in caricamento ...
La Danza della Volatilità: Impatto su ETF e Strategie di Investimento
I recenti eventi nei mercati finanziari hanno mostrato una sequenza di movimenti che meritano un’analisi approfondita. In questo post cerco di esaminare le dinamiche sottostanti che guidano questi movimenti, offrendo una prospettiva critica su ciò che potrebbe sembrare, a prima vista, un ritorno alla normalità.
La Dicotomia tra Panico e Ripresa
Il contrasto tra il panico osservato lunedì e la ripresa dei giorni successivi è notevole. Con i mercati che hanno registrato un aumento di circa l’1% martedì e mercoledì, si potrebbe essere tentati di interpretare questi movimenti come un segnale di resilienza del mercato.
E’ veramente cosi? Beh, secondo me bisogna fare attenzione. Un’analisi più approfondita suggerisce che queste oscillazioni non sono indicative di un mercato sano, bensì il risultato dell’interazione di due gruppi principali di attori che hanno letteralmente DOMINATO negli ultimi anni:
1) gli indicizzatori passivi
2) gli investitori con leva finanziaria
Gli indicizzatori passivi operano secondo un modello prevedibile e persin banale: acquistano quando ricevono denaro seguendo un benchmark. E viceversa. Esiste un alogica, una strategia, una particolare asset allocation o uno stock picking? Assolutamente NO. Tutto ovviamente passivo.
Gli investitori che utilizzano la leva finanziaria sono intrinsecamente legati alla volatilità del mercato, che sia o meno una loro scelta consapevole. La volatilità funge da parametro chiave nelle loro decisioni di allocazione, influenzando direttamente il livello di rischio che sono disposti ad assumere. Quindi anche in questo caso non è la mente umana ma un software, un programma, una intelligenza artificiale che si sostituisce all’essere umano (troppo soggetto all’emotività in queste fasi) e agisce in nome e per conto suo.
Se poi a tutto questo aggiungiamo il ruolo del carry trade di cui ho parlato in QUESTO POST, abbiamo un ulteriore tassello che aggiunge oggettività a questo mercato. I prestiti ottenuti alla valuta del Giappone, dove i tassi erano bassi e si prevedeva un indebolimento della valuta, sono stati utilizzati in diverse strategie di investimento a leva.
Tutto questo quindi risulta molto correlato. Ma se poi a quanto scritto sopra ricordiamo anche i prodotti OICR e non, che sono a gestione attiva, aggiungiamo benzina sul fuoco. Infatti NON scordiamo che la volatilità gioca un ruolo cruciale nei modelli di Value at Risk (VaR) utilizzati dai gestori di fondi.
Questi modelli utilizzano la volatilità per stimare le potenziali perdite in un determinato periodo, influenzando direttamente le decisioni di allocazione del capitale tra diverse strategie di investimento. Quindi aumenta la volatilità, si scarica rischio e si va verso il risk off. Le loro strategie spesso utilizzano la volatilità come input per bilanciare gli investimenti tra azioni e reddito fisso. Un aumento della volatilità azionaria porta tipicamente a un maggiore investimento in strumenti a reddito fisso, e viceversa.
(Bloomberg) – Three quarters of the carry trade has been unwound as the recent slump wiped out all positive year-to-date returns, according to JPMorgan. Losses in G10, EM and global carry baskets have been ongoing since May with a drawdown of around 10%, erasing this year’s positive return and significantly cutting into returns since end-2022, strategists Antonin Delair, Meera Chandan and Kunj Padh write in a note to clients.
Spot component of the global carry basket suggests 75% of carry trades have been removed, though it’s not a perfectly reliable measure, they wrote
Ecco quindi quello che può sembrare un paradosso. Al diminuire della volatilità, viene allocato più capitale, poiché il rischio percepito diminuisce. Viceversa, quando la volatilità aumenta, gli investimenti vengono ridotti. Questo meccanismo, sebbene possa sembrare controproducente, è una risposta necessaria per gestire il rischio quando si opera con capitale preso in prestito. Quindi possiamo dire che la riduzione delle posizioni di rischio ha probabilmente portato a una diminuzione della liquidità nel mercato. In questo contesto, anche piccoli flussi in ETF passivi possono avere un impatto sproporzionato sui prezzi, creando l’illusione di un ritorno alla normalità.
Quanto vi ho scritto, vuole semplicemente mettervi in guardia. I recenti movimenti di mercato, sebbene possano apparire rassicuranti in superficie, nascondono dinamiche complesse e potenzialmente rischiose. La volatilità continua a svolgere un ruolo centrale nelle decisioni degli investitori e nella liquidità del mercato.
E ricordate bene: AL MOMENTO gli indicizzatori passivi e gli investitori con leva finanziaria rimangono attori chiave, le cui azioni possono amplificare i movimenti di mercato. E non ragioniamo sui fondamentali che in questo contesto (soprattutto nel breve termine) contano come il due da picche. Dominano volatilità, carry trade, flussi finanziari e parole spese dalle banche centrali. Possiamo parlare di investimenti basati sul valore?