ORO: il barometro settimanale (10-03-2013)

Scritto il alle 10:00 da Roy Reale

GUEST POST: Gli avvenimenti più importanti della settimana e il ruolo dell’oro nei portafogli di investimento e delle banche centrali.

L’indice Statunitense Dow Jones Industrial Average questa settimana ha rotto al rialzo massimi storici andando ad attestarsi sul livello piu’ alto di sempre. I valori delle azioni dello storico indice di Wall Street hanno beneficiato della spinta dei bassi tassi d’interesse e delle misure di stimolo varate dalla Fed.  Nel marzo 2009, all’apice della crisi internazionale (scatenata dal crollo delle obbligazioni agganciate alle ipoteche dei mutui subprime), il Dow quotava 6.547,05 punti. Grazie alla Fed di Ben Bernanke, la quale ha iniettato nel sistema finanziario oltre 4 mila miliardi di dollari, il Dow oggi e’ piu’ che raddoppiato nel giro di soli quattro anni.

Anche l’indice Standard & Poors’ 500 ha fatto segnare nuovi massi dagli ultimi cinque anni. Gli utili trimestrali hanno aiutato le Borse americane, ma e’ stata soprattutto la Fed ad alimentare questa nuova bolla speculativa. L’economia reale langue, con un alto tasso di disoccupazione e ben 50 milioni di americani che sopravvivono grazie al programma di  sociale buoni pasto (food stamps – SNAP Supplemental Nutrition Assistance Program).

Anche nel 2007, poco prima della Grande Crisi, il Dow Jones era sopra i 14.000 puntima con un debito federale pari a 9.000 miliardi di dollari, contro gli attuali 16.500 miliardi. Nel 2007 il rapporto Debito/PIL era al 57% contro il 105% odierno. E il deficit federale viaggiava sui 100 miliardi l’anno. Da quando si e’ insediata l’Amministrazione Obama (2008) esso viaggia a oltre 1.000 miliardi di dollari l’anno.

Ben Bernanke ha riconfermato anche davanti al Congresso USA che la Fed continuera’ a portare avanti il suo programma di acquisto di assets. La giustificazione ufficiale a questa politica e’ la debolezza del mercato occupazionale statunitense.  Il dollar index si e’ leggermente “rafforzato” da inizio anno. Il fattore e’ contingente. La bolla monetaria gonfiata dalla Fed attira capitali speculativi sulle principali Borse di New York, pertanto il dollaro “appare” in rafforzamento. Del tutto fuori luogo coloro i quali, sul lungo periodo, prevedono un tonfo dell’oro e un ritorno del biglietto verde agli splendori del passato.

Come abbiamo gia’ sottolineato in questa rubrica piu’ volte, il dollaro e’ seduto su un debito pubblico totale di oltre 58.000 miliardi di dollari e su passivita’ finanziarie future (pensioni del settore militare e settore sanitario) di oltre 122.000 mila miliardi di dollari. Dal 2001 il dollaro USA ha perso la meta’ del suo valore ogni quattro anni. Il grafico che segue (oro in grammi contro dollaro statunitense) , proietta il valore del dollaro rispetto al valore dell’oro, sino al 2030. Se le politiche del decennio scorso proseguiranno cosi’ come i trends attuali relativi a debito e deficit pubblico, debito privato e deficit della bilancia commerciale, il valore del dollaro americano si sbriciolera’ rispetto al metallo giallo.

Il metallo giallo e’ rimasto ancorato all’interno della gamma di oscillazione compresa tra $1.570,00 e i $1.590,00; gli investitori hanno preferito riversarsi in massa su assets rischiosi abbandonando temporaneamente l’oro. I prezzi piu’ contenuti del lingotto stanno stimolando la domanda di metallo fisico, soprattutto in India e Cina.

L’Esecutivo governativo di Pechino ha confermato che per il 2013 la spesa pubblica  dovrebbe essere aumentata del 10% per arrivare a un obiettivo di crescita annua del 7,5%.  Le Banche Centrali della Russia, Corea del Sud e Kazakhstan si stanno giovando dei prezzi contenuti del metallo giallo per incrementare le loro riserve auree. La Corea del Sud, nel solo mese di gennaio, ha acquistato 20 tonnellate di oro. Nel 2012 ne aveva acquistate 30 tonnellate (in un anno).

La Russia, sempre nello stesso mese, ha acquistato 12,20 tonnellate di oro, mentre il Kazakhstan ne ha acquistate 1,50 tonnellate. Le Banche Centrali stanno accumulando oro per controbilanciare e limitare il rischio finanziario derivante dagli effetti inflattivi sulle loro riserve valutarie.

Attualmente la Corea del Sud risulta essere la settimana nazione a livello mondiale per riserve auree. In ogni caso, dovra’ incrementare i propri accantonamenti di metallo giallo, in quanto le proprie riserve risultano essere una frazione minima rispetto a quelle valutarie, stimate in 328 miliardi di dollari americani.

La Cina possiede riserve valutarie in grado di acquistare due volte l’importo dell’oro di tutte le banche centrali mondiali

Le riserve valutarie della Cina sono cresciute del 700% dal 2004 a oggi. Esse sono talmente ampie da poter comperare tutto l’oro delle Banche Centrali mondiali per almeno due volte il loro valore. Come puoi constatare dal grafico qui sotto, le riserve in valuta estera detenute dalla Cina sono arrivate all’ammontare stratosferico di 3,3 trilioni di dollari americani. Dal 2004 al 28 febbraio 2013 il prezzo dell’oro e’ cresciuto del 263%. Le riserve valutarie cinesi, nello stesso lasso di tempo, sono cresciute del 721%.

Nel grafico sono riportate anche le riserve valutarie di India, Russia e Brasile. Dal 2004 sono cresciute del 400% raggiungendo la ragguardevole  cifra di $1,1 trilioni di dollari americani.

Le banche cinesi riceventi dollari americani dall’interscambio commerciale con gli USA, li trasferiscono alla Banca Centrale Cinese in cambio di valuta locale. La Banca Centrale  cinese, pertanto, riesce a incrementare anno dopo anno le riserve in dollari americani. Due terzi delle riserve valutarie cinesi sono espresse in dollari americani, un quarto in Euro.

Le riserve in valuta estera della Cina attualmente sono pari al 30,20% di tutte le riserve mondiali. Nel 2004 raggiungevano il 14%. Il secondo detentore di riserve valutarie risulta essere il Giappone che nel 2004 ne possedeva il 23%.

Nei prossimi anni la Banca Centrale Cinese ha gia’ confermato che provvedera’ a convertire parte delle proprie riserve in metallo giallo. Questo trend fornira’ ulteriore supporto alle quotazioni dell’oro.

Riccardo G. – Deshgold

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