profittevole come negli anni addietro, non se la sentano di accollarsi i crediti di altre banche, che sarebbero i tuoi debiti. Quindi, legittimamente, si rifiutano di finanziarti.
Per sistemare i buchi che si stanno aprendo, avendo esaurito i risparmi, non hai altra via d’uscita che finanziarti non pagando le tasse. Quindi non versi l’IVA, l’irpef dei tuoi dipendenti e neanche i contributi.
Cerchi di tappare i buchi come puoi. Ma la crisi si aggrava e i buchi diventano voragini. La tua banca storica con la quale sei affidato e hai linee di credito, si fa sempre più insofferente nei confronti della tua posizione. Si sentono a rischio e chiedono anche le firme di garanzia di tua moglie o dei tuoi famigliari. Le concedono, accompagnate anche dalla garanzia di un confidi al quale tu, pur non potendotelo permettere, paghi laute commissioni.
I debiti tributari aumentano. Ti arrivano pacchi di avvisi bonari da parte degli enti impositori. Li rateizzi, con annesse sanzioni e interessi. Ma non riesci a pagarli e quindi decadi dai benefici. Lo Stato ha i conti allo sfascio e deve incassare. Quindi manda la cavalleria a riscuotere la pretesa tributaria.
Arriva Equitalia con aggi, interessi e con il 30% di sanzioni. Ormai sei con l’acqua alla gola e decidi che se non vuoi mandare a casa i tuoi dipendenti e vuoi continuare la tua impresa pagando i fornitori, te ne freghi di Equitalia. Ma questi, dopo pochi mesi, aggrediscono il tuo capannone e ti iscrivono ipoteca. La banca si accorge dell’ipoteca iscritta da parte di Equitalia e capiscono che sei più spacciato rispetto a quanto emerge dai tuoi bilanci. Ti chiedono il rientro dei fidi. Ormai sei fallito e la tua azienda è andata a puttane.
Non hai più lavoro, i fornitori non ti consegnano più le merci e tu non puoi fare nulla di più che annegare nella tua tua disperazione in un mare di melma chiamato ItaGlia. Hai terminato le tue riserve, la tua famiglia scricchiola e anziché avere sussidi di disoccupazione, ti arrivano le cartelle di Equitalia. Fine della storia. E non è un happy end.
Ps: questa è una storia comune a milioni di imprese e famiglie presenti in Italia. Soggetti che non hanno alcun futuro e che questo Stato fa finta di non vedere condannandoli a morte certa.
…è TUTTO MALEDETTAMENTE VERO.
…però la cazzata l’anno fatto i piccolo imprenditori, perché come dici tu:
“L’azienda è affidata con il sistema bancario perché il business è buono e tu hai ipotecato la tua casa per garantire le line di credito necessarie alla tua impresa per poter lavorare. ”
…puoi ipotecare il capannone, il negozio, per garantire il debito strutturare, ma non per garantire le linee di credito per necessarie all’impresa. Le banche, negli anni passati sono andate a “nozze” con questo sistema, e l’imprenditore, contento si lasciava ipotecare tutto… con i soldi in più.. si comprava anche la BIEMMEVU’ X6…..
Grazie. Sarei troppo bravo se il tutto l’avessi scritto io. Ciao.
Mi dispiace DT ma questo è il risultato della demolizione delle filiere produttive e distributive nazionali che è stata voluta e concordata, forse pensavano che dovessimo campare tutti solo di turismo, finanza, rimarchiatura di prodotti di altri, manco l’agricoltura hanno protetto.
Tappeto rosso da parte degli altri e tante belle poltrone ben remunerate oltre ad altro.
La nostra era una economia mista, era essenziale l’investimento e la produzione nel pubblico per creare le codizioni di filierera e di efficienza sistemica al privato, solo che bisognava mandare a casa la delinquenza politico-lobbystica e finanziaria che si è svenduta la baracca e che tuttora gestisce il gioco.
Stiamo vivendo alla giornata sul capitale (enorme) prodotto dai nostri padri e nonni e quello che ci servirebbe per ristrutturare e ripartire lo buttiamo nel buco nero della finanza euroglobale.
Non se ne esce senza tagliare il nodo gordiano che è in primo luogo politico, strategico e poi economico-finanziario. Invece di convocare una Costituente si stanno facendo le “riforme” su misura per automantenersi come casta che può sopravvivere solo legata ai loro padroni che sapiamo benissimo tutti chi sono.
Il futuro sarà delle economie miste semi pianificate, decentrate e con nuove modalità dirette di controllo del pubblico che avrà una valenza essenziale per i progetti collettivi strategici comuni.
Il privato sarà essenziale perchè è sulla proprietà privata dei singoli che si costruiscono e mantengono le libertà individuali. La dialettica competitiva e di gestione sociale privato-pubblico dovrà essere considerata la norma.
Questi delinquenti hanno ceduto per quatto soldi il pubblico produttivo e strategico a finanza e corporation globali.