ECONOMIA: nuova accelerazione, divisi tra mito e realtà

Scritto il alle 07:24 da Danilo DT

Ricordate il CESI (Citigroup Economic Surprise Index)? E’ un indicatore anticipatore creato da Citigroup di cui vi ho parlato molto in passato. Stando ai dati che escono in questi giorni, l’economia americana e non solo quella sembra che stia addirittura riacquistando forza. Il grafico del CESI sembra puntare nuovamente a Nord Est, il che non può che essere un elemento positivo.


Ma che significa in questo contesto storico? Questa domanda rimbalza tra i corridoi di Wall Street e nelle sale trading di tutto il mondo. Ma forse, come spesso accade nel mondo della finanza, stiamo facendo le domande sbagliate. I dati ci raccontano una storia diversa, più sfumata e per certi versi più interessante.

Guardiamo i numeri con occhio critico. L’economia americana non sta tanto accelerando quanto piuttosto mantenendo un passo sostenuto e costante.

COSTANTE

È come un maratoneta che ha trovato il suo ritmo ideale: non fa sprint, ma mantiene una velocità che molti consideravano insostenibile nel lungo periodo. Con una crescita del PIL che oscilla intorno al 3% e l’ultima stima dell’Atlanta Fed che punta al 3,4% per il terzo trimestre 2024, siamo di fronte a un’economia che sfida le aspettative pessimistiche di molti analisti.

Atlanta FED GDPNow

Ma c’è un aspetto ancora più interessante che emerge dai dati: la crescita nominale del PIL si sta stabilizzando intorno al 5%. Per chi ha memoria storica, questo numero non dovrebbe sorprendere più di tanto. Dal 1992 al 2000, l’economia americana cresceva in media del 5,85% in termini nominali. Nei primi anni 2000, prima della crisi finanziaria, il ritmo era del 5,4%. È solo dopo la Grande Recessione che ci siamo abituati a una “nuova normalità” del 4%.


Quello che stiamo vedendo oggi, quindi, non è tanto un’accelerazione quanto un ritorno a vecchi standard. È come se l’economia americana stesse ritrovando il suo naturale passo dopo anni di convalescenza. Ma attenzione: non è tutto oro quello che luccica, e la composizione di questa crescita conta tanto quanto la sua entità.

Immaginate di avere una torta del 5%: la differenza sta in come la si divide tra due elementi:

  • crescita reale
  • inflazione.

Lo scenario ideale, quello che gli economisti chiamano “Goldilocks” (né troppo caldo, né troppo freddo), vedrebbe una crescita reale del 3% con un’inflazione del 2%. È come un cocktail perfettamente bilanciato: abbastanza forte da dare energia, ma non tanto da dare alla testa. Al momento, l’economia americana sembra oscillare tra questo scenario ideale e uno leggermente meno perfetto ma comunque accettabile

Il rischio? Che questo equilibrio si sposti verso una combinazione meno favorevole, con una crescita più bassa e un’inflazione più alta. È come camminare su una fune: mantenere l’equilibrio richiede costante attenzione e aggiustamenti continui.

Anche perchè in questo caso il rapporto debito PIL tenderebbe a peggiorare ulteriormente.

Sfide o opportunità?

Per gli investitori, questo scenario presenta sia opportunità che sfide. La direzione generale per gli asset rischiosi rimane positiva, ma il percorso non sarà lineare. Ci saranno momenti di volatilità, soprattutto quando i dati economici faranno oscillare le percezioni degli investitori tra i diversi scenari possibili.

Ma c’è una verità più profonda che emerge da questa analisi: più l’economia mantiene questo ritmo di crescita nominale intorno al 5%, più il mercato si convincerà che non si tratta di un fuoco di paglia, ma di un nuovo equilibrio sostenibile. È come quando, dopo anni di dieta, si scopre che il proprio peso forma è più alto di quanto si pensasse: non è un fallimento, è una nuova consapevolezza.

MA è veramente cosi? La sfida per i policymaker e gli investitori nei prossimi mesi sarà capire se questo nuovo equilibrio è davvero sostenibile e quali sono i rischi che potrebbero minacciarlo. Nel frattempo, l’economia americana continua a sorprendere, dimostrando una resilienza che pochi avrebbero previsto solo qualche anno fa. Leggete QUI.

In conclusione, forse è il momento di smettere di chiederci se l’economia sta accelerando e iniziare invece a considerare se non abbiamo semplicemente sottostimato la sua velocità di crociera naturale. Come sempre nel mondo degli investimenti, la prospettiva fa la differenza, e a volte la realtà è più interessante dei modelli teorici.

Danilo DT

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