I segnali della nostra crisi
Come ben sapete, la situazione non è delle più floride. Negli USA aleggia lo spettro della recessione (se va bene…) e della stagflazione (se proprio dobbiamo farci del male fisico…), mentre nel resto del mondo tira forte l’aria di un rallentamento. A questo andiamo ad aggiungere un’inflazione che, complici le materie prime salite alle stelle, in primis il petrolio, continua a salire ed inizia a preoccupare anche quei paesi che crescono in modo violento e virtuoso (come per esempio la Cina) che sono costretti ad alzare i tassi. I segnali di una crisi, già presente e certamente non ancora finita, sono più che evidenti. Il prezzo delle case scenderà ancora, le svalutazioni delle banche non si fermeranno di certo e con questi presupposti non è facile vedere raggi di luce.
A dire il vero, un raggio di luce c’è. Ed è dato dalle iniezioni di liquidità, non tanto delle Banche centrali (che comunque devono essere viste in chiave positiva come una sorta di “pronto soccorso” alle esigenze di liquidità nel breve termine per il sistema) ma del denaro derivante da fondi asiatici e arabi (e proprio ieri Merrill Lynch ha annunciato che molto probabilmente arriverà, in suo soccorso, in fondo di Singapore).
A parte questi discorsi, che interessano soprattutto gli USA, non possiamo non buttare anche lo sguardo al nostro “giardino”, ovvero al nostro Bel Paese.
Assogestioni e BNL-Einaudi fotografano la situazione
Sono di oggi i dati delle indagini portate avanti da due società.
La prima è un’indagine portata avanti da Bnl-Einaudi. Questo studio ha confermato una cosa che davo per ovvia: il tasso di risparmio degli italiani sta diminuendo e il popolo del Bel Paese accantona sempre di meno preferendo soprattutto l’immobiliare. Migliora anche l’appeal dei bonds (visto gli aumenti dei tassi), stabili i fondi mentre in discesa le azioni, a causa dell’andamento volatile.
Fin qui nulla di nuovo. Ma è Assogestioni che fornisce un dato che, secondo me, è altrettanto ovvio ma è molto importante. La popolazione che risparmia ed investe, ha una età media sempre più alta.
Io rielaborerei il tutto con altri termini. Le nuove generazioni non risparmiano. Il motivo? Semplice, perché njon se lo possono permettere.
Sempre peggio…
Ma come si può pensare che oggi, un dipendente che porta a casa circa 1.000 € al mese, con spese ed affitto da pagare, possa mettersi da parte qualcosa? Ma come riuscirà a comprarsi una macchina o ancor peggio una casa?
Il valore degli stipendi, rispetto al prezzo dei beni, non è più allineato. I “nostri padri” hanno potuto permettersi l’acquisto di beni, accantonando pian pianino qualcosa. E nel giro di una ventina di anni, si sono comprati l’auto nuova, la casa e magari anche l’alloggetto al mare. Oggi non è più così. Anche nel nostro paese il divario tra i super ricchi e chi tira a campare, è sempre più ampio. E sono soprattutto quelli che hanno avuto la possibilità di accumularsi qualcosa in passato ad avere oggi una capacità di risparmio adeguata. Oppure chi ha la possibilità di continuare un’avviata azienda di famiglia.
Questi sono i veri segnali di una crisi che non è solo più economica, ma sta diventando anche sociale.