FOMC: alza il tasso FED e parte la exit strategy. Ma l’economia sta frenando.

Scritto il alle 08:10 da Danilo DT

FOMC-Statement

Partiamo dalla cosa più banale. Ovvero l’annuncio della Yellen che ovviamente decide per un aumento dei tassi di interesse per la seconda volta quest’anno e, progressivamente, per la quarta dal 2015, ovvero da quanto è partita la teorica inversione di tendenza monetaria. Ora la forchetta è fra l’1,00% e l’1,25%.
E in qui nulla di nuovo, anche perché le aspettative del mercato erano chiarissime.

probabilità aumento tassi meeting fomc giugno 2017

E possiamo anche dire che “tutto era già scritto tempo fa” secondo un copione che era noto al mercato e a cui la FED doveva attenersi per non creare degli shock.

FED scorecard

E fin qui tutto normale. Passiamo alle cose sfiziose. Tanto per cominciare bisogna fare un passo indietro. Qualcuno ha iniziato a temere che qualcosa andasse storto proprio nel primo pomeriggio, alle 14.30 con la pubblicazione dei dati macro US, e in particolare dal CPI di maggio.

Dati fortemente deludenti soprattutto sul fronte core, il cui dato anno su anno è calato a 1.7% da 1.9%. Un calo non previsto che segue altri dati precedenti non positivi e quindi si inizia a temere quanto più volte spiegato (ma non faceva comodo alla FED), ovvero che si inizia ad un fenomeno di frenata più strutturale.

Ma non solo. Ad aumentare la tensione ci ha pi pensato le vendite retail di maggio che hanno a loro volta deluso, ma grazie alle revisioni risultano meno peggio di quanto potevano essere.

E poi, sempre coincidente, si deve aggiungere un nuovo crollo di quell’elemento il cui andamento influisce molto sul tasso inflazione, ovvero il petrolio, causa calo delle scorte inferiore le attese.
Sommate tutto questo e ditemi voi se non bisognava temere che qualcosa poteva andare storto.

DATI MACROECONOMICI
Ma attenzione. La FED deve recitare un copione già scritto, ricordate? E quindi, malgrado una serie di numeri decisamente a favore quantomeno di un immobilismo, Janet Yellen non sta a guardare e continua imperterrita con il suo programma.
Difatti, badate bene, prima del FOMC ci si trovava con un azionario nervoso soprattutto con i bond (resuscitati) che riprendevano valore.
Nervosismo che poi, alle 20, si è trasformato in massima attenzione per lo statement dove la FED si è dimostrata molto più aggressiva.

Si conferma, come detto, il rialzo dei tassi, con una proiezione comunque favorevole ancora ad altre iniziative da qui alla fine dell’anno.
Bene, ora bisogna capire se il mercato sia poi cosi felice che la FED alza i tassi quando forse potrebbe farne a meno. In realtà invece, il mercato ha bisogno di sentirsi dire che il programma è mantenuto perché le cose continuano ad andare bene. Quindi, alla fine, tutto si stabilizza ed i mercati si calmano.
Il pezzo forte dello statement FED però è un altro.
Si è parlato della normalizzazione del bilancio FED, ed è sicuramente questo il nodo più spinoso per il mercato, visto che è evidente la relazione tra bilancio FED ed andamento delle borse.

fed-balance-sheet-trumponomics

E, udite udite, la normalizzazione partirà già quest’anno. “soli” 10 miliardi ma è un assaggio necessario come una sorta di vaccino, così il mercato si abitua. E saranno ridotti i treasury per 6 miliardi e 4 per gli MBS, numeri che potrebbero diventare più interessanti con un possibile aumento di ulteriori 10 miliardi ogni trimestre, il che lo renderebbe una non trascurabile exit strategy.

Poi ovviamente la Yellen predica sempre prudenza ed operatività legata all’andamento della macroeconomia, ma alla fine il messaggio della FED resta positivo. E non poteva fare diversamente, proprio per non intaccare un sentiment che tiene la volatilità compresa come non mai sia sull’equity che sui treasury.

Certo, se si pondera tutto quanto detto con quanto è successo, gli asset più rischiosi potrebbero essere in una situazione di maggiore tensione. E questa sarebbe la logica. Ma il mercato questo termine non lo riconosce più. Per il momento.

STAY TUNED!

Danilo DT

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