Exit Strategy, ma non oggi né domani.

Scritto il alle 19:30 da Danilo DT

exit-strategy

I problemi tecnici di questi giorni mi hanno allontanato forzatamente da questa comunità finanziaria e dai lettori.

Purtroppo, come molti di voi già sanno, vista la vagonata di email a cui ho risposto, le cause non sono del sottoscritto, ma sono legate ad una migrazione di tutto il sito di InvestireOggi che ha cambiato server. Operazione che come avrete capito, è stata molto problematica e contorta. Teoricamente era una cosa che si sarebbe dovuta risolvere in un paio d’ore. Invece… il blog è “saltato” venerdì mattina e oggi siamo a quota 5. Cinque giorni di forzato silenzio.

Come sempre, ci sarebbero molte cose da dire su cosa sta accadendo sui mercati finanziari, purtroppo alcune tematiche saranno omesse, mentre altre, le più importanti, verranno riprese in futuro.
In linea di massima, gli amici che hanno ricevuto Compass, avranno comunque avuto modo di già avere un’infarinatura dello scenario a cui avremmo assistito in questa settimana.
Certo, non è che sia successo poi molto di clamoroso.

 

G-20: belle parole, ora i fatti?

 

Il G-20 come sempre, ha lasciato ai poster tante belle parole, tanti bei propositi. Ora aspettiamo come sempre, i fatti. Anche perché le tematiche toccare erano assolutamente di primaria importanza. Non solo a riguardo del clima, ma anche sulla normativa e la regolamentazione dei mercati finanziari e dei derivati. Argomenti questi drammaticamente spinosi e complessi, dove è assai difficile riuscire a trovare una perfetta quadra che trovi il consenso di tutte le case, operatori, stati ed emittenti in genere.

Nel frattempo come sempre, i dati macro si susseguono in modo costante. E tra dati ufficiali e altri un po’ meno ufficiali, abbiamo ormai avuto modo di capire qual è lo stato dell’arte.
Ripresa, non c’è dubbio, miglioramento della situazione, e come negarlo. Il problema sta nel fatto che oggi il mercato, come scritto recentemente nel post sull’equilibrio precario dell’economia, si trova “drogato” dall’interventismo statale e dalla valanga di liquidità che ha salvato la situazione, ma che ha un drammatico risvolto, ricordato, come detto, da Marchionne, AD della Fiat Auto, in una recente intervista.

In breve i concetto è il seguente: gli Stati e le Banche Centrali hanno fatto tanto per salvare banche, società e il sistema finanziario in genere. Ha sostenuto situazione catastrofiche, hanno nazionalizzato società, sono diventati azionisti in altre (parlo degli Stati in questo ambito), hanno acquistato titoli tossici e asset illiquidi. Ma con quale mezzo? L’unico mezzo disponibile era il denaro. Fiumi di denaro messo a disposizione del sistema economico.
Un fiume di denaro fortemente voluto dal Governo USA (Obama in primis) e poi dimostrato necessario per salvare capre e cavoli.
Questo è il quantitative easing. Un sostegno pubblico enorme che va a tappare le falle.
Ma attenzione. Non sottovalutiamo il rovescio della medaglia.

 

Exit strategy: now or…

 

Il rovescio della medaglia, sulla carta, del quantitative easing si chiama “exit strategy”. MA non è l’unica controindicazione. Infatti la strategia di uscita (Exit strategy) deve essere anche permessa dalle condizioni di mercato.
Il commento di Marchionne viene proprio a proposito. Ma come si può parlare di exit strategy quando invece c0’è ancora l’effettiva necessità dell’intervento statale?
Ed è logico, auspicabile ed economicamente sostenibile un ulteriore sostegno pubblico all’economia? E quali sarebbero le conseguenze?

L’inondare il mercato di liquidità produce effetti che, sulla carta, sono decisamente benevoli. Basta vedere l’ultimo semestre borsistico. Toro sui mercati, toro sui bond, toro su tutto quanto era sceso di prezzo. E tutto questo perché la liquidità, anziché finire veramente a sostegno del mercato e del tessuto economico, sta andando da altre parti. Ma tutto questo non può durare all’infinito. Il sistema economico, drogato anche in punti nevralgici che hanno avuto benefici (da queste manovre di quantitative easing) non risolutivi ma solo temporanei, oggi rischia di nuovo di andare in crisi. E, notate bene, a saltare sarà il ciclo produttivo. Un chiaro ed evidente segnale ? Il tasso di disoccupazione.

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Disoccupazione: tasso alle stelle

 

Sul tasso disoccupazione ho già detto molto in passato. Le previsioni sono di un ulteriore accelerazione. E confermo quanto già detto in passato: non possiamo pretendere VERA crescita economica con disoccupazione in aumento. Ma c’è di più.
La notizia di per sé è inquietante. Da un flash Ansa leggo che la disoccupazione giovanile in USA è pari al 52.2%.

ORA DITEMI VOI COME FACCIO A NON ESSERE PREOCCUPATO.

E questo perché non c’è un sostegno alle classi più basse e a favole delle piccole e medie imprese. Per registrare tali livelli di disoccupazione occorre andare indietro alla Seconda Guerra Mondiale.
Intanto guardate questo grafico interattivo sul tasso di disoccupazione USA.
In diverse aree degli USA si supera il 20%.

unemployement-usa

CLICCATECI SOPRA e vedere il risultato.

 

Non è tempo per exit strategy

 

Ma torniamo al discorso iniziale. Quindi, se ci sarà ancora bisogno di liquidità, non possiamo certo pensare all’exit strategy. Il tornare a levare al mercato la liquidità che ha salvato il sistema, potrebbe significare creare nuove falle. Certo, bisognerebbe intevrvenire dove veramente il denaro è in eccesso. In primis in alcune banche. Ma attenzione, non è tutto così semplice, anche eprchè l’exit strategy funziona se il sistema è sano e normalizzato. Oggi non è così. Ho già scritto più volte di CMBS, CDS, credito al consumo, mutui ARMs e quant’altro.
Le minacce quindi non mancano. Eccellente secondo me il commento di Marco Vitale, economista d’impresa, in un’intervista al Sole 24 Ore: il vero nodo è stato modificare la funzione della finanza. Si dovrebbe usare il denaro ricevuto per darlo come apertura di credito ad una azienda. Inoltre il “pagherò” , che come sappiamo è un tipo di cambiale, in finanza sta diventando un pagherò MAI visto l’andazzo di derivati, finanza strutturata e quanta’altro. Un cambiamento addirittura antropologico.

 

Tra tante incertezze…

 

Quindi (scusate, mi sono dilungato…) capite benissimo che le incertezze sono innumerevoli e che le difficoltà sono tante.
Ma in tutta questa incertezza c’è almeno una certezza?
Secondo me si.
Il mercato sta drogando di ttto e di più. Solo una cosa non può drogare oggi: l’inflazione.
Quindi difficilmente (secondo me) ci sarà spazio per un aumento dell’inflazione, proprio perché se non aumenta in modo deciso in questa fase di “recovery”…BEH… TUTTO DETTO.
Recupero di produttività temporaneo, quindi nuovo rallentamento , nuovamente meno denaro che circola e…deflazione.
Welcome to Japan, baby…

 

American Dream: lavoro poco, però….

 

Ora un’ultima curiosità.
Cliccate QUI e godetevi questo ultimo grafico interattivo. Signori questo è il sogno americano. Che sarà sempre meno sogno (tempi duri per tutti).

STAY TUNED!

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