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ALERT! INFLATION DAY and…more!
Oggi potrebbe essere un giorno importante. Quantomeno per chi, come me, utilizza anche l’intermarket come metodo di analisi. E’ il giorno dell’ INFLAZIONE USA. Un dato come tanti direte voi, ed invece no. Attorno al tasso inflazione girano un sacco di aspettative. Innanzitutto uno dei principi dell’analisi intermarket è proprio l’analisi del tasso inflazione perché da esso, dipende la politica monetaria, quindi i tassi di interesse e tutto il resto.
Questo dato arriva in un momento un po’ di tensione perché, come già spiegato settimana scorsa, ci ritroviamo con un ISM servizi sempre in tensione e quindi, siccome pesa per 2/3 dell’economia USA, è motivo di preoccupazione a livello inflattivo. Se poi aggiungiamo il prezzo del petrolio che è sui massimi da 10 mesi che rischia di far deragliare le aspettative di disinflazione e soft landing dell’economia, capite che un po’ di tensione tra gli operatori c’è.
Che poi, se parliamo di equity, il petrolio spesso è correlato positivamente con l’azionario e quindi NON dovrebbe essere fonte di preoccupazione. Ma questa volta è diverso in quanto è noto a tutti che un rialzo del petrolio produce nuove spinte inflattive e nuovi rialzi dei tassi. Ed in questo momento ai mercati quasi non importa la reale crescita economica ma conta solo la politica monetaria in prospettiva. Anche perché i tassi reali non possono far altro che crescere e già adesso sono ad un livello critico per l’equity.
REAL RATE vs CPI
Quindi, la correlazione equity/oil diventa negativa. Ma la correlazione tra equity e rendimenti obbligazionari?
Prendiamo un banalissimo confronto di ERP basico, ovvero analizzando il differenziale di rendimento tra gli utili aziendali e la cedola del decennale USA.
Se facciamo un salto nel passato, quando l’ERP è arrivato a questi livelli abbiamo anche visto delle correzioni importanti, e solo quando la tendenza è cominciata a cambiare i mercati hanno poi recuperato (tornando positiva per l’equity). Palese in questo caso l’intervento espansivo della FED.
Ma quello che preoccupa sempre è la forte fiducia che si continua a dare al mercato, in una fase dove invece i rischi inflattivi, tornati a farsi sentire, potrebbero far scricchiolare un po’ tutte le certezze.
Vi ripubblico aggiornato quella che per me è “the chart” per valutare la convenienza al mondo equity. Un mondo complicato, proprio perché incorpora tante attese che necessitano di conferme. Ma richiede stabilità del mondo bond e quindi del tasso inflazione. Ecco perché massima allerta ai dati di oggi pomeriggio.