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L’Economia REALE in Italia sta morendo
Guest Post: le fabbriche italiane vanno all’estero. La ricetta per riacquistare competitività
Nei giorni scorsi mi è caduto l’occhio su un trafiletto fra le pagine economiche di un importante giornale in cui si riportava una notizia che non fa più notizia, tanto da essere pubblicata, appunto, in un trafiletto.
Si riferiva alla decisione presa di chiudere l’impianto della INDESIT di None (TO).
Riporto testualmente:
INDESIT HA INTENZIONE di ACCORPARE LA PRODUZIONE di LAVASTOVIGLIE e DELOCALIZZA in POLONIA. PER FARLO CHIUDERA’ lo STABILIMENTO di NONE (TO), CON 380 ADDETTI, PERCHE’ AVREBBE UNA“PROFITTABILITA’ NEGATIVA e in CONTINUO PEGGIORAMENTO”
Questo non è ormai certamente un fatto eccezionale, anzi. Trattasi di uno dei tanti casi, più o meno rilevanti, di chiusura di aziende o stabilimenti industriali del settore manifatturiere che vengono quotidianamente segnalati nel nostro sciagurato paese.
Eppure INDESIT è un gruppo sano e ben posizionato nei mercati. I suoi prodotti riscuotono un meritato successo però il produrre in Italia avrebbe, anzi è meglio dire ha, una profittabilità negativa e per di più in peggioramento. Insomma in poche parole si dice che produrre in Italia non è più possibile, perché si perdono soldi a farlo.
Insomma ancora, L’ITALIA non è più un paese in grado di competere con gli altri in quasi tutti i settori produttivi, per cui da questo paese si deve andare via, se non si vuole morire per fallimento.
Di questa realtà ormai più che conclamata non se ne parla più di tanto o perlomeno non in modo esplicito. Ci si ostina a non voler vedere la realtà e si tentano tutte le strade più improbabili per salvare il paese, fuori che quelle che ci potrebbero dare qualche speranza. Il governo si sta strenuamente impegnando a “salvare” l’Italia a suon di tasse, tributi e tagli vari a quelli che lavorano o hanno lavorato sul serio, si sta prodigando per trovare vie più dignitose per i nuovi (giovani) che vorrebbero entrare nel mondo del lavoro che non c’è più, si sta affannando a cercare clienti stranieri molto pericolosi (CINA) per piazzare un po’ di titoli di stato o addirittura per vendere quei pochi tesoretti che ancora abbiamo.
Azioni che finora hanno trovato il sostegno di gran parte dei principali media in Italia e soprattutto all’estero dove il nostro Monti ha rischiato di essere proclamato santo prima che il suo governo potesse fare il miracolo, che non ci sarà, cioè di salvare l’Italia e il mondo.
Già, sarebbe stato troppo impegnativo attribuirgli da subito una tale glorificazione, come alcuni anni fa si è fatto assegnando a Mr. Obama il nobel per la pace o eleggendo Mr Ben Bernanke uomo dell’anno. Nel frattempo i nostri esponenti politici continuano a cimentarsi in arditi talk show, dove si discute a non finire sulla spartizione più o meno equa di una torta che si fa sempre più piccola e inadeguata a soddisfare i commensali ordinari, ovvero quelli che da sempre sono ben presenti a questo rituale e quelli che, loro malgrado, si sono da poco aggiunti, causa la chiusura delle imprese e che chiedono di avere anch’essi una modesta fettina.
Insomma si tenta di girare attorno al problema ma non di affrontarlo sul serio.
Il vero grande problema che ha l’Italia è quello per cui l’INDESIT chiude lo stabilimento di None e de localizza in paesi dove produrre comporta anche un’adeguato PROFITTO.
Se nelle teste di chi ci governa questa verità non è ben chiara o, se anche lo fosse, poi si pensa di affrontare il problema con provvedimenti che potrebbero avere effetti solo nel medio lungo termine, allora siamo proprio fritti.
Mi sa tanto che è proprio così.
Chi ha modo di partecipare a fiere internazionali puo’ constatare che il ruolo dell’Italia è sempre più marginale. E’ veramente desolante farsi giorni di fiera nel proprio stand nella vana attesa di qualche visitatore estero, potenziale cliente. Chi ha occasione di relazionare con imprenditori stranieri ha spesso modo di sentirsi mortificato da coloro che, a ragione, giudicano l’Italia un paese ormai in declino, senza futuro, che sta diventando preda di coloro che ci vengono per fare shopping a buon mercato di aziende con un know-how ancora valido, un tempo gioielli di efficienza, produttività e redditività.
Per chi non lo sapesse, proprio questa è l’idea dell’Italia che si sta facendo largo nel mondo. Altro che attrarre investimenti stranieri per fare chissà cosa. Con l’attuale situazione nessuno è così fesso da venire da noi a correre il rischio imprenditoriale insito in ogni investimento. Al massimo, come detto, si viene a comprare per pochi spiccioli aziende per il loro know-how, da esportare o de localizzare poi, oppure ad acquisire società che operano in regime di monopolio o che hanno costituito una solida struttura internazionalizzata.
Insomma l’Italia per varie ragioni, per atti scellerati compiuti ed errori irrimediabili ha perso la sua competitività in buona parte dei settori industriali. Per ricostituirla in breve si dovrebbe da subito agire in due direzioni:
1- Quella del deciso taglio dei costi dell’apparato statale, agendo selettivamente sull’ammontare delle pensioni, riducendo severamente l’apparato amministrativo pubblico in numero di addetti e relativi compensi, riducendo drasticamente ogni sorta di ente statale o parastatale che costituisce la giungla di competenze frazionate che creano lavoro inutile da sé e per sé con poca o nessuna utilità per la comunità. (Il discorso dell’aumento dell’efficienza della pubblica amministrazione dovrebbe venire in contemporanea e per forza, pena la perdita del posto di lavoro perchè nella pubblica amministrazione si dovrebbe prevedere la completa eliminazione dell’art. 18).
2- Quella della riduzione delle imposte e contributi che gravano sulle aziende produttive e sul costo del lavoro di queste.
Con queste azioni il fabbisogno di cassa dello stato veramente calerebbe e lo stato potrebbe rimborsare i suoi titoli alle scadenza e sostituendoli con nuovi a tassi molto più ridotti. Azioni che però nel contesto italiano hanno una probabilità di essere attuate pari a quella di poter camminare sul soffitto di una stanza in modo naturale senza cadere.
L’alternativa vera e più praticabile è la disgregazione dell’EURO che, è il caso di dircelo chiaro, è stato un errore colossale, rimediabile però. Ogni paese tornerebbe a una propria moneta sovrana, con nuovi equilibri che si instaurerebbero e, a seconda delle capacità, ogni paese potrebbe far ripartire la propria economia reale tirandosi poi dietro tutto il resto. Il governo invece pensa di poter fare il contrario, di preservare tutto il resto sperando che, nel frattempo, l’economia reale in qualche modo sopravviva. Invece nel frattempo la tragedia continuerà e inesorabilmente arriveremo alla sparizione del nostro sistema produttivo per chiusura o delocalizzazione di imprese.
Insomma per poter mantenere i privilegi assurdi che ci sono in Italia, per garantire ancora le
rendite parassitarie, i diritti acquisiti in forza di leggi folli e il potere delle varie caste, si sta
distruggendo, mandandolo alla rovina nel vero senso della parola, il sistema manifatturiero
industriale italiano, un tempo invidiato da tutti.
Pessimismo?
No, questa è la realtà che stiamo vivendo, purtroppo. Tutto ciò per me è criminale.
Gaolin
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Conterà poco ma dalle multinazionali giapponesi arrivano notizie di tagli al personale e perdite miliardarie in dollari, e sono avanti tecnologicamente e delocalizzate. Voglio fare una provocazione: una volta disgregato l’euro siamo certi che i confini italiani restino uguali,perchè io qualche dubbio ce l’ho.
Caro Gaolin, i miei più vivi complimenti per questo tuo scritto che mi pare di un realismo “micidiale”! Il tuo senso di consapevolezza emerge davvero in modo esemplare e mi chiedo soltanto come si possa comunicare erga omnes con dovuta efficacia.
I nostri politicanti e detentori del mandato di politica economica mi sembrano lontano anni luce, immersi come sono a difendere strenuamente una governance ingorda solo del denaro pubblico!
Una vera, immensa bolla politica dove una classe di dirigenti, a loro insaputa, trascinano il paese in un pauroso gorgo senza fondo.
Speriamo solo di sbagliare giudizio!
notizia non recente ma non sono certo se è stata data qui da noi:
(ANSA) – ROMA, 6 APR – Scendono le riserve ufficiali di Bankitalia, con un calo di oltre 5,5 miliardi fra i 140,722 miliardi di fine febbraio e i 135,179 miliardi di fine marzo. A scendere, in particolare, sono le riserve in oro, diminuite in valore di 5,669 miliardi a 98,123 miliardi al 31 marzo 2012.
Perchè sono di diminuite le riserve? NON SI SA
– ipotesi A: l’oro è da mesi in downtrend quindi la valorizzazione tiene conto del prezzo attuale
– ipotesi B: l’oro è stato venduto o ceduto a garanzia del fondo salvastati o altra mega istituzione similare
bankitalia era pubblica e poi è diventata privata, i proprietari che detengono le quote maggiori sono bankintesa, unicredit, inps e generali, c’è dentro anche una banca di san marino
a chi appartiene l’oro che era di provenienza pubblica? bankitalia agisce nell’interesse di chi? a chi rende conto del suo operato? se dice che agisce per il bene della nazione, noi elettori (potenziali) che sistemi abbiamo per verificare che i comunicati ufficiali corrispondono a verità?
Gaolin, come ben sai dai miei post. sono perfettamente d’accordo.
Colgo l’occasione per sottolineare il fatto che un gruppo sano come la Indesit, voglia andarsene dall’Italia perché rimanendo qui perde soldi, dovrebbe far veramente riflettere: in questo Paese c’è qualcosa che non funziona!
Ma soprattutto il problema più grave… e che non è ancora emersa la consapevolezza della gravità della situazione!
Non so sei sia voluto (vuol dire che siamo ancora peggio messi di quello che oramai chi frequenta questo blog ha cognizione di causa)… oppure siamo veramente così inconsapevoli, cioè continuiamo a fare le cicale!
Gaolin,
meno male che ci sei tu e Lampo a tenere aggiornata la situazione…… io ormai mi sono stancato e demoralizzato ….siamo, probabilmente nelle mani dell’ultimo padrone !!!!!
Ma, per rincarare la dose, la Danieli sta trasferendosi in Serbia, pezzi di Finmeccanica stanno per essere ceduti ad aziende straniere….
Diamo almeno una notizia positiva (solo perché mi è passata tra le mani poco fa):
http://www.agi.it/economia/notizie/201204101506-eco-rt10130-ikea_petersson_ad_spostate_in_italia_produzioni_siti_asiatici
“Ikea celebra la ‘Settimana del Mobile’ a Milano confermando il trasferimento di alcune sue produzioni dall’Asia in Italia… Il gruppo Ikea ha spostato in Italia, in particolare in Piemonte, alcune produzioni precedentemente allocate in Asia.”
In particolare interessante la motivazione:
”
afferma Lars Petersson, ad di Ikea in Italia, “Recentemente abbiamo individuato nuovi partner italiani che hanno preso il posto di fornitori asiatici, grazie alla loro competenza, al loro impegno e alla capacita’ di produrre articoli caratterizzati da una qualita’ migliore e a prezzi piu’ bassi dei loro concorrenti asiatici…
”
Speriamo che la pensi ancora così fra qualche anno 😉
..è stata da parte di Idea una mossa furbissima per affrancarsi come produttore italiano, dopo tutti gli ostracismi che gli hanno fatto i produttori di mobili in Italia, in ogni luogo dove ha cercato di inserire un suo centro commerciale. Credo che nel complesso perderemo posti di lavoro anche da questa iniziativa.
In merito alla delocalizzazione di parte della produzione della Danieli, sezione prodotti siderurgici, dall’Italia in Serbia, il motivo è sempre lo stesso, quello della INDESIT.
In più in Serbia alla Danieli hanno fatto ponti d’oro, terreno a costo simbolico, contributi a fondo perduto sottoforma di premio per le future assunzioni di personale, totale detassazione degli utili, fino a un totale di non so precisamente quanto, rispetto agli investimenti effettuati e altre agevolazioni minori.
Il tutto finanziato da banche italiane e con il plauso dei politici locali italiani ma non solo, che ritengono che questa sia la via dell’internazionalizzazione delle imprese italiane.
Onestamente bisogna dire che la decisione della Danieli non fa una grinza, se così non facesse altri competitor, magari non italiani, ne prenderebbero il posto e sarebbe ancora peggio per l’azienda Italia.
Infatti questi processi ci sono e ci saranno ancora anche negli altri paesi dell UE.
Parlando in merito a questi con imprenditori stranieri di ogni nazione, anch’essi dicono che ciò che si sta facendo nell’occidente sviluppato è una follia che ci porterà solo alla miseria futura ma non c’è altro da fare. L’imprenditore non può stare a subire passivamente un processo che è stato voluto da altre menti, ben più perverse oppure incompetenti o ancora perfidamente serve degli interessi di pochi, a seconda dei casi.
L’imprenditore deve salvaguardare e/o salvare la propria azienda dalle insidie che arrivano o deve essere pronto a cogliere ogni opportunità, perchè se non lo fa lui lo fa un altro, prima o poi.
Qui è dove la politica gioca un ruolo decisivo. Se però è nelle mani di incompetenti o degli interessi delle oligarchie finanziarie c’è poco da fare per evitare il baratro verso cui si sta sprofondando.
Di quanto sta succedendo la gente comune tutto sommato se ne rende conto ma non capisce bene il fenomeno. Non lo capiscono perfino persone intelligenti ma che non hanno modo di toccare con mano cosa vuol dire operare nell’economia reale, fatto in sostanza di ricavi e costi e di equilibri e flussi finanziari.
Che dire Paolo 41.
Qui le cose si stanno mettendo molto male per l’Italia ma non solo.
E’ l’occidente nel suo complesso che sta perdendo il ruolo che aveva. Cioè quello di essere il fautore del progresso tecnologico, culturale e sociale del mondo.
La nostra finanza si illude ancora, almeno così mi pare, di poter gestirne le sorti ma anch’essa sta per fare il Big Bang che farà crollare e cambiare tutto.
E’ anche per questo motivo che sarebbe bene avere molto più a cuore le sorti della nostra economia reale, invece che lasciarla morire così come sta accadendo ora.
ma ti puoi immaginare se non sono d’accordissimo con te!!!
Avevo nutrito un minimo di speranza che il governo Monti, che viene da esperienze pregresse in campo europeo e chissà quante volte avrà fatto questi discorsi nell’ambito di una delle più prestigiose università italiane, sarebbe stato in grado di reagire e affrontare con decisione i nodi che attanagliano l’economia italiana. Mi ero illuso……, e la mia demoralizzazione viene proprio dal fatto che ora non abbiamo altre alternative e non c’è nessuno in Italia che abbia il coraggio di affrontare il problema, denunciare le nefandezze dell’euro e agire per farci uscire da questa situazione.
Se prima l’euro e i disequlibri commerciali in ambito europeo ci stavano soffocando, le manovre di austerity (i decreti sulle liberizzazioni e la riforma del lavoro sono solo esercizi perdi tempo o “giochini”, come li chiamo io) stanno dando il colpo di grazia all’economia, proprio perchè altri paesi, come la Serbia o la Macedonia o la Polonia e aggiungo pure la Svizzera e altri ancora, hanno le idee chiare su come rendere competitivo un investimento; e un imprenditore, se è degno di portare tale nome, ha il diritto e il dovere di mantenere competitiva la sua azienda.
Mi è passata anche la voglia di fare commenti sul blog, che, non so se hai osservato, sono sempre più sporadici e banali, …. non vedo vie di uscita!!!!!
Dici:
Mi è passata anche la voglia di fare commenti sul blog, che, non so se hai osservato, sono sempre più sporadici e banali, …. non vedo vie di uscita!!!!!
Io invece dico:
Paolo 41, i tuoi commenti da competente sono fondamentali in un blog come questo.
Lo scoraggiarsi è dei deboli e tu non sei di questa categoria. Sarebbe un guaio se anche quelli che hanno le idee chiare mollassero.
Guarda che qualcosa sta cambiando nel sentore della gente e bisogna aiutarla ad acquisire consapevolezza per via indiretta perchè I&M e molti altri blog, detti non allineati, sono letti anche da chi meno te lo aspetteresti.
Non mollare Paolo 41.
Mi è passata anche la voglia di fare commenti sul blog, che, non so se hai osservato, sono sempre più sporadici e banali, …. non vedo vie di uscita!!!!!
Condivido quanto espresso da Gaolin.
Aggiungo solo un altro motivo, secondo me molto importante (lascio giudicare a voi se ritenete altrettanto).
Arrendersi e non spiegare cosa sta succedendo in questo momento storico ed economico a:
– chi sta affrontando notevoli difficoltà economiche dovute a questa crisi (anche se sappiamo bene che le motivazioni vengono da molto più lontano);
– chi perde il proprio lavoro anche se l’azienda andava benissimo (come in questi casi);
– chi ha studiato una vita (o quasi) e anche se in possesso di più laurea non trova lavoro… perché non più giovanissimo o “troppo qualificato”;
– chi era abituato a mettere al primo posto della sua vita la dedizione al lavoro… e si accorge di essere stato “tradito” (molti dipendenti ma in particolare anche tanti piccoli imprenditori e/o artigiani, che ultimamente sono balzati sulle cronache dei giornali);
– chi, avendo una famiglia, si è pentito di avere ipotecato molti decenni del proprio futuro a causa dei debiti contratti in una fase espansiva dell’economia… e che adesso si trova con il cappio alla gola… che sente sempre più stretto;
– chi è andato in pensione dopo una vita di lavoro con la speranza di vivere una vita dignitosa… e in realtà si rende conto di perdere ogni anno sempre più potere di acquisto, diritti ed essere sempre meno ascoltato e sempre più un peso (andate a vedere sui mass-media greci un caso recente di un pensionato che ha fatto un gesto estremo in mezzo al pubblico…);
-ecc.
favorisce solo chi di quanto sta accadendo è responsabile più o meno consapevolmente, ed impedisce di gettare le basi per un nuovo rinascimento, con al centro i bisogni reali del singolo e della società in cui vive… non solo dei forti poteri economici (come oggi).
Coraggio e non mollare… mai.
Anche nel peggiore dei momenti… bisogna avere la voglia e speranza di trovare qualcosa di positivo che possa contribuire a mantenere un minimo di pace interiore.
Sono d’accordo… Anche se a volte anche il sottoscritto avrebbe avuto la voglia di “chiudere” avendo già detto “tutto”. Invece bisogna andare avanti. BISOGNA.
come sempre competenti tutti nei vostri commenti.
un’imperativo:non mollare.
Certo che quando leggi sul Corsera che difronte a giornate come ieri Monti dice che è colpa della marcegaglia e della spagna ti fa cadere le braccia……..avrebbe bisogno di un buon analista ….
forse che gli imprenditori dovrebbero gioire per quell’aborto di riforma del mercato del lavoro?che ovviamente non tocca il pubblico che continua cosi a drenare risorse(se non ricordo male la truppa costa circa 800 mld euro/anno).
se come dice Gaolin qualcosa nella gente sta cambiando(a me non sembra qui stanno ancora tutti con la testa nel sacco) è giusto aiutarla in tutti i modi affinchè faccia scelte più consapevoli per il futuro, anche se ad oggi non vedo leader carismatici e semplici in grado di creare consensi.La vecchia nomenklatura pare sempre più una cozza ben abbarbicata allo scoglio”politica”.
………..Coraggio e non mollare… mai.
Anche nel peggiore dei momenti… bisogna avere la voglia e speranza di trovare qualcosa di positivo che possa contribuire a mantenere un minimo di pace interiore.
Ottime parole Lampo, certo che per trovare un poca di speranza l’unico modo è che sia dentro noi stessi, davvero all’esterno ne è possibile riscontrare ben poca se non quella che può essere ispirata dalle persone più vicine. Mi sono sempre chiesto quale tipo di società compresa l’economia sia quella che può dare le maggiori speranze per la gran parte dei popoli della terra, l’unica risposta che trovo è che ognuno ha la propria speranza che tante volte cozza contro quella degli altri. Sai cosa sarebbe bello nonchè efficace anche attraverso questo blog, che tutti contribuissero a definire un tipo di società ideale ove anche praticamente sia descritto come potrebbe essere, coniugando magari il rispetto con il benessere del singolo e ponendo questo come obiettivo prioritario. Già facendo questo, qualcuno leggendo potrebbe osservare che ci sono persone disposte a collaborare anche solo per pensare ed auspicare una società migliore e forse ne sarebbe rincuorato.
Sono circa 8 mesi che ti/ vi seguo e davvero sembra che sia stato detto tutto e che le persone che scrivono commenti sono quasi sempre le stesse, e hai ragione che bisogna andare avanti anche se si ha l’impressione di essere ripetitivi. Tante volte le cose ce le dimentichiamo e sicuramente ogni giorno c’e qualcuno di nuovo che trae insegnamento dalla lettura dei post e dai commenti che molte volte contengono esperienze personali oltre a notizie finanziarie ed economiche. L’ignoranza che ci circonda ci sembra troppa, con pazienza e costanza chi la dura la vince e allora avanti.
L’Italia finirà ad essere un enorme museo a cielo aperto e gli Italiani ne saranno i custodi, i pizzaioli o quelli dello snack bar.
Sempre che, come spessissimo è accaduto nel passato, non intervengano fattori di portata storica come le sollevazioni popolari armate che abbattano questo Stato malnato, costruito su timori e paure post-fasciste invece che su di una vera rivoluzione culturale Repubblicana e democratica.
Insomma…guardiamoci attorno:
A) mentre in Francia ed in Inghilterra il passaggio da monarchia a repubblica (l’Inghilterra è una monarchia costituzionale, in pratica i nobili sono poco piu che delle figure del presepe) è stato traumatico, voluto, costruito col sangue, da noi non si sono mai fatti veramente i conti con il nobilume post 700esco, molle, viziato, inutile.
B) ne consegue che l’Italiano medio non ha mai realizzato appieno il suo status di CITTADINO MODERNO ma vive ancora immerso in una cultura barocca, direi quasi in una recita Goldoniana, nella quale i rapporti col “potere” sono o di sudditanza pelosa o di tracontanza arrogante e bizantina a seconda se il potere si subisce o lo si ha.
C) l’Italianuzzo, in sostanza, traccheggia alternando moti di arroganza a subdoli baciamano sempre oppresso dal folle concetto di “figura”, bella o brutta, che si fà rispetto agli altri suoi simili che, a loro volta, meschinamente lo giudicano impietosamente.
Insomma, l’Italia secondo me non è riuscita a CRESCERE CULTURALMENTE negli ultimi 3 secoli rimanendo in sostanza un posto assurdo dove non si vive ma si recita da quando ci si sveglia al mattino, tutti quanti, in un turbinante ed incessante AVANSPETTACOLO…il Paese non ha fatto i conti con la noiltà, non ha saputo mettere al loro posto i preti, altro grandissimo problema, non ha saputo evolvere il proprio sentire collettivo oltre il livello del proprio piccolo orto, nel paesetto, col gallo che canta, la Luisa che si pettina facendo la gnagna al balcone e il sciur Peppe che ne retrobottega annacqua il vino.
Siamo una vecchia nave, arruginita, con le tendine di pizzo ingrigite e l’orchestra di nonni canuti ormai senza piu ritmo che però non smettono di suonare….in mezzo ai catamarani dell’America’s Cup.