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Trattato su leva finanziaria, debito pubblico ed exit strategy
Ho avuto modo di confrontarmi con tante persone in queste ultime settimane. E come è giusto che sia, non tutti vediamo le cose allo stesso modo. Però per tutti è assolutamente innegabile un certo timore per la situazione dell’incremento mastodontico del debito sovrano.
Come ho già detto molte volte e ci tengo a sottolinearlo (sempre a condizione che i dati in nostro possesso non siano sapientemente taroccati da Tremonti & Co) l’Italia sembra addirittura avvantaggiata da questo scenario in quanto la somma “debito pubblico” + “debito privato” mette il Bel Paese in condizioni decisamente migliori rispetto ad altri paesi dove la somma dei due tipi di debito raggiunge livelli enormi (essendo il livello di indebitamento molto superiore).
Inoltre non possiamo dimenticare il fatto che il Italia abbiamo la fortuna di avere un tasso di risparmio decisamente superiore che in molti altri stati.
Immaginatevi quindi la situazione in un paese, tanto per fare un nome, come la Gran Bretagna dove non solo il debito agglomerato era altissimo, ma dove il tasso di risparmio era bassissimo. Anzi, addirittura, si usava una sorta di “leva finanziaria “ per finanziare i consumi personali.
Ed è questo uno degli elementi che ha portato alla distruzione del modello economico anglosassone, e che ha generato la grande bolla del debito che sta generando e che genererà in futuro non pochi problemi.
E su questo bisognerebbe soffermarsi e discutere in modo copioso. Ma rimandiamo a data da destinarsi questa discussione e andiamo a concentrarsi invece sul debito pubblico e sulle sue implicazioni sul sistema bancario.
Il debito pubblico lievita: ma che si può fare?
Come dice giustamente Fugnoli nella sua newsletter settimanale , il problema del debito pubblico è arcinoto a tutti ma, shhhhht, quasi non se ne vuole parlare. Il debito pubblico fa paura, ma in ogni dove non si riesce a trovare delle soluzioni credibili e valide per poter controllare in modo efficace ed attivo questa grande piaga che si è venuta a generare.
Ma come mai nessuno affronta seriamente il problema? Semplicemente eprchè affrontare questa problematica ora, significherebbe non solo generarsi grossi nemici, ma anche defalcare definitivamente con il diserbante qualsiasi “germoglio verde” presente in economia.
Fugnoli parla di 4 motivi che portano all’omertà sul discorso:
1) quadro macro ancora troppo fragile e quindi avverso al taglio delle spese ed all’aumento delle tasse
2) voti in avvicinamento: causerebbe debacle di popolarità con l’elettorato
3) al momento i T Bonds continuano ad essere ben comprati e ben negoziati
4) la macchina economia USA non è ancora sana, anzi, come dice Fugnoli, è asintomatica e quindi merita le dovute attenzioni.
Tutto quanto detto sopra, quindi, risulta oggi molto impopolare. E in tutto ciò cosa c’entrano le banche?
Deleveraging necessario: ma come fare?
E’ cosa nota il fatto che molte banche abbiano una certa esposizione sulla Grecia e su altri paesi dell’area PIGS come Spagna e Portogallo. E’ altrettanto noto, dai dati usciti proprio su questo blog, che il processo di deleveraging delle banche europee è ancora in uno stadio “quasi embrionale” (Negli USA invece la situazione è molto migliorata).
Guardate la slide qui sotto. Troverete le banche europee con maggiore leva finanziaria ad oggi, fine febbraio 2010.
Banche europee di primissimo piano hanno un’esposizione verso la leva finanziaria superiore alle 40 volte.
Quindi la leva finanziaria media delle banche europee non è diminuita di molto (per fortuna le nostre banche sono fuori da questa classifica).
Ora cerchiamo di collegare le due cose: debito pubblico e leva finanziaria.
Cosa c’entrano? C’entrano eccome.
Come verrebbe digerito dal sistema bancario un rischio default di uno stato sovrano? Quanto andrebbe ad incidere sui bilanci delle banche ? E sulla loro solvibilità?
Ovviamente la ripercussione rischia di essere devastante. La soluzione numero uno sarebbe sempre e comunque diminuire la leva finanziaria. E fate ben attenzione, io qui fino ad ora ho parlato di banche . Ma anche nelle aziende e nel sistema economico si fa largo utilizzo della leva finanziaria : dalla banca fino al consumatore finale (vedi il caso inglese prima descritto).
Ma in che modo può essere attuato il deleveraging?
Deleveraging e FED San Francisco
La FED di San Francisco ci aiuta a capire in modo più esaustivo come può essere fatto un processo di deleveraging di un sistema economico:
1) con una crescita maggiore del PIL rispetto all’aumento del debito
2) con un aumento dell’inflazione, la quale va ad “erodere” il rapporto debito/crescita economica
3) con un fallimento importante (Brutto da dire, ma è così)
4) con un debito tenuto sotto controllo che cresce quindi meno del PIL
Ma…. Ragioniamo un attimo.
Quanto detto per il deleveraging è esattamente quello che è necessario anche per fare un’altra cosa, di cui si parla moltissimo, o anzi, si è parlato molto, ovvero l’exit strategy.
Ebbene si, per poter effettuare una efficace exit strategy, sarebbe necessario il verificarsi di almeno un punto di quelli descritti.
Ma qual è il problema?
a) escludendo (speriamo!) il drammatico evento del default
b) mettendo da parte anche l’ipotesi di una crescita economica virtuosa del punto 1
c) escludendo anche la possibilità, ad oggi, di mettere la “museruola” alla generazione del debito pubblico visto nel punto quattro
d) non resta che il punto 3…. Inflazione…. Già, peccato che si sta tornando a parlare di rischio deflazione….
E allora guardiamo in faccia la realtà:
1) non ci sarà exit strategy
2) è necessario uno sforzo enorme per cercare di limitare la leva finanziaria
3) un eventuale default (o rischio default) di uno Stato Euro avrebbe un effetto domino tremendo per il sistema bancario europeo (in primis)
4) con una disoccupazione a questi livelli non si può generare ricchezza per il consumatore, elemento fondamentale per far partire tutta la catena economica della crescita e del motore che ci farà uscire dalla crisi.
I dati finora usciti sono stati frutto di uno stimolo “pubblico” ma l’economia non ha ancora le basi per reggere da sola.
Indi per cui, non facciamoci illusioni.
La situazione resta, per me, critica, in quanto gli indicatori che io seguo regolarmente non mi danno dei veri segnali di inversione di tendenza.
– Leva finanziaria
– Debito pubblico
– Disoccupazione
Questi sono e saranno secondo me i temi caldi del 2010. E se non verranno risolti in modo efficace, non arriveremo forse al famoso double dip, ma c’è il concreto rischio di un altro bel tonfo dei mercati. E domani, A Dio piacendo, parleremo anche di monitoraggio, ovvero come poter tastare il polso della situazione.
STAY TUNED!
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