Mercati: Back to the risk
Giornata quasi trionfale per le borse e non solo. Torna a splendere brillante il sole sui mercati finanziari, grazie al migliorato sentiment sul problema greco (tutto risolto?) e ai dati USA. Volano anche le materie prime e crolla il VIX.
Già… dati USA. Riprendo in questo post il brillante ragionamento di Mattacchiz, con tanto di grafico , su l’indice Empire uscito ieri.
Oggi è uscito l’Indice Empire sull’andamento dell’attività manifatturiera nello Stato di New York.
Al di la che ci viene detto solo il dato aggiustato, esso mostra un deciso incremento rispetto al mese precedente. Non mi ci fermerò nemmeno un secondo a cercare da capire come faccia l’indice a crescere mentre decrescono quasi tutte le sue componenti attuali ( sono ampiamente positive solo le componenti in merito alle aspettative nei prossimi 6 mesi… l’unico dato, o quasi, positivo nel mese di febbraio sono gli inventari, ovvero mostrano una variazione pari a … 0… ).
Ma lasciamo perdere.
In generale, uno si aspetta che l’indice che misura l’attività manifatturiere, misuri l’attività fatturiera! Questo è un concetto semplice. Lo capiscono anche quelli della FED e quei mostri con 6 o 7 master ( sempre quelli ) che hanno creato l’indice.
Allora, supponiamo che ad un certo anno ci siano 100 aziende con 100 impiegati l’una. In totale 10000 operai. Tutto va a gonfie vele, gli ordini aumentano, gli imprenditori hanno l’intenzione di assumere, di investire; gli inventari stanno al passo con lo sviluppo economico e via dicendo.
L’indice E’ BELLO POSITIVO, diciamo tra 30 e 40…
Poi arriva la crisi, gli imprenditori smettono di assumere e iniziano velocemente a contenere i costi: licenziano, riducono gli inventari, riducono gli investimenti, le aspettative sono più fosche.
L’indice allora ritraccia a -30! E’ crisi nera!!!
Metà delle aziende chiudono, più di 1/3 dei dipendenti vengono licenziati, l’attività manifatturiere è realmente ai minimi da anni.
Poi un raggio di luce, gli inventari tornano a normalizzarsi, la metà degli imprenditori ( ne sono rimasti pochi, le aziende hanno chiuso… ) dice che vede un futuro migliore: l’indice schizza sui massimi da mesi.
Ora mi domando: che cavolo di leading indicator può essere un indice che in pratica, trascura completamente il fatto che l’attività manifatturiera dell’area di New York è stata quasi dimezzata???
non ci credete? guardate questo grafico:
Nonostante l’indice sia arrivato sui livelli medi degli anni 2002 – 2006, DI FATTO, gli impiegati nel settore manifatturiero sono diminuiti del 30%.
Ora, non vi chiedete anche voi che diavolo di senso abbia un indice del genere?????
Se si arrivasse ad avere una sola azienda, con 10 operai, tutti impegnatissimi, questo indice ci direbbe che lo stato della manifattura di New York è ai massimi di sempre????
Ennesima prova non solo dell’eccellente capacità investigativa del notro mattacchiuz, ma anche della farsa che vogliono farci digerire.
Ma torniamo ai mercati.
Intermarket intraday
Il breakout preventivato la settimana scorsa è stato interpretato correttamente ed il mercato ha “allungato”. Guardate il grafico intermarket intraday.
E’ quantomai evidente un ritorno al rischio finanziario (back to the risk) con un super SP 500, un eccellente CRB ed un Dollar Index che tende ad indebolirsi. Tutto quadra ma…strano il comportamento del T note. Mi sarei aspettato un rintracciamento (reverse fly to quality) ed invece no, addirittura sale per poi appiattirsi.
L’intermarket suggerisce per oggi uno scenario di maggiore tranquillità e di appiattimento. Navighiamo a vista, in attesa della prossima bufala che ci vorranno propinare. Tanto ormai è un dato di fatto. Il mercato va per la sua strada e non dobbiamo sorprenderci di nulla.
STAY TUNED!
DAILY BRIEFING
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