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TASSI e BANCHE CENTRALI: arriva il caos incontrollato
Quando si parlava di “forward guidance” ci si riferiva sempre ad un modo per comunicare al mercato quali erano le intenzioni future, rassicurando le masse e dando delle indicazioni chiare, fornendo quindi la possibilità al mercato di adeguarsi anzitempo.
Nelle ultime settimane, complice anche l’incapacità di alcuni soggetti in cabina di regia delle principali banche centrali del pianeta, la forward guidance è diventata un arma a doppio taglio. Ne abbiamo parlato QUI , una vera frittata fatta dalla Lagarde che alla fine ha generato quello che il mercato detesta: incertezza e confusione.
Ribaltare i concetti della minute BCE con le Q&A sono il chiaro segnale che, oltre allo scritto magari preparato da dei tecnici, qualcuno non è palesemente all’altezza.
Se poi ci mettiamo anche delle guerre intestine tra membri del board (nel caso europeo, è palese il contrasto tra i filo teutonici ed il Club Med) la frittata è fatta: una pioggia di dichiarazioni che contrastano una con l’altra. E alla fine si perde la bussola.
Lasciamo da parte per un attimo la triste situazione europea e vediamo cosa succede oltre oceano. Tanto è chiaro che l’influenza di quanto accade negli USA è non indifferente.
Prima considerazione: come illustrato nel post PRECEDENTE , i tassi negli USA si muovono generosamente, si scontano rialzi dei tassi importanti (forse non nel numero effettivo ma nell’impatto emotivo) e soprattutto nella parte a breve la curva si muove in modo impetuoso. Ieri il 2yr Treasury è volato, e il suo rendimento è arrivato all’1.60%, guadagnando circa 25bp in un giorno.
Mentre invece la parte più lunga della curva pare meno reattiva.
Cerchiamo allora di interpretare tutto questo.
La parte lunga si muove meno in quanto si pensa che i tassi di equilibrio di lungo termine siano comunque più bassi rispetto al passato. Inoltre il mercato crede che la restrizione monetaria (aumento tassi e QT) arrivi proprio quando lo stimolo fiscale da parte dei governi si va riducendo e l’effetto combinato di restrizione monetaria e rallentamento degli stimoli fiscali possa essere un raffreddamento dell’economia nel lungo periodo. Quindi, tutto questo combinato, dovrebbe “raffreddare” l’inflazione, permettendo alla FED di essere meno aggressiva.
Attenzione, non parliamo ancora di “Inversione” perché, se così fosse, sarebbe un segnale pessimo per l’economia. Un primo indicatore che porta in evidenza il rischio RECESSIONE, rischio che in questo contesto mi sento di escludere.
Però se guardate questo grafico noterete appunto la “confusione”.
La 10y-2y continua a frenare mentre invece le altre curve più “estreme”, ovvero la 10y–3m e 30y-3m mantengono un’inclinazione di fondo positiva. Quindi il massimo impatto dei tassi di interesse lo avremo tra 2 anni?
La divergenza è abbastanza curiosa secondo me e illustra quello che è il momento confusionario del mercato. Si vive su percezioni e dichiarazioni. Ma facciamo attenzione perché probabilmente si sta scontando un mercato che non sarà così, nella realtà.
STAY TUNED!