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La pericolosa danza della mancata diversificazione

Scritto il alle 08:33 da Danilo DT

Il 2025 si è aperto con uno scenario che farebbe alzare più di un sopracciglio a Benjamin Graham, il padre dell’investimento value. Il mercato azionario globale assomiglia sempre più a una festa privata dove pochi ospiti d’onore monopolizzano l’attenzione, mentre la maggior parte dei partecipanti resta in disparte, quasi invisibile.

L’indice MSCI World del 2024 ci racconta una storia che ha del surreale: una manciata di titoli tecnologici americani ha praticamente trainato l’intero mercato globale, rendendo quasi irrilevante il contributo di interi paesi industrializzati. È come se l’economia mondiale si fosse trasformata in un teatro dove solo pochi attori hanno il privilegio di recitare sul palcoscenico principale.


Le “Magnificent Seven” – Apple, Microsoft, Alphabet, Amazon, NVIDIA, Meta e Tesla – hanno acquisito un peso talmente sproporzionato da far sembrare il concetto di diversificazione geografica quasi obsoleto. Ma siamo sicuri che questa concentrazione di potere finanziario sia sostenibile?

Dietro i Numeri: Un’Analisi Critica

La situazione attuale ricorda pericolosamente altri momenti storici di estrema concentrazione del mercato, come la bolla delle dot-com o il dominio delle società petrolifere negli anni ’80. La storia ci insegna che quando pochi titoli diventano troppo dominanti, spesso seguono periodi di significativa correzione.

La capitalizzazione di mercato di queste aziende ha raggiunto livelli talmente elevati da superare il PIL di molte nazioni sviluppate. È come se stessimo costruendo un grattacielo sempre più alto su fondamenta che non si allargano proporzionalmente. Senza poi dimenticare che il mercato è praticamente “full invested“. Ovvero la componente cash è ai9 minimi, il livello di confidenza è ai massimi e in ottica “indicatore contrarian” non è proprio una bella notizia.

Rischi e Opportunità: Un Equilibrio Delicato

Mentre i giganti tech continuano la loro corsa, alimentati dall’entusiasmo per l’intelligenza artificiale e la digitalizzazione, cresce il rischio di una correlazione eccessiva nei portafogli degli investitori. Un eventuale rallentamento del settore tecnologico potrebbe avere ripercussioni amplificate sui mercati globali. Inoltre a questo punto, mettiamo anche in dubbio la diversificazione.

Che senso ha investire in qualcosa che NON sia SP500? E’ follia ma oggi i benchmark funzionano così. Ma questo potrebbe anche essere un INVITO ad agire diversamente.

Il Price to book ratio dell’indice SP500 ha raggiunto livelli di massimo assoluto. Mai si è pagato cosi caro l’SP500 parametrato ai livelli di valore di libro. Circa 5.3 volte. Solo ai tempi della Bolla Dot.Com….

La Strategia del Portafoglio Resiliente

In questo contesto, diventa cruciale costruire portafogli che siano genuinamente diversificati, non solo sulla carta. Questo significa:

  • Prendere nuovamente in considerazione quei mercati sviluppati che oggi nessuno considera ma che non sono propriamente morti e sepolti, senza dimenticare che la correzione colpirà meno proprio chi è stato sottovalutato
  • Esplorare mercati emergenti che potrebbero beneficiare di trend demografici favorevoli
  • Considerare settori tradizionali sottovalutati che potrebbero tornare in auge
  • Mantenere un’esposizione alle obbligazioni nonostante i rendimenti elevati possano sembrare già attraenti (in ottica capital gain)

Il Futuro: Tra Opportunità e Cautela

Mentre ci addentriamo nel 2025, diventa fondamentale chiedersi se questa concentrazione di potere di mercato sia sostenibile nel lungo termine. La storia dei mercati finanziari ci insegna che i cicli sono inevitabili e che la rotazione settoriale è una costante.

La vera sfida per gli investitori sarà trovare il giusto equilibrio tra l’esposizione a questi titoli dominanti e la necessaria diversificazione per proteggere i portafogli da eventuali correzioni. Come diceva Warren Buffett, “Solo quando la marea si ritira scopri chi nuotava nudo.”

Danilo DT

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