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TOO BIG TO FAIL: ma se a fallire non è una banca ma la stanza di compensazione…paga sempre pantalone!
La crisi bancaria resta un nodo cruciale da sciogliere. Le banche italiane e tedesche hanno le loro problematiche, e di certo molti altri istituti di credito non sono in splendide condizioni.
La normativa sul Bail-in, molto spesso contestata, necessita di una rivisitazione anche perchè, così strutturata, sembra poco efficace per poter gestire in modo proattivo la crisi del settore del credito.
Ma state pur certi che il “sistema” farà il possibile per spostare in avanti il problema, comprare tempo e rimandare le soluzioni più spinose, fino al punto in cui qualcuno se ne uscirà fuori con frasi che sottolineeranno l’importanza sistemica di alcune problematiche e quindi verranno a crearsi delle soluzioni di tipo straordinario, in barba alle normative.
Ma a questo punto, a che servono le normative? Per essere violate, non c’è dubbio. Ennesimo caso di un’Unione Europea mal costruita e sempre peggio gestita.
A confermare questa mia tesi, che avrete già letto in miei precedenti post, è proprio un articolo apparso ieri su Bloomberg dove si sottolinea proprio l’aspetto del nuovo “too big to fail”.
The European Union plans to give authorities sweeping powers to tackle ailing derivatives clearinghouses to prevent their failure from wreaking havoc throughout the financial system.
Draft EU legislation seen by Bloomberg sets out rules on saving or shuttering clearinghouses that would apply to firms such as London-based LCH. The proposals cover everything from the creation of resolution authorities to the powers they would have when winding a company down, including writing down shares, debt and collateral. (BBG)
Tradotto, significa che L’Unione europea prevede di dare alle autorità, se sarà necessario, ampi poteri per affrontare le difficoltà derivanti dalla gestione dei derivati e delle stanze di compensazione, al fine di evitare il fallimento di certe istituzioni finanziarie ed evitare il caos finanziario globale.
Ma tu guarda, ne parlavamo proprio in questo post. Non sarà che qualche funzionario dell’UE segue il blog e si sarà preoccupato del problema? Ovviamente sto scherzando, in quanto vorrei ben sperare che certe problematiche siano note a chi dirige la baracca (speriamo).
Quindi il messaggio è chiaro. La normativa c’è e deve essere seguita MA ci sono delle eccezioni che potranno generare delle deroghe. Di necessità? Di comodo? Tutto potrebbe essere. Certo è che si tratta dell’ennesimo tassello di una UE sempre più farlocca, alla faccia dell’Unione Bancaria che si diceva ormai “in stato avanzato”. Si, di decomposizione.
Avrete capito che in questo caso non stiamo parlando direttamente di Deutsche Bank o di Monte dei Paschi, tanto per citare due delle banche più chiacchierate, ma di stanze di compensazione, ovvero tutto quel sistema di controparti che fanno stare in piedi quel mercato pazzesco che è il mondo dei derivati (vedi l’immagine introduttiva per una rapida spiegazione su cosa sono le stanze di compensazione). Peccato che tale problema oggi è enormemente sottovalutato dal mercato, compreso il fatto che la Brexit ha generato ulteriori criticità sull’argomento, visto che la maggior parte di queste “clearing houses” hanno proprio sede a Londra.
(…) The plan’s upfront costs for clearinghouses “are estimated to be in the millions for the largest institutions and in the thousands for smaller entities,” according to the summary of an EU impact study. Costs for “better planning and prevention of failure” will vary by firms’ “size, interconnectedness, substitutability and complexity.” (…) While the process is taking risk out of the banking system, it has increased it in the clearinghouses, which might get into difficulty after the default of a clearing member — typically a major bank — or after some operational failure that inflicted major losses. In both cases the authorities would need to act quickly and would be doing so amid a looming crisis. (…)
Anche perchè le stanze di compensazione, non sono sotto la supervisione e la protezione della BCE come invece il sistema bancario che viene bacchettato se certi requisiti non vengono raggiunti. Le stanze di compensazione sono di competenza delle autorità nazionali. E quindi è fin troppo semplice comprendere chi deve intervenire in caso di default: lo stato quindi il suo bilancio e quindi i cittadini dello stesso e quindi il risparmiatore.
Come sempre, ci mancherebbe.
Cosa significa in soldoni dover salvare una stanza di compensazione? Beh, come avrete visto in apertura di post, si tratta del garante e liquidatore delle operazioni sui derivati. Ora, non tutti sappiamo quali sono i paurosi volumi che viaggiano sui mercati di questo tipo di strumenti. Mi risulta persino difficile poter quantificare delle cifre, non mi resta che la frase dell’articolo prima citato di Bloomberg, dove si parla di ricapitalizzazioni a carico dei governi locali. Aiuto di stato? No, perchè arriverebbe, come detto, la deroga dell’UE.
Questo conferma, quindi, quanto detto prima.
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