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Crisi Grecia: non può uscire dall’Euro ma non può essere salvata

Scritto il alle 14:30 da Danilo DT

Geuro, Grexit e Neuro. Ma l’incertezza non è solo nei termini.

Visto che al momento non ci sono ancora i presupposti per poter considerare “in sicurezza” il sistema bancario dell’Eurozona, continuano a girare gli studi eventuali uscite più o meno volontarie dall’Eurozona da parte dei paesi membri. Non dimentichiamo però che uscire dal Patto non è poi così semplice. Per permettere l’uscita occorre una revisione dello stesso, visto che il trattato non prevede tale scenario.

O meglio, ci si chiede se sarebbe giuridicamente possibile per un paese uscire dalla zona euro e se ciò comporterebbe automaticamente anche l’uscita dall’Unione Europea (ricordate che sono due cose diverse?). In tal caso, sarebbe difficile considerare illegittima l’opposizione degli altri membri dell’unione monetaria ad una decisione unilaterale.
In realtà però, non essendo prevista la “clausola di uscita”, nessuno sa che potrebbe  accadere e fino ad ora non era mai stato necessario analizzare un’eventualità simile. Come difficilissimi sono da ipotizzare volumetricamente gli effetti sull’economia europea a causa del famoso effetto contagio.

E allora occorre salvare la Grecia.

ALT !

In realtà, se prendiamo il trattato, ci si rendo conto di quanto incompleto sia tutto il progetto. Infatti, se è vero che non sono menzionate clausole d’uscita, il Trattato di Maastricht vieta esplicitamente il salvataggio delle nazioni in crisi.
E allora che si fa? Si deva parlare di Grexit (grecia che esce dall’Euro e dall’Unione Europea)? Oppure di Geuro (Grecia che esce SOLO dall’Euro)? Oppure addirittura di Neuro (nulla di mentale ma un nuovo Euro solo per i paesi del Nord Europa)?

Si fa che è l’occasione buona per mettere ordine. E non solo su questa questione, ma anche sul patto fiscale, sulla crescita e magari anche sul compito del parlamento. Intanto però beccatevi questa slide del WSJ sulle ipotesi di effetto contagio in caso di Uscita della Grecia dall’Euro, con la partecipazione di JPMorgan Chase.

Ma non prendetela troppo sul serio. Non essendoci precedenti e non essendoci regole, il futuro è proprio tutto da inventare. Con le conseguenze che ne potrebbero derivare, anche se si cercasse la cosiddetta “uscita ordinata”. Nel dubbio, meglio seguire la strada della conciliazione. Il rischio dell’Eurogeddon è elevatissimo…

Allegato : il trattato di Maastricht
 
 

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DT

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7 commenti Commenta
atomictonto
Scritto il 22 Maggio 2012 at 14:56

Chissà come mai queste tabelle, queste analisi, sono sempre scritte in Inglese ed arrivano tutte o da NY o da Londra….
Nel resto del mondo, e penso alla Cina, alla Francia, al Giappone, al mondo Arabo, non esistono gli analisti, le testate economiche e le SIM?
Tutti zitti e ignavi?
Mah…

Scritto il 22 Maggio 2012 at 15:24

In realtà tutta la finanza passa da NY e cmq dall’inglese. LEggo spesso report redatti a Singapore, Hong Kong, Mosca, Pechino ma sono tutti in inglese.

kry
Scritto il 22 Maggio 2012 at 16:59

Dream Theater,

Ancor prima di leggere i commenti il mio pensiero è stato ” Ma guarda le analisi sono fatte sempre dal club dei 5 “, non è una questione se siano scritti in inglese. Possiamo pur continuare a criticare i nostri giornali nemmeno una controanalisi per orgoglio nazionale sanno fare, nemmeno rispondere come quando andavamo alla scuola materna ” il mio debito è più piccolo del tuo a-a-a-a e fare le linguacce.

_andy_
Scritto il 22 Maggio 2012 at 17:10

A mio avviso questa apparente dimenticanza è stata voluta, proprio per non permettere a nessuno di abbandonare l’euro a favore di una nuova moneta sovrana. Per la Germania rappresenterebbe la fine dei giochi.

L’eventualità che una eventuale uscita di un membro possa essere decisa unilateralmente potrebbe aprire a scenari devastanti per lo stesso. I creditori, appellandosi a organi di giudizio internazionali, potrebbero far sì che il debito finora emesso rimanga espresso in euro.

Per cui l’emissione una nuova moneta sovrana esposta a una forte svalutazione, come accadrebbe a una nuova dracma per esempio, provocherebbe l’immediato aumento esponenziale del debito.

Inoltre, proprio per lo scarso valore attribuito dal mercato, ci potrebbe essere la richiesta di pagamenti in valuta pregiata per le importazioni e molte difficoltà a piazzare nuovo debito all’estero, in quanto valutato meno che spazzatura.

Diverso sarebbe se a lasciare l’euro fossero più soggetti, anche importanti, contemporaneamente. Io francamente auspico un cambiamento delle politiche monetarie piuttosto che uno scenario del genere…

daviosq
Scritto il 22 Maggio 2012 at 21:02

A proposito di Eurogeddon ho trovato questo:

La crisi che capovolge il mondo.
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Disoccupati spagnoli emigrano in Algeria. E vengono respinti

Uno sbarco con un barcone improvvisato. La guardia costiera che intercetta gli immigrati, li cattura e li arresta.
Succede in Italia? Neanche per sogno, interverrebbe l’Ue con una sonora bacchettata. A Malta? Non in questo caso.
E’ accaduto in Algeria, e i “clandestini” erano spagnoli. E’ un primo effetto della crisi economica, o molto più probabilmente il mondo che si è capovolto. La notizia, curiosa, è riportata sul sito http://www.algerie360.com , in lingua francese, e non è affatto una bufala né un pesce d’aprile ritardato a maggio. In Spagna la crisi c’è, si sente. Non può stupire che un disoccupato, soprattutto del settore edile (quello più colpito, come in Italia), cerchi fortuna in Algeria, un Paese che gode di forti piani di sviluppo finanziati dai proventi delle vendite del gas e del petrolio.
Il problema è che l’Algeria, a differenza dell’Italia ma forse anche di tutta l’Europa, preferisce che la maggior parte di quanto speso venga utilizzato per creare sviluppo interno. E non c’è nulla da eccepire. Proprio per questo istituisce joint venture quasi solamente con soci locali e impone limitazioni forti all’importazione di beni, oltre a mettere parecchi bastoni tra le ruote per la concessione dei visti, per non parlare dei permessi di lavoro. Nulla a che vedere con i ridicoli “problemi burocratici” per i permessi di soggiorno italiani tanto sbandierati e denunciati dai sindacati nostrani.
Il controllo del territorio in Algeria è inoltre irreprensibile, per questo è alquanto difficile che un lavoratore “clandestino” non sia scoperto.
Che l’Algeria sia un Paese ricco è risaputo, oltre che dai disoccupati spagnoli in cerca di fortuna, anche da molte imprese straniere che si stanno insediando: spagnole, portoghesi, turche, cinesi, ma anche italiane.
Chi crede nella favoletta del “nordafricani ricchi” che accoglieranno a braccia aperte spagnoli e italiani in tempi di crisi, dopo essere stati maltrattati e vilipesi dagli stessi “europei razzisti”, dovrà ben presto rivedere le sue illusioni.
I giovani iberici speravano di trovare lavoro presso alcune delle compagnie spagnole che hanno sede in Algeria, ma non c’è stato nulla da fare. Impossibilitati a ottenere il visto, hanno deciso di tentare la via dell’immigrazione clandestina, ma arrivati nei pressi di Orano, città portuale dell’Algeria nordoccidentale, sono stati intercettati e arrestati dalla guardia costiera. Ora attendono di essere rimpatriati.
Altro che solidarietà reciproca. Altro che riconoscenza. Non ci saranno mai barconi di europei diretti in Nord-Africa, come sognano gli “alternativi”, ma, anche in caso di uno scenario di questo tipo, i “ricchi europei diventati poveri” verrebbero subito rispediti indietro.
Il vero paradiso dei clandestini, purtroppo, è l’Europa, o forse solo l’Italia. Checché se ne dica.

Qualcuno tempo fa scriveva che barconi carichi di italiani da Otranto a Tirana in cerca di fortuna forse non erano proprio improbabili…
Eurogeddon post Grexit?????

lampo
Scritto il 22 Maggio 2012 at 22:04

daviosq@finanza,

Grazie per l’importante segnalazione.

calciatore
Scritto il 23 Maggio 2012 at 08:02

Il semplice fatto che si sia potuto istituire una eurozona con vincoli di moneta , ma che non si sia presa in considerazione una pur remota idea di uscita da parte di un paese membro , dimostra tutta l’incompetenza e l’arroganza decisionale degli euroburocrati. Ora che il fallimento dell’euro si e’ apertamente manifestato al mondo intero, e’ tardi per porvi rimedio. Saranno gli stessi cittadini dei paesi membri , rovinati economicamente dall’introduzione dell’euro, a decretarne la fine con il loro voto. Quello che sara’ non importa alle popolazioni , chiedetelo ai greci che rovistano nella spazzatura. E non importa neanche ai tedeschi visto che ben il 60% si dichiara scettico sull’euro. Ricordate che sinche’ ci sara la possibilita’ di esprimere un voto libero in qualsiasi paese di eurolandia questo andra’ a chi si dichiarera’ contrario all’euro, e non importa niente delle uscite dal sistema monetario o della riscrittura dei contratti, quella roba li’ sara’ lasciata ai famosi tecnici che ci avevano imbarcato nella sciagurata avventura dell’euro. Che se la sbrighino lor signori visto che la sanno tanto lunga!

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