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Piano Salva Euro: opportunità con riserva
Il “Piano Salva Euro”, come già detto, rappresenta una presa di posizione forte dell’ Unione Europea e del Fondo Monetario Internazionale contro la speculazione ed a sostegno di un progetto che in molti davano già come morto e sepolto.
Il pacchetto stanziato assomiglia molto negli importi al piano USA salva banche, conosciuto universalmente come TARP. Ed i parallelismi, già azzardati in altri post, non sono poi così sbagliati.
Rapida sintesi del piano Salva Euro
L’Ecofin, durante il meeting della notte scorsa, ha stanziato un pacchetto di stimolo fiscale molto più ampio del previsto e pari a EUR 750 miliardi. Il pacchetto è composto fondamentalmente da tre elementi:
– L’apertura a tutti i Paesi dell’Area Euro di misure di supporto alla bilancia dei pagamenti, aumentate da 60 a 110 miliardi di Euro;
– L’istituzione di un fondo di stabilizzazione di 440 miliardi di Euro;
– Lo stanziamento di una tranche aggiuntiva dal Fondo Monetario Internazionale (FMI) pari a 250 miliardi di Euro;
Le ultime due misure avranno come effetto un processo decisionale molto più veloce nel caso dovessero essere implementati pacchetti di aiuto come per la Grecia.
Per ottenere eventuali pacchetti di aiuto, i Paesi richiedenti dovranno sottostare a rigorose politiche di austerità supervisionate dal FMI, dalla Comunità Europea e, probabilmente, dalla BCE.
Inoltre la BCE ha comunicato che interverrà con acquisti sul mercato obbligazionario pubblico e privato. L’ammontare del sostegno deve essere ancora deciso. In aggiunta, la BCE garantirà alle banche l’accesso alla liquidità su un orizzonte temporale indeterminato. In collaborazione con la FED, la BCE ha riaperto la linea di swap in USD, permettendo alle banche europee di ottenere liquidità in USD su collaterale EUR.
Come potete vedere, si parla di cifre importanti, 750 miliardi di Euro, che però necessitano di una collaborazione fortissima dei paesi membri dell’Unione Europea. Quindi non solo la Grecia dovrà “stringere la cinghia”, ma anche Portogallo e Spagna già fin da subito dovranno dar vita a riforme strutturali importanti per rimettersi in riga e sistemare gli eccessi.
Eccessi che si sono generati in particolar modo nei paesi del Sud Europa, quelli più deboli e che si trovavano già fin da quando è nato l’Euro in condizioni macro abbastanza delicate.
Come dice bene Zingales in un suo recente articolo, è giunto il momento di assumere la consapevolezza che l’Europa non è unica ed univoca, ma è un melting pot di culture diverse e di stati eterogenei che hanno “provato” un progetto di Unione teorica che, però, si è dimostrato decisamente deficitario.
Dopo il piano Salva Euro, la palla passa ai Governi: la seconda puntata
L’Unione Monetaria ha fatto la sua parte. Condivisibile, se si voleva mantenere in vita in modo credibile il progetto Euro (altrimenti si mangiavano dei soldi e si andava a finire male).
Ora però toccherà ai Governi prendere le dovute contromisure per poter rendere efficace questa Fase 2 dell’Euro. Si, perché ora per l’Unione Europea e per l’Euro parte la seconda puntata. Importantissima e fondamentale, anche perché se da una parte “Casa Madre” UE ha fatto ciò che doveva, ora bisognerà fare il possibile per evitare che la crisi vada a finire non solo nei conti pubblici dei singoli Stati, ma anche nelle imprese e soprattutto nelle banche dell’Unione Europea.
Quindi, sposiamo il sostegno deciso dal connubio UE+FMI, ma non dimentichiamo che questo sostegno deve però avere la caratteristica della “temporaneità”. Quindi tutti gli Stati aderenti all’UE dovranno fare dei sacrifici. E visto che i soldi non si creano dal nulla, anche noi italiani dovremo fare la nostra parte.
Il parallelismo col TARP
Riprendendo il parallelismo fatto con la famosa operazione salva banche negli USA con il TARP. Ciò che si chiederà agli Stati (come è stato fatto negli USA con le banche) sarà innanzitutto una drastica pulizia dei conti con rientro nei parametri, ed una successiva restituzione delle cifre date in prestito.
La grande differenza tra i due piani, ovviamente, è la differenza dei soggetti che ricevono i soldi. Negli USA si salvavano le banche. In Europa di salvano gli Stati ( e si spera che tutto questo sia sufficiente per salvare le relative banche che, altrimenti, sarebbero spacciate).
E proprio come con il TARP, si chiederà un ritorno ad una produttività e ad una crescita economica se non virtuosa, quanto meno dignitosa.
Però facciamo attenzione.
Se guardiamo alle banche USA, ci rendiamo conto che, in un modo o nell’altro, il TARP è stato (apparentemente) un successo, in quanto le banche sono state salvate, hanno recuperato redditività e sono tornate a crescere. Ma chi ci sta rimettendo oggi? E’ proprio lo Stato, con un rapporto debito/PIL sempre più pericoloso.
Inoltre, se andiamo a vedere i bilanci delle banche Usa, vediamo che gli utili sono legati ad una sola voce di bilancio: SPECULAZIONE. Quindi una ripresa di virtuosismo economico che deve essere analizzata con attenzione.
Rapportiamo ora la situazione all’Europa.
Quattro punto focali
1) Qui sono sicuramente gli Stati in forte crisi a guadagnarci (perché vengono salvati da una situazione di forte difficoltà) mentre gli altri sono obbligati a forti impegni economici per sostenerli.
2) Inoltre, essendo gli Stati a dover immettere i fondi per salvare altri Stati, il tutto ricadrà inevitabilmente su una maggiore pressione fiscale, su un ulteriore indebitamento pubblico e, per farla breve, sul cittadino, direttamente, senza mezzi termini.
3) Se poi le banche USA guadagnano speculando (e grazie alla speculazione e alla finanza innovativa hanno restituito fior di quattrini al Governo) potranno gli Stati fare altrettanto?
La risposta è ovviamente NO.
4) Infine, siamo sicuri che la situazione delle banche USA sia migliorata e che sia stata veramente una forte pulizia dei bilanci? Come già scritto, sappiamo che la leva finanziaria e l’utilizzo dei derivati è assolutamente ancora oggi di gran moda.
Gli Stati ovviamente non potranno giocare sulla leva finanziaria e nemmeno mettersi a fare puro carry trade. Quindi, come avrete capito, si può solo fare una cosa: stringere la cinghia.
Austerity e disciplina fiscale.
Questa è la mia ricetta e questo è il mio parere. Ed è per questo che il piano Salva Euro ha un rovescio della medaglia che non può lasciarci allegri. L’euforia dell’avvenuto piano ha dato gran benzina alle borse, ma poi quando ci si renderà conto che il piano Salva Euro non si creerà dal nulla, forse il mercato chiederà pegno.
Ma non temete, credo che nei prossimi mesi si sprecheranno ancora le parole su questo argomento.
Si poteva fare di meglio?
Secondo me, se l’intenzione era quella di proseguire il “progetto Euro”, questa era l’unica strada da percorrere.
Tutte le altre soluzioni intraprese, avrebbero comportato ad una “revisione” del ruolo dell’Euro coem lo conoscaimo noi ora.
Da più parti ho letto di diverse soluzioni:
1) nascita di 2 Euro, uno di serie A ed uno di serie B
2) Fuoriuscita dall’Euro dei paesi in crisi, dandogli così la possibilità di svalutare e di rimettersi in riga nell’arco di qualche anno
3) Scioglimento del Progetto Euro ed un ritorno alle monete originarie (tra cui la Lira9.
4) Più tante altre ipotesi
Ognuno di queste ipotesi meriterebbe un libro di discussioni.
A noi non reste che accettare quanto deciso e capire fondamentalmente che:
1) il domani vedrà ancora l’Euro come moneta operativa come noi la conosciamo ora
2) ci toccheranno forti limitazioni e sacrifici
3) sarà necessario un impegno serio e collaborativo di tutti
Purtroppo continuo a ripetere se occorrerà “stringere la cinghia” in quanto, se così non si farà, ora che è nato il Piano Salva Euro, significherà che ci mangeremo una valanga di soldi per poi essere messi peggio di oggi.
E questo scenario è assolutamente da evitare.
Tra tante parole, permettetemi questa unica ultima grande certezza.
STAY TUNED!
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