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Banche italiane: il monito del FMI è quanto mai logico
Le banche italiane sono più a rischio. Ma anche il nostro debito pubblico è più rischioso. E allora è corretto parlare di diversificazione quando si comprano titoli di stato e titoli obbligazionari bancari?
Banche sempre nell’occhio del ciclone. Banche che sono le grandi responsabili della crisi di diversi stati e diverse economie. Banche che proprio nelle ultime ore hanno subito un downgrade per certi versi più che prevedibile, dopo il taglio di rating subito dal paese Italia. da parte di Moody’s.
Però l’Italia sembrava essere una storia a sé. Infatti il sistema bancario italiano si diceva più solido rispetto a quanto visto in paesi come Spagna ed Irlanda, ad esempio.
Vero, in particolar modo se viene presa in esame l’esposizione sui derivati e lo stile di gestione.
E questa è stata una nostra fortuna. Infatti, se avessimo avuto il sistema bancario in condizioni poco sane, magari con una gestione più “anglosassone”, associato al nostro debito pubblico, oggi saremo senza dubbio un problema enorme. Una Grecia assolutamente ingestibile.
Per fortuna non è stato così anche se purtroppo le condizioni sono peggiorate sensibilmente. Il nostro merito di credito (anche se in ogni dove si legge di quanto sia diventato relativo ma occhio perché resta elemento importantissimo) è diventato elemento di seria preoccupazione e automaticamente lo spread Bund BTP e soprattutto i tassi sul debito pubblico sono lievitati. Se poi ci aggiungiamo il quantitativo di titoli di debito pubblico presente nei bilanci e una recessione in Italia più che evidente condizionata dagli obblighi dell’auterity, beh, diventa abbastanza naturale ritrovarsi con un rischio banche che sorge anche nel nostro Bel Paese.
Ma attenzione.
Questa analisi deve servire da lezione e va a certificare in modo chiarissimo quanto diciamo da tempo: non è possibile distinguere in modo chiaro il rischio di credito sulle banche ed il rischio di credito sullo stato (sto parlando nella fattispecie di Italia).
In altri termini, chi pensa che comprando debito bancario e debito statale faccia una buona diversificazione, deve spere che alla fine compra titoli complementari con lo stesso tipo di rischio.
A scoprire l’acqua calda è stato il FMI:
Secondo il Fondo monetario internazionale anche gli istituti di credito italiani rischiano molto. La vulnerabilità delle banche italiane, ha spiegato il capo economista del Fmi Olivier Blanchard, è elevata. Più forti, più liquide, meno dipendenti dai titoli di Stato, meno esposte sull’eurozona: è così che dovrebbe essere il sistema bancario italiano. E a tal proposito, sottolinea l’istituzione di Washington, meglio evitare le ricapitalizzazioni tramite l’ingresso di capitali provenienti dai fondi sovrani esteri. Quello che è certo è che il tempo è poco e i rischi sono in aumento. (…) Il male delle banche italiane sono gli stessi titoli di Stato italiani che nei mesi scorsi hanno comprato in massa. Più il loro prezzo cala, più gli istituti di credito italiani soffrono. «A fronte della perdita di valore dei bond governativi italiani, la vulnerabilità del sistema bancario italiano è destinata ad aumentare nella seconda fase dell’anno». Senza l’aiuto della Bce, per le banche italiane sarebbe stato assai più complicato passare l’inverno. Tramite le due operazioni di rifinanziamento hanno potuto effettuare il rollover dei bond governativi italiani che avevano in portafoglio. Ma non solo. Hanno potuto sostenere le aste dei titoli di Stato che il Tesoro ha condotto da dicembre a oggi, per oltre 200 miliardi di euro. Come spiega la banca americana Morgan Stanley, i problemi di funding delle banche italiane non sono ancora terminati. «Il mercato interbancario dell’eurozona è ancora congelato e le recenti decisioni di politica monetaria della Bce non stanno aiutando gli istituti italiani», spiegano gli analisti. Infatti, con la scelta di ridurre a zero il tasso d’interesse sui depositi overnight presso la Bce, le banche europee non hanno incentivi a dirottare i fondi su Francoforte. Così, vanno nel sistema europeo. Ma se la sfiducia è troppa, quelle considerate dagli operatori più rischiose non possono che rifinanziarsi a costi ben più elevati che nelle operazioni overnight con la Bce. (Source)
LEGGI IL REPORT DEL FMI
Con questo vogliamo dire che le banche italiane sono realmente pericolose?
Beh, non posso certo negare che i rischi sono sensibilmente aumentati e che, come più volte detto, è necessario un sostegno comunitario che possa garantire all’Italia ed indirettamente alle sue banche un sistema di protezione che, per certi versi, trova compimento in quel famoso scudo anti spread.
Ma la strada come detto è ancora lunga. Intanto però tenete conto di quanto vi ho detto prima: non è possibile distinguere in modo chiaro il rischio di credito sulle banche ed il rischio di credito sullo stato italiano. Ricordatelo alla vostra banca che vi rifila per l’ennesima volta i suoi bond perché più solidi dei BTP…
STAY TUNED!
DT
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Attualmente,mio parere personale,vale di più un titolo di stato che un bond bancario. Qualora l’italia ristrutturasse con taglio 30% quella sarebbe la perdita. Qualora la banca venisse nazionalizzata,ipotesi non del tutto remota,la perdita sarebbe totale. MPS dovrebbe essere nazionalizzata visti i 4 miliardi di bond prestati dallo stato. Se si verificasse il debito pubblico in bilancio come verrebbe gestito? L’oro depositato in banca d’italia appartiene alle banche e ai prezzi attuali ( visto il 5% di unicredit in mano ad un fondo comune) non si corre il rischio che perdiamo anche il nostro oro?
Altro punto dolente il Nostro Oro, ‘ndò sta? Altri lo hanno fatto rintrare. Quanto è?
Non mi fido.
…continuano ogni giorno e con sempre più accanimento le pretese dei teutonici, mirate a limitare la libertà operativa delle nazioni europee che si trovano in difficoltà; invece di aiutarle a uscire dalla crisi, stringono il cappio al collo sempre più.
Ho appena finito di leggere un articolo che spiegava perchè l’Italia sarebbe la nazione a guadagnarci di più dall’uscita dell’euro…
Non voglio fare il “grillino”, perchè queste cose, insieme ad altri, le sto dicendo da almeno 4 anni, ma , insisto, quando decideremo di abbandonare l’euro sarà sempre troppo tardi….
mps è già di fatto nazionalizzata ! x cui farsi queste domande contorte serve a poco ! è poi chiedetevi la norma fatta nella finanziaria da questi tecnici della uallera a favore delle obbligazioni bancarie , con garanzia statale !ADESSO A COSE FATTE VI SORGONO I DUBBI? PRIMA CHE VI iNKULANO ? VI DOVETE CHIEDERE SE VI VIENE IL PROLASSO ALL’ANO! DOPO : DEVI SOLO CORRERE IN MEDICINA D’URGENZA ! inshallah
Ehi… calmino coi termini… sai che con te sono stato sempe permissivo però c’è a tutto un limite, ok?
😉
Caro lampo concordo in pieno e purtroppo vedremo tanti risparmiatori con il cerino in mano……è sempre la solita storia con le banche…anni fa quando qs. problemi non c’erano seguivo i “consigli disinteressati” che davano a mio suocero sugli investimenti tra tasso fisso e variabile per decidere su eventuali indebitamenti di clientela :se la banca diceva “ha ancora btp che rendono solo il 5% faccia cct che rendono il 5,6” consigliavo di indebitarsi a tasso variabile, e immancabilmente dopo che mio suocero aveva sottoscritto nell’arco max di 2 cedole i tassi scendevano e i btp guadagnavano. Sulla situazione attuale la mia opinione è che si sia trattato di scommessa/patto molto forte e molto rischiosa al limite estremo del moral hazard: ricevuti i soldi e rintuzzato parte dei bonds in scadenza nel mondo bancario si è proceduto all’acquisto di debito nostrano cercando/confidando in un restringimento degli spreads….scommessa persa per cui, siccome le banche non possono permettersi perdite è nella logica delle cose che scarichino sul popolino affamato di rendimenti e sordo ai rischi…… quando penso ad un mio cliente che ha fatto qualche milione di obbligazione low tier 2 di MPS mi vien da ridere….lo chiamo regolarmente e non sa più che dire/fare…anzi a volte si nega….
In argomento (anche se può sembrare OT ma non lo è) mi incomincio a preoccupare dell’atteggiamento di alcune banche italiane che stanno pubblicizzando la vendita di pronti contro termine ad interessanti rendimenti, facendoli assimilare quasi ad un semplice conto di deposito.
Ovvio che il destinatario di tale “informativa” è il consumatore/investitore finale. Cioè colui che fino a ieri aveva il conto di deposito (che oggi rende sempre meno, anche a causa della truffa sul LIBOR… ma è un altro argomento), che si vede fare una proposta del genere, senza avere la cultura finanziaria per capire l’enorme differenza fra i due strumenti. In pratica si trova del tutto indifeso, rischiando con tale scelta di subire senza accorgersene un cambiamento di rischio del proprio portafoglio incommensurabile!
In pratica, per chi non lo sapesse, nei pronti contro termine ci posso infilare di tutto, le schifezze più atroci e inimmaginabili (a parte un accordo scritto sul contenuto, che credo pochi consumatori finali avrebbero il coraggio e la conoscenza per proporlo).
Questo nuovo atteggiamento di alcune banche italiane mi preoccupa non poco, perché vuol dire che devono disfarsi rapidamente di schifezze che non vogliono (non hanno voluto) contabilizzare a bilancio… perché probabilmente a breve dovranno farlo o saranno forzati a farlo. Evidentemente sta finendo l’effetto dell’LTRO e non riescono più a darli come collaterale alla BCE (o a causa dell’abbassamento di rating non riescono più a darli, perché non rientrano nei parametri di investment grade).
Questo mi fa pensare a quanto circolava ieri sulla Spagna e confermato dal WSJ (oltre che da alcuni report di banche d’affari): ovvero che la BCE (assieme alla Germania) sta spingendo (ha già quasi deciso) di condizionare gli aiuti alla Spagna ad una contabilizzazione delle obbligazioni in possesso alle “casse di risparmio” spagnole al loro effettivo valore, ovvero scaricandone quindi la perdita ai possessori, cioè generalmente piccoli investitori e risparmiatori spagnoli.
Non vorrei che tale atteggiamento delle nostre banche sia una autodifesa del tutto simile, nel qual caso richiedano di fare altrettanto qui in Italia. Quindi il monito dell’FMI me lo spiegherei anche in questa maniera: evidentemente sanno meglio di noi quale sia la situazione reale del sistema bancario di alcuni paesi periferici e soprattutto di quelli che avranno bisogno di aiuto.