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Politica Monetaria e BCE: verso un Nuovo Paradigma?
BCE al Bivio: Il Delicato Equilibrio tra Tagli dei Tassi e Stabilità Economica
Arriva il giorno del Meeting BCE. Un incontro che (lasciatemi dire) è quasi diventato di routine. Quasi non se ne parla più. Ormai ci si focalizza su altre cose in un momento dove ormai il clima sta diventando natalizio e tutti sembriamo più buoni. Ma attenzione perché in realtà non è così.
Prendetevi i giornali e leggete le notizie. Siamo così certi che la situazione economica soprattutto in Eurozona sia così brillante? E allora deve succedere qualcosa e la Lagarde è chiamata all’appello. Guardate lo ZEW tedesco. Direi che parla da solo.
E la stessa Banca Centrale Europea si trova in un momento cruciale della sua storia recente, con una decisione che potrebbe segnare un punto di svolta nella politica monetaria dell’Eurozona. Ma non solo per il previsto taglio dei tassi di 25 punti base, che porterebbe il tasso sui depositi al 3%, rappresenta solo la punta dell’iceberg di una strategia monetaria in profonda evoluzione.
Il Grande Dibattito: Colombe vs Falchi
Nel cuore di Francoforte si consuma un dibattito che va ben oltre la semplice riduzione dei tassi. La vera partita si gioca sul terreno della comunicazione futura della politica monetaria. Le “colombe” del Consiglio spingono per abbandonare il linguaggio ultra-restrittivo, mentre i “falchi” mantengono una posizione più cauta, consapevoli che l’inflazione, sebbene in calo, potrebbe ancora riservare sorprese.
Il fantasma dei dazi trumpiani aleggia sulle decisioni della BCE. La minaccia di nuove barriere commerciali verso prodotti europei e cinesi non è un elemento da sottovalutare. Questo scenario potrebbe innescare una nuova spirale inflazionistica, complicando il percorso di normalizzazione monetaria appena iniziato.
Il Sentiero Stretto della Crescita
Le nuove proiezioni macroeconomiche fino al 2027 dipingono un quadro complesso: se da un lato l’inflazione sembra convergere verso l’obiettivo del 2%, dall’altro la crescita economica dell’Eurozona mostra segni di debolezza preoccupanti. Lo spettro della stagnazione non è più un’ipotesi remota, ma una possibilità concreta che richiede un delicato equilibrio nelle scelte di politica monetaria. Bella gatta da pelare. Che fare quindi?
La Fine di un’Era: L’Addio al PEPP
Intanto una certezza. Il tramonto del 2024 segna anche la conclusione definitiva dei reinvestimenti del Programma di acquisto per l’emergenza pandemica (PEPP). Non si tratta di un semplice dettaglio tecnico: con un portafoglio di circa 1.600 miliardi di euro, di cui 284 miliardi in titoli italiani, la fine del PEPP rappresenta un momento cruciale per i mercati obbligazionari europei che perderanno un buyer importante sul mercato. Quale sarà l’impatto su prezzi e rendimenti?
Prospettive e Sfide
Ormai i mercati guardano già al 2025, prevedendo un tasso sui depositi intorno all’1,75%. Tuttavia, il vero banco di prova sarà la gestione del drenaggio della liquidità, che accelererà con la fine contemporanea dei reinvestimenti APP e PEPP. La BCE si trova quindi a navigare in acque inesplorate, dove la trasparenza nelle comunicazioni diventerà sempre più cruciale. E in tutto questo la BCE è chiamata a gestire TRE mission importantissime:
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sostenere la ripresa economica
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mantenere sotto controllo l’inflazione
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gestire le tensioni sui mercati obbligazionari
Vi rendete conto che non sarà una passeggiata? Mi viene quasi da dire che il fattore C (_ulo) potrebbe diventare determinante… Ma non fatemi dire queste cose… Sappiamo tutti che le competenze sicuramente sapranno trovare soluzioni vincenti… Forse…
La cosa curiosa è che la BCE stia gradualmente abbandonando gli strumenti emergenziali della pandemia per tornare a una gestione più “tradizionale” della politica monetaria. Un ritorno alla normalità? Forse, ma in un mondo che di normale ha ben poco, visto che quel tipo di politica monetaria era il NEW NORMAL ormai.