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QUALI AREE PREFERIRE CON QUESTA CRISI
Buongiorno a tutti, cari amici lettori!
Oggi purtroppo, come avrete notato, sono latitante, in quanto sono fuori per lavoro e quindi non ho la possibilità di essere particolarmente presente. Ma grazie al mio potente notebook, ho deciso di fare una rapida escursione sul blog. E con l’occasione rispondo ad un amico lettore che mi ha chiesto, via email (a questo proposito vi pregherei di porre i quesiti direttamente sul blog, in modo tale da alimentare una discussione con tutti i bravissimi e preparatissimi lettori) quali sono le aree che potrebbero subire un forte rallentamento a causa della recessione USA. In due righe , spero di poter mettere in luce il mio punto di vista. Ovviamente sta a voi poi dire la vostra!
La Pole Position a Europa e Giappone
La cosa che più mi sorprende ,e non odiatemi per questo, è che la maggior parte degli investitori continua imperterrita a sottovalutare gli effetti di questa crisi, sia quelli già evidenti e conosciuti, sia quelli MOMENTANEAMENTE OCCULTI e che salteranno in futuro (nuove svalutazioni in primis). E nello stesso tempo quindi, non vengono riconosciuti i rischi legati alle ripercussioni di un rallentamento originato negli Stati Uniti e che è destinato a espandersi a macchia d’olio (globalizzazione…).
La verità è che il problema “subprime”, come già ribadito circa mille volte, non è solo un problema USA, e nello stesso tempo non si può parlare di “decoupling” (vedere post dedicato all’argomento!) . Ma chi sarà a subire le conseguenze più gravi da questa crisi del sistema finanziario? In Pole Position io metterei l’Europa e il Giappone: sono i mercati più vulnerabili, con a ruota l’America Latina , sempre molto USA dipendente.
Chi invece potrebbe risultare vincente nel confronto, o comunque più forte? E rieccoli qui… Ve li ricordate “I NUOVI RICCHI”? Secondo me sono proprio loro… Quindi il resto dell’Asia (escluso il Giappone), la Russia e il Medio Oriente dovrebbero mostrare buone capacità di tenuta. Preferisco distinguere il Giappone dal resto dell’Asia, in quanto secondo me la decelerazione degli Stati Uniti potrebbe far emergere in modo inequivocabile i punti deboli di economie come quella giapponese (da sempre votata all’esportazione proprio verso gli USA), mentre quelle in fase di grande espansione economica anche interna come la Cina e alcuni paesi produttori di materie prime, riusciranno ad attutire l’impatto.
OK Paesi Emergenti, mentre per il resto c’è tempo
In questi paesi, ricchi di materie prime o comunque con una vivace domanda di beni, non dovrebbero mostrare una riduzione violenta del PIl, accompagnato sempre da una sostenuta richiesta di materie prime per la costruzione di infrastrutture (non dimentichiamo mai la fase “epocale” che stanno vivendo paesi come Cina ed India, le quali rallenteranno, certo, ma mai come i paesi industrializzati).
Quindi, conviene già ora entrare sui mercati? Secondo me conviene sempre temporeggiare sui paesi “core” (USA, Europa ecc) mentre sui Paesi Emergenti non vedo male iniziare a “compricchiare”. La formula migliore? Ne ho parlato giorni fa, si chiama PAC…
A presto!