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RENDIMENTI in salita. Il bond meglio dell’equity? Può esserci anche di meglio
- Se sei un investitore con un orizzonte di lungo periodo, la domanda “meglio le azioni o i titoli di Stato?” potrebbe quasi strappare un sorriso.
- Se sei un consulente, la stessa domanda ti sarà stata fatta 1000 volte.
È un po’ come chiedere se preferisci un caffè espresso o una spremuta d’arancia: dipende da cosa cerchi, ma la storia ci racconta che uno dei due ha decisamente più carattere. Parliamo di dati, non di opinioni, e il verdetto è piuttosto chiaro: dal 1950 a oggi, il mercato azionario ha messo all’angolo quello obbligazionario con una costanza che farebbe invidia a un maratoneta olimpico.
In questa slide ragioniamo più nel breve termine ma credo che sia già nel suo piccolo abbastanza emblematica.
Immaginiamo quindi (come qui sopra) di calcolare tutto in termini di total return – sì, perché cedole e dividendi non sono dettagli trascurabili – e poi di aggiustare il risultato per il rischio, con quel famoso Sharpe ratio che separa i campioni dai dilettanti.
Le azioni vincono, quasi sempre. Non solo consegnano rendimenti più alti, ma lo fanno con una variabilità che, se ben gestita, diventa un alleato e non un nemico.
I titoli di Stato, invece, hanno avuto il loro momento di gloria – un “quarto d’ora warholiano” durato giusto un decennio, tra la fine degli anni Novanta e i primi Duemila – quando la disinflazione, la globalizzazione e le banche centrali in modalità “stampanti impazzite” hanno fatto scendere i rendimenti dei bond a livelli da cartolina. Bei tempi, ma finiti.
Oggi, 21 febbraio 2025, il panorama è cambiato. Basta dare un’occhiata alle notizie fresche di giornata per rendersene conto. Secondo un’analisi pubblicata poche ore fa su Il Sole 24 Ore, i mercati azionari globali stanno iniziando l’anno con un’energia che ignora incertezze politiche e volatilità macroeconomiche.
Il FTSEMib, per esempio, cavalca un’onda positiva, anche se con qualche correzione recente. Intanto, i titoli di Stato arrancano: i rendimenti dei BTP decennali oscillano, ma non abbastanza da far gridare al miracolo, e l’ombra di una politica monetaria meno accomodante si allunga sull’Europa. Non proprio un quadro da standing ovation per i bond.
La Storia Non Mente (Ma Qualche Investitore Sì)
Torniamo ai numeri, che sono meno inclini a raccontare frottole rispetto a certi guru della finanza. Se prendi un orizzonte lungo – diciamo dal dopoguerra a oggi – scopri che i titoli di Stato, pur con le loro cedole, hanno spesso deluso. Negli anni Sessanta e Settanta, per dirne una, l’inflazione li ha masticati e sputati come un chewing gum senza sapore.
E non è un caso isolato: la performance decennale negativa che abbiamo visto di recente non è un’anomalia, ma un ritorno alla normalità per chi conosce la storia. Eppure, quanti investitori lo sanno davvero? Pochi, troppo pochi. Molti si lasciano ancora sedurre dal mito del “sicuro al 100%”, dimenticando che la sicurezza ha un prezzo, spesso salato.
Le azioni, invece, sono un’altra bestia. Certo, oscillano come un pendolo impazzito nei momenti di crisi – qualcuno ricorda il 2020? – ma nel lungo termine ripagano chi ha la pazienza di non strapparsi i capelli al primo ribasso.
La finanza comportamentale, che studio con passione da anni, ci insegna proprio questo: siamo programmati per reagire male alla volatilità, per vendere nel panico e comprare sull’euforia. Risultato? Perdiamo il treno dei rendimenti azionari e ci consoliamo con un bond che, sì, ci fa dormire sonni tranquilli, ma a volte ci lascia più poveri di prima.
Occhio ai Private Markets: private equity e private debt
Guardate ora questa interessante slide “tombale” che mette a nudo la cruda realtà. Dove trovare valore nei prossimi anni? Azionario? Si certo ma attenzione che c’è un’area che sarà ancora più promettente. E qui ci vorrà un “salto in avanti” ulteriore a livello di mentalità. Parliamo di Private Markets. Ma di questo ho già parlato copiosamente QUI (andatelo a rileggere, ne vale la pena).
Il 2025: Un Gioco Intermarket da Decifrare
E ora? Siamo nel 2025, e il mondo non è più quello di vent’anni fa. I tassi di interesse, per esempio, sono un termometro cruciale. Le ultime mosse della BCE, commentate oggi da Milano Finanza, suggeriscono una cautela che potrebbe tenere i rendimenti dei titoli di Stato sotto pressione, mentre le azioni europee, spinte da un euro debole e da un’energia costosa, potrebbero trovare ossigeno. Dall’altra parte dell’Atlantico, la Fed sembra giocare a “vediamo come va”, un approccio che lascia spazio a sorprese, positive o negative che siano.
Poi c’è la macroeconomia, che non dorme mai. La Cina sta pompando stimoli, le big tech investono nell’IA come se non ci fosse un domani malgrado DeepSeek e tutto questo potrebbe dare una sferzata ai settori growth. Ma attenzione: come ricorda un esperto di Candriam intervistato ieri, i tagli dei tassi restano una spada di Damocle per chi vive di obbligazioni. Ma spesso a queste persone manca proprio la consapevolezza di come stanno le cose.
STAY TUNED!