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Perché la FED dovrebbe alzare i tassi di interesse proprio ora?

Scritto il alle 15:38 da Danilo DT

aumento-tassi-interesse-fedSolo ieri vi ho parlato di quanto era importante ai fini valutativi della politica monetaria americana, l’incontro di Janet Yellen con il Congresso.
La “pazienza” della Fed, dovrebbe finire presto, probabilmente già a marzo. Ma questa pazienza, anche se revocata, non è “conditio sine qua non” per il mantenimento dei tassi di interesse ai valori attuali. Viene chiaramente spiegato che la FED tarderà almeno un paio di incontri prima di muovere al rialzo il tasso FED.
Siamo quindi vicini ad un cambio della “forward guidance”. Ma questo cambio non muoverà per forza i tassi. Anche perché, non dimentichiamolo, per alzare i tassi di interesse ci vogliono delle motivazioni importanti.

E’ assurdo pensare che la FED debba lazare i tassi solo perché “è in ritardo” o perché il mercato lo chiede. La FED deve alzare quando è necessario e non prima, altrimenti si dà una bella zappata sui piedi. Ma quali sono i presupposti perché ciò avvenga?

Anche questa settimana ho dedicato un po’ di attenzione alla Rubrica “Piano B” di Piano Inclinato, scrivendo un post proprio sulla correlazione tra tassi di interesse e mercati finanziari, e non solo.
Un piccolo excursus sull’analisi intermarket più classica, proiettata però nella realtà dei giorni nostri. Vi invito tutti a leggere questo articolo CLICCANDO QUI.

STAY TUNED!

Danilo DT

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3 commenti Commenta
lampo
Scritto il 26 Febbraio 2015 at 22:33

Se leggi tra le righe il discorso della Yellen riscontri che è evidente che il rialzo dei tassi (vero… non lo 0.25 già oramai scontato dai mercati) avverrà non prima della fine del 2016 (in base alle attuali previsioni/stime), come confermato ieri sera anche da un altro membro della FED (Williams).
Prima devono esplicarsi in sequenza:
– successo della politica espansiva dell’Abenomics… almeno per portare per un diversi anni il Paese fuori dalla deflazione;
– si devono vedere gli effetti esplicativi del QE europeo (forse non basterà il primo…), in modo che sia chiaro che l’Europa non ricada in recessione/deflazione… soprattutto i Paesi periferici;
– rialzo dei tassi in UK (questo sarà il primo vero esperimento… non per niente hanno richiesto un Carney 10 e lode… rubandolo al Canada proprio per le sue capacità nella flessibilità/rapidità decisionale/previsionale);
– la Cina deve manifestare chiaramente il passaggio da economia fondata sulle esportazioni allo stadio successivo, ovvero sui consumi interni (è già in corso)… in modo che previsioni di crescita del PIL inferiori al 5% o anche meno non destino preoccupazione;
– a quel punto gli USA potranno tranquillamente alzare i tassi in step successivi… e far scivolare (si spera non bruscamente per gli effetti di contagio) verso il basso la valorizzazione dei propri assets… per prepararsi al nuovo ciclo (quando probabilmente la Cina avrà bisogno di entrare in recessione… d’altronde prima o poi avverrà anche questo!)

Quindi di acqua ne deve passare ancora molta sotto i ponti…

paolo41
Scritto il 27 Febbraio 2015 at 16:39

lampo,

è indubbio che i dati macro e micro sono spesso contradditori in ambito USA e non danno un senso di estrema fiducia nella così detta ripresa americana. Sono d’accordo con le tue considerazioni a cui aggiungerei i fattori geopolitici che sono motivi di seria preoccupazione.

lampo
Scritto il 27 Febbraio 2015 at 19:24

paolo41,

Infatti il tallone d’achille è proprio la geopolitica… che in caso le cose “sfuggano”, sarà poi la causa, al fine di non modificare lo status quo, ovvero la vera causa (dell’attuale modello economico)

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