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Paesi Baltici: la crisi NON è terminata

Scritto il alle 11:44 da Danilo DT

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Fino a qualche tempo fa, quando ancora la paura aleggiava sui mercati finanziari, quando il VIX era circa il doppio rispetto a quanto vale oggi,  e l’ITRAXX era su quotazioni che scontavano numerosi default, si era temuto che ci fosse in arrivo una nuova tempesta. Ma non una tempesta legata all’economia USA o alle banche americane. Era una tempestas che si sarebbe potuta sommare a tutte le altre problematiche, parte delle quali tutt’ora irrisolte.

Una tempesta che sarebbe partita quindi non Oltreoceano bensì dall’ Europa, e più precisamente nei pressi del Mar Baltico.

Come avrete capito, si tratta della crisi dei Paesi Baltici, con in testa la Lettonia, recentemente salvata dal Fondo monetario Internazionale (FMI). Già… quindi se è stata salvata, ora possiamo stare tranquilli! Ebbene no, anche perchè l’Est Europa rappresenta sempre per l’Europa Core (compresa l’Italia) un area di grande importanza, con un’esposizione di un certo peso.

Ricordate? Si temeva un effetto domino violentissimo, soprattutto sul settore bancario europeo che, come forse ricorderete, necessita più che in altre aree di una ristrutturazione profonda guidata da un necessario deleveraging che, negli Stati Uniti, pian piano viene effettuato ma che , in Europa, è ancora remoto.
Sulla leva finanziaria vi consiglio caldamente di prendere visione dei post scritti in passato (cliccando appunto sulla scritta “leva finanziaria” ) proprio perché, così facendo, vi renderete conto della realtà delle cose, soprattutt per le banche europee.

In questa sede non vi parlerò anche di ben altri problemi che affliggono l’Est Europa (come ad esempio, l’esposizione della Polonia al drammatico rischio cambio su una quantità enorme di mutui negoziati non in zloty bensì in franchi svizzeri, generando un appesantimento per il titolare del mutuo insostenibile, con tutto quello che ne deriva), ma sappiate che nella vicina Europa Orientale ci sono tanti problemi da risolvere. E i Paesi Baltici sono, forse ad oggi, il problema più urgente.

L’articolo è uscito sul Financial Times,  articolo da cui prendo spunto per un paio di pensieri sparsi sull’argomento. L’area è relativamente piccola,  ma potrebbe rivelarsi una vera polveriera. La settimana scorsa, la Lituania ha comunicato un calo del PIL pari al 22.4% su base annua: Lettonia ed Estonia sono attese anche su questi livelli. E proprio l’eccessiva debolezza, anche a seguito delle contromisure prese per scacciare la crisi di qualche mese fa, ha costretto il premier lettone a rivolgersi nuovamente al Fondo Monetario Internazionale, con lo scopo di farsi dare altri finanziamenti. Il Fondo Monetario Internazionale ha alla fine accettato (dato positivo) ma a una condizione drammatica (dato negativo): colpire nuovamente i cittadini con nuovi tagli. Non dimentichiamo che è già stato effettuato un taglio di un terzo degli stipendi nel settore pubblico, le pensioni sono state falciate, ma la Lettonia dovrà tagliare il bilancio pubblico di un ulteriore 10% entro pochissimo tempo, non oltre un paio di mesi.

Morale: Lettonia nel caos più totale, e non solo per questi motivi, ma anche perché, per farla breve, la gente è ridotta in condizioni economiche difficilissime. Disoccupazione che dovrebbe aggirarsi ufficiosamente al 16%, ma in evidente salita, spese pubbliche tagliate, con violenti tagli anche sulla sicurezza (per esempio spese di polizia). E poi… settore immobiliare praticamente crollato. Riga era considerata una città tra le più signorili di tutta la Nuova Europa. Oggi comprare un alloggio a Riga è diventato molto molto meno caro.
E come è normale che sia, le banche locali (buona parte delle quali comandate da istituti di credito dell’Europa Core) non prestano più denaro, alzano i muri, si chiudono a riccio.
Credit crunch all’ennesima potenza.
E quindi, commercio e produttività ridotti al lumicino.

 

Conclusioni

Tutto quanto detto, è relativo ad un singolo paese ma escludo che non ci sia un effetto domino anche su Estonia, Lituania e poi anche sui paesi limitrofi, in prticolare quelli ex URSS.  L’effetto destabilizzante di questa crisi baltica potrebbe essere pericoloso, con un effetto domino sulle banche europee e sull’Europa stessa.
Oggi il mercato tende a sottovalutare questi fattori, ma noi , da buoni europei, non dobbiamo dimenticare che i problemi non sono sempre e solo Oltreoceano, ma purtroppo sono anche qui.
Anzi, per certi versi, negli USA molte cose sono già state risolte. In Europa invece, molte cose devono ancora essere fatte. E se succede un evento traumatizzante, il nostro sistema bancario non è ancora pronto ad incassare grossi colpi. Le ferite della crisi finanziaria sono ancora apertissime e soprattutto, come dicevo prima, la leva finanziaria deve ancora essere “aggiustata”. Più tutto il marcio che, in un modo o nell’altro, è stato nascosto nei cassetti, ma che prima o poi potrebbe incominciare a puzzare enormemente….

Meglio stare sempre ben svegli e vigili. Il nemico è dietro l’angolo, e ritrovarsi a novanta gradi in posizione ricettiva non credo faccia piacere (a tutti)…

 

ALLEGATO: Credit Default Swap dei paesi dell’Europa dellEst

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In allegato vi lascio i CDS di Lettonia & Co. Buona visione….

 

STAY TUNED!

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