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ROSSO SANGUE: FONDI, GESTITO & ETF ATTIVI

Scritto il alle 16:48 da Danilo DT

porcellino.jpgSicuramente i mercati non hanno aiutato. Molti risparmiatori, vedendo capitolare le quotazioni dei propri fondi comuni d’investimento, hanno preso (giustamente) paura e sono corsi in banca per liquidare le posizioni sul gestito. Immaginatevi quei poveri clienti, entrati magari ai massimi nell’anno 2000, e non ancora arrivati al cosiddetto “break even” (ovvero il punto dove non si perde e non si guadagna…) che si sono visti sfumare per l’ennesima volta la possibilità di recuperare i soldi investiti. A questo punto entra prepotentemente lo sconforto e la rassegnazione. “Basta, non ne voglio più sapere, perdo quello che devo perdere, ma di fondi non ne voglio più sentire parlare!”.
Più che comprensibile, soprattutto dopo che si è passati 7-8 anni della propria esistenza nella speranza che arrivi la fatidica ripresa…
Morale: corsa alla vendita e record di disinvestimenti. A gennaio la raccolta è infatti scesa di ben 19.3 miliardi di Euro, in parte dai prodotti lussemburghesi ed in parte dai vecchi prodotti di diritto italiano.


Ma dove sono finiti questi soldi?

Ovviamente è lecito domandarsi che fine hanno fatto questi soldi. La risposta è ovvia: titoli con basso rischio, bassa duration, prodotti di liquidità, BOT, CCT ecc. Target chiaro: diminuzione del rischio finanziario. La gente vuole uscire dal rischio e preferisce stare fuori dall montagne russe dei mercati. E i gestori, ovviamente, sono costretti a leccarsi le ferite. Un gennaio rosso sangue due volte, sia per i mercati che per i rimborsi. Ma, purtroppo, per le società di gestione le brutte notizie non sono finite…

ETF Attivi: eccoli qui!

La Sec ha autorizzato, sul mercato USA, la distribuzione di questi nuovi titpi di ETF. Fanno parte della cosiddetta “seconda generazione” di ETF, che non replicano più staticamente un indice standard (tipo il Dax), bensì seguono le indicazioni di un gestore, il quale crea e modifica periodicamente un determinato paniere di titoli. Capirete benissimo che, dal punto di vista operativo, la differenza dai tradizionali fondi comuni sta diventando sempre più sottile, mentre la distanza sulle commissioni , in taluni casi, continua ad essere generosa, a favore ovviamente del gestito tradizionale.
Due sono gli elementi che purtropo, al momento, mi sono sconosciuti. Innanzitutto proprio i costi di gestione: molto probabilmente i nuovi ETF Attivi avrannocommissione di gestione superiori alla media, e qui sarà interessante sapere quale sarà il divario dal gestito tradizionale. Inoltre c’è un problema di trasparenza. MI SPIEGO MEGLIO. Se oggi compro un ETF, so benissimo come è composto il sottostante. Basta vedersi come è composto l’indice è sono tranquillo. Ma con gli ETF attivi, tale trasparenza potrebbe venire meno.

Ma non temete, avremo modo e tempo per scoprire tutto anche su questi nuovi ETF. Tanto sono appena nati negli USA e prima che arrivino da noi passerà un po’ di tempo. Resta solo una certezza: buona parte del risparmio gestito deve per forza di cose cambiare pelle, altrimenti rimarrà sempre più affossato da questi nuovi prodotti che stanno progressivamente erodendo importanti quote di mercato ai buoni e vecchio fondi.

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