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Settimana rosso sangue sui mercati. Scende la fiducia e torna la paura

Scritto il alle 09:49 da Danilo DT

Una settimana rosso sangue. Come detto sul blog e nel video TRENDS, la tendenza ha subito delle “novità” che per forza di cose influenzeranno anche il futuro. Nel frattempo, a fare paio con i mercati negativi, si sono messi ovviamente tutti i vari spread contro Bund, BTP compreso.

Il problema ovviamente oggi è su tutti la Spagna. Ma non c’è solo lei. L’Italia oggi è in una fase transitoria, il mercato ancora è inebriato dalle capacità di Monti, il quale sta dimostrando come la fiducia sia importante anche nella politica internazionale. Peccato che noi ci siamo accorti che ad una politica di taglio costi e aumento imposte (che poteva anche essere necessario) NON sono stati aggiunti dei validi progetti per lo sviluppo, la crescita economica, la competitività del Sistema Economico Italia.Come detto noi ce ne siamo accorti. Dall’estero ancora no e quando se ne accorgeranno saremo punto e a capo, con la volatilità che ci riprenderà di mira.

La magia del Programma triennalo LTRO, giunto alla seconda puntata, è durata meno del previsto. Appena 15 giorni, il tempo necessario per far si che Bradley, con il suo siderografo, potesse dire “ehi ragazzi, ora si inizia a scendere!” Vabbè, è un terreno un po’ delicato che sfiora l’esoterismo. Però ci ha (nuovamente) azzeccato, lui e le sue stelle. Ma non è certo ad un giro di pianeti che affidiamo il nostro futuro. E chi conosce Compass&More sa di cosa parlo. Anzi…guardate voi stessi le PERFOMANCE per rendervene conto. Qui non si fa solo filosofia, si fanno anche fatti. E molto concreti.  😉

In merito invece al debito sovrano, oggi il sistema si trova un po’ spaesato. Ha capito che l’LTRO potrebbe non essere sufficiente in due puntate, e forse ce ne vorrà una terza. Intanto si cerca di rattoppare con il Fondo Salva Stati, ma mancano tutti quegli elementi che possono trasformarlo in una vera scialuppa di salvataggio. A parte la capienza, che come sappiamo è INSUFFICIENTE manca soprattutto in altro elemento: la CREDIBILITA’.

E poi non resta che l’SMP, il sistema di mamma BCE di acquisto sui titoli direttamente dal mercato. Ma in questi giorni si è tornato a capire che la potenza delle banche centrali è sempre enorme. Ma conta come sempre ancora di più un altro elemento: la FIDUCIA, che se viene a mancare fa saltare tutto il giochino. Bene, la fiducia si sta esaurendo.

E poi se parliamo di Italia, non solo la fiducia è ormai andata a farsi benedire (quella degli Italiani), ma anche la pazienza ormai ha raggiunto il suo limite. Avete visto gli articoli di questi ultimi giorni sul nostro Bel Paese. Invito tutti sempre a condividerli mettendo la blogosfera a conoscenza di cosa sta accadendo realmente.

Vi propongo, prima dei link che dovete assolutamente visualizzare (se non lo avete già fatto) un articolo del duo Alesina/Giavazzi. Semplice e concreto.

Il quarto trimestre del 2011 è stato molto negativo per l’economia italiana: il reddito si è contratto dello 0,7% rispetto al trimestre precedente. In un anno la spesa delle famiglie è scesa di oltre un punto, gli investimenti delle aziende di oltre 3. È assai probabile che il primo trimestre del 2012 sia andato ancor peggio. Lo sapremo fra circa un mese, ma non è il caso di farsi illusioni. E bisogna agire d’anticipo anche perché, dopo qualche mese di calma, il costo del debito ha ricominciato a salire: dal 4,8 di un mese fa al 5,6 di ieri per i Btp decennali.

Se la crescita continuasse a essere in rosso è quasi certo che mancheremo l’obiettivo di ridurre il rapporto tra deficit e Prodotto interno lordo (Pil), dato che il denominatore, il Pil appunto, scenderà. Come è successo con la Spagna, l’Unione Europea ci chiederà di fare qualcosa per riavvicinarci agli obiettivi di bilancio per il 2012 e 2013.

A quel punto, come reagirà il governo Monti? La risposta più semplice è anche quella sbagliata: non far nulla. Dal primo ottobre aumenteranno le due aliquote principali dell’Iva, rispettivamente dal 10 al 12 per cento e dal 21 al 23. Gli aumenti avverranno in modo automatico, per effetto di un provvedimento varato a suo tempo dal ministro Tremonti, che questo governo non ha cancellato.

Questa soluzione colpirebbe ulteriormente famiglie e imprese che già soffrono, non solo per il peso fiscale, ma anche per l’incertezza sul futuro delle aliquote. Quanto dovremo pagare per l’Imu? Ancora non si sa, e anche questo non aiuta a pianificare consumi e investimenti, sia italiani sia esteri.

Un’alternativa sarebbe stata dare un impulso alla crescita, cosa non facile, ce ne rendiamo conto, ma che purtroppo non è accaduta. La riforma del mercato del lavoro, così come concepita originariamente, andava nella direzione giusta. Ma ha perso efficacia prima ancora di approdare in Parlamento (ad esempio, non si applica ai lavoratori pubblici) e probabilmente ne uscirà (se uscirà) ulteriormente annacquata, come è accaduto ai provvedimenti sulle liberalizzazioni. Immaginatevi cosa sceglierà di fare un imprenditore estero che stesse valutando l’apertura di un’azienda in Italia sapendo che potrebbe essere non lui, ma un giudice a decidere in che modo gestire i suoi dipendenti.

L’unica carta che rimane da giocare è quella della « spending review », l’analisi, una per una, delle spese delle amministrazioni pubbliche per decidere dove si può tagliare. È un lavoro che il governo Monti ha giustamente iniziato dal primo giorno, ma del quale non si vede ancora il risultato. Non c’è dubbio che la spending review sia un’idea migliore dei tagli lineari tentati dall’ex ministro Tremonti. Tagli uguali per tutti evitano di dover concertare con questo o quel ministro, con questa o quella categoria, con questa o quella lobby. Ma è un modo inefficiente e ottuso di ridurre la spesa, perché non distingue fra uscite inutili e spese necessarie.

Il rischio, però, è che la spending review , addentrandosi nei meandri del bilancio, finisca per concludere che ogni spesa è necessaria perché c’è una lobby che la difende, come ad esempio i circa 30 miliardi di euro che ogni anno lo Stato paga a imprese pubbliche e private per i motivi più svariati. Se l’alternativa è non far nulla, meglio allora tagli lineari.

Il tempo stringe. L’essenziale è che nelle prossime (poche) settimane il governo spieghi che cosa e come intende ridurre il peso dello Stato sull’economia. Non ci sono scappatoie. Pensare che sia con la spesa pubblica (come suggeriva ieri il Financial Times ) che si riprende a crescere è un errore grave. Il governo deve fare l’esatto contrario. Dare a consumatori e imprenditori un messaggio chiaro: le tasse non aumenteranno perché le spese scendono. Senza queste certezze, consumi e investimenti continueranno a rallentare. E il mondo a guardarci con rinnovata preoccupazione.

Alberto Alesina e Francesco Giavazzi
 

 

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DT

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9 commenti Commenta
vale77
Scritto il 15 Aprile 2012 at 10:07

ciao DT, buona domenica a tutti.
che ne pensi di questi 2 articoli, sempre esoterismo? 🙂

http://terrarealtime.blogspot.it/2012/04/litalia-sta-vendendo-le-riserve-di-oro.html

http://terrarealtime.blogspot.it/2012/04/una-potente-banca-italiana-prospetta.html

Scritto il 15 Aprile 2012 at 11:25

Ciao! Diciamo che bisogna prendere le notizie con le molle, in particolar modo la prima. Potrebbe essere una bella bufala. Sulla seconda…si vedrà!

vale77
Scritto il 15 Aprile 2012 at 12:29

infatti un commento dice: “La riduzione di valore delle riserve auree è dovuta alla svalutazione dell’oro. Se fa un veloce calcolo vedrà che i numeri corrispondono.”

maurobs
Scritto il 15 Aprile 2012 at 17:50

Dream so che state lavorando molto, ma si potrebbe avere, se non porta via troppo tempo una panoramica dei mercati e banche italiane con le tue mitiche DMA(so che a volte posti grafici giornalieri con le medesime e a volte settimanali)?cosi per avre un riferimento di medio/breve e di lungo….ovviamente semmpre che non sia troppo pesante da fare.grazie buona fine domenica….

perplessa
Scritto il 15 Aprile 2012 at 21:31

in merito al lavoro pubblico questo è il documento emerso dall’incontro con le parti sociali
http://www.quotidianosanita.it/allegati/allegato4612468.pdf

perplessa
Scritto il 15 Aprile 2012 at 21:55

perplessa@finanza,

da una prima scorsa quello che spetterebbe ai lavoratori pubblici in mobilità,è molto peggio di quello che spetta ai lavoratori privati:art 33-eccedenze di personale e mobilità collettiva, comma 8 :
Dalla data di collocamento in disponibilità restano sospese tutte le obbligazioni inerenti al rapporto di lavoro e il lavoratore ha diritto ad un’indennità pari all’80 per cento dello stipendio e dell’indennità integrativa speciale, con esclusione di qualsiasi altro emolumento retributivo comunque denominato
Faccio presente che gli emolumenti accessori ormai nella p.a. rappresentano una parte considerevole della retribuzione, strategia attuata per diminuire la quota A agli effetti pensionistici in regime retributivo, per cui ai dipendenti pubblici in mobilità per eccedenze di personale toccherebbe una cifra assai inferiore all’80%,circa la metà della remunerazione in godimento, dipende dall’amministrazione. la norma previgiente emanata dal governo Berlusconi prevedeva la cassa integrazione all’80%

maurobs
Scritto il 16 Aprile 2012 at 18:19

Dream idea….. 💡 💡 in merito alla mia richiesta di una panoiramica con dma potresti affiancare i grafici a quelli di Grem…cosi avremmo sia una versione ciclica(grem) sia classica(DT)…..
ovviamente se non troppo impegnativo…… 😆

maurobs
Scritto il 16 Aprile 2012 at 18:20

scusa mi è restato un pezzo nella tastiera…..da inserire in Monitor…

perplessa
Scritto il 16 Aprile 2012 at 21:06

il problema non è se l’art 18 si applica si o no ai dipendenti pubblici, perchè delle leggi per regolamentare le eccedenze già ci sono, il problema è l’organizzazione clientelare di questo paese, e non so se si risolve con delle norme , essendo profondamente radicata nel tessuto sociale. Oggi un collega mi ha segnalato il caso eclatante delle guardie forestali calabresi, ho fatto una breve ricerca su internet, uno degli articoli che ho trovato in merito, dell’anno scorso è questo, ma ce ne sono anche sulla Sicilia, ho visto.
http://liberlex.altervista.org/blog/2011/07/operai-forestali-calabresi-quanti-sono-cosa-fanno-quanto-costano/

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