La crisi economica italiana è strutturale? Come uscirne? Settima parte

Scritto il alle 10:15 da lampo

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* * * * * *

7. PRESSIONE FISCALE

Un recente rapporto della Banca d’Italia ([48]) ci mostra l’andamento dell’incidenza sul PIL della pressione fiscale, ovvero della somma delle imposte dirette, indirette, dei contributi sociali (ai fini pensionistici e sociali) e delle imposte in conto capitale:

Fonte: Banca d’Italia – Supplementi al Bollettino Statistico: Statistiche di finanza pubblica nei paesi dell’Unione europea (5 luglio 2013)

Una precisazione: la pressione fiscale, come vari indicatori statistici, rappresenta un valore medio: per cui è possibile che diverse categorie di contribuenti subiscano un livello di tassazione di molto inferiore/superiore.

L’ultimo rapporto dell’Istat mostra l’incidenza dei vari componenti nel corso degli ultimi anni ([49]):

Fonte: Istat – Conti economici nazionali – Pressione fiscale (27 novembre 2012).

I dati più recenti forniti dall’Istat ([50]) ci dicono che l’aumento sta proseguendo:

La pressione fiscale è stata pari, nel primo trimestre 2013, al 39,2%, risultando superiore di 0,6 punti percentuali rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente.

E’ il dato più alto dall’inizio della serie storica nel 1999 (14 anni fa).

Tenete conto che la rilevazione del primo trimestre è generalmente la più bassa rispetto agli altri trimestri dell’anno. Infatti la pressione fiscale tende ad aumentare nei successivi trimestri per raggiungere il picco nel quarto trimestre ([51]).

La Corte dei Conti, nell’ultimo Rapporto sul coordinamento della finanza pubblica, ci fornisce la distribuzione a livello governativo della pressione fiscale ([52]):

Fonte: Corte dei Conti – Rapporto 2013 sul coordinamento della finanza pubblica (maggio 2013).

Ovviamente i più “penalizzati” nel pagamento del fisco, sono i contribuenti che hanno il prelievo alla fonte: non possono evadere!

Per comprendere meglio i dati sulla pressione fiscale quindi bisogna affrontare un altro tema, a cui è strettamente legata.

8. ECONOMIA SOMMERSA

Il Ministero dell’Economia e delle Finanze nel 2011, al fine di operare una riforma fiscale, aveva istituito un gruppo di lavoro sull’Economia Sommersa ed i Flussi Finanziari ([55]).

Prima di mostrarvi i risultati occorre fare una precisazione statistica importante (che secondo me pochi conoscono). Cito dal rapporto ([55]):

L’Istat elabora correntemente le stime del Pil e dell’occupazione attribuibili alla parte di economia non osservata costituita dal sommerso economico. Quest’ultimo deriva dall’attività di produzione di beni e servizi che, pur essendo legale, sfugge all’osservazione diretta in quanto connessa al fenomeno della frode fiscale e contributiva. Tale componente è già compresa nella stima del Pil e negli aggregati economici diffusi dall’Istat sia a livello nazionale sia territoriale.
Secondo i criteri dell’Unione europea, solo una misura esaustiva del Pil rende tale aggregato confrontabile fra i vari Paesi e utilizzabile come indicatore per il calcolo dei contributi che gli Stati membri versano all’Unione, per il controllo dei parametri di Maastricht e per l’attribuzione dei fondi strutturali. La valutazione dell’economia sommersa effettuata dall’Istat quantifica un valore minimo e un valore massimo di stime entro cui presumibilmente si colloca, a livello nazionale, il valore aggiunto occultato sia al fisco sia alle istituzioni statistiche.

Veniamo ai risultati. La stima dell’economia sommersa nel 2008 ([55]):

L’entità del valore aggiunto prodotto dall’area del sommerso economico è stimata per il 2008 in una “forbice” compresa tra 255 e 275 miliardi di euro, ovvero tra il 16,3% e il 17,5% del Pil.

Una tabella riporta i dati anche degli anni precedenti:

Fonte: Ministero dell’Economia e delle Finanze – Rapporto finale sull’attività del gruppo di lavoro “Economia non osservata e flussi finanziari” (14 luglio 2011).

Alcuni economisti della Banca d’Italia hanno svolto un approfondito studio ottenendo una stima simile ([54]).

E’ stato calcolato il peso dell’economia “inosservata” monitorando la circolazione del denaro contante nel periodo 2005-2008.

ll dato, riguardante il 2008, stima 290 miliardi di euro dovuti all’evasione fiscale e contributiva, pari al 16,5% del PIL.

Notate infatti che rientra nel range citato in precedenza.

Grazie al loro singolare sistema di calcolo, sono riusciti a valutare anche un altro dato: l’economia illegale.

L’economia sommersa gestita della criminalità organizzata (prostituzione e traffico di stupefacenti): 187 miliardi di euro, pari al 10,9% del PIL.

I due dati assommano a circa 500 miliardi di euro: poco meno di un quarto del nostro debito pubblico!

Ogni anno!

Recentemente la Confcommercio ha pubblicato uno studio che analizza il rapporto fra la fiscalità e l’economia sommersa ([53]).

Utilizzando i dati dell’Istat ha ricostruito, in maniera opportuna, l’andamento del tasso di economia sommersa in Italia:

Fonte: Confcommercio – Fiscalità ed economia sommersa (luglio 2013).

Poi, tenuto conto della precisazione statistica suindicata, ha svolto un ulteriore calcolo:

Considerando una pressione fiscale apparente, data dal gettito fiscale osservato diviso il Pil, pari al 44,6% nel 2013, si ottiene un valore per la pressione fiscale che grava mediamente su un euro di prodotto completamente emerso pari al 54% (44,6/(1-0,174)). Pertanto, stimiamo la pressione fiscale legale o effettiva al 54%.

Ha quindi ricalcolato in tal modo i dati Istat, ottenendo l’andamento della pressione fiscale effettiva (o legale):

Fonte: Confcommercio – Fiscalità ed economia sommersa (luglio 2013).

Il Confronto internazionale

Nello stesso studio viene riportato anche un confronto dell’evasione fiscale italiana rispetto ad altri Paesi ([53]):

 

Fonte: Confcommercio – Fiscalità ed economia sommersa (luglio 2013).

Dal rapporto:

Ci devono essere ragioni economico-comportamentali che spingono i vari contribuenti dei vari paesi a determinare quei tassi di sommerso in aggregato e queste stesse ragioni devono contribuire a spiegare anche i valori straordinariamente elevati osservati per il nostro paese.
Il principale incentivo è dato dalla pretesa fiscale della controparte pubblica: maggiore la pretesa, maggiore la convenienza a evadere.

Interessante anche la variazione della pressione fiscale tra il 2000 e il 2013 ([53]):

Fonte: Confcommercio – Fiscalità ed economia sommersa (luglio 2013).

Alcune considerazioni:

…strategia tutta italiana di gestire le finanze pubbliche, tanto in tempo di crescita economica, seppure moderata, quanto di crisi profonda.
Tra il 2000 e il 2013 la pressione fiscale italiana è cresciuta di 2,7 punti percentuali; peggio di noi hanno fatto soltanto Cipro, Malta e Portogallo, paesi che oltre a essere ai confini con lo status di paradiso fiscale partono da carichi tributari da 10 punti in su meno gravosi del nostro. In altre parole, l’Italia è, tra i grandi paesi, quello che ha accresciuto di più la pressione fiscale in assoluto.
Inoltre, è l’unico paese che ha accresciuto la pressione fiscale sia durante periodi di sviluppo (2000-2007) sia durante la grande crisi. In nessun altro caso si è verificato un fenomeno simile, se si eccettua il Giappone che parte però da un livello di pressione fiscale non comparabile con il nostro (attorno al 30%, cioè distante circa 15 punti).

... nei 13 anni considerati i tedeschi riducono la pressione di due punti netti, noi l’accresciamo di quasi 3. Ancora una volta, forse una frazione del differenziale di performance tra i due paesi può essere spiegato da questi trend.

L’incentivo a evadere in Italia è dunque elevato in assoluto e in termini relativi, cioè nella comparazione internazionale. Inoltre, è un incentivo crescente, visto che cresce la pretesa fiscale.

Tuttavia, la pressione fiscale apparente, come detto, risente della reazione dei contribuenti alla pretesa fiscale teorica da parte della pubblica amministrazione. Se quest’ultima viene approssimata dalla pressione fiscale legale o effettiva, togliendo dalla pressione apparente la quota di Pil sommerso…

…si ottiene che l’Italia ha la più elevata pressione fiscale legale ([53]):

Fonte: Confcommercio – Fiscalità ed economia sommersa (luglio 2013).

La pressione fiscale “ideale”

Alle elezioni presidenziali del 1980, l’economista americano Arthur Laffer tentò di convincere Ronald Reagan a non alzare le tasse. Per farlo spiegò, con una semplice curva, la relazione esistente fra pressione fiscale e gettito delle entrate ([56]):

Secondo l’economista esiste un livello di pressione fiscale oltre il quale un aumento delle imposte disincentiva l’attività economica e quindi riduce il gettito. In pratica oltre tale livello di tassazione, le entrate fiscali diminuiscono invece di aumentare.

Ciò anche per una serie di effetti economici:

– l’evasione (dichiarare un imponibile minore rispetto a quello reale);

– l’elusione (truccare un’operazione per beneficiare di un’imposta minore a quella effettiva di applicazione);

– la sottrazione di imponibile (ovvero la delocalizzazione verso Paesi con imposte più “ragionevoli”).

Semplificando: provate ad immaginare una pressione fiscale complessiva al 70%. Chi di voi andrebbe ancora a lavorare oppure si mette a rischiare il proprio capitale (ad es. in un’impresa) con un ritorno economico così basso?

La teoria è ancora ampiamente discussa (e controversa) in ambito economico. Forse perché è stata formulata in modo semplice: infatt pare sia stata scritta frettolosamente su un tovagliolo durante un incontro con Reagan.

Cito dal rapporto della Corte dei Conti ([52]):

In Italia, nel periodo 2009-2013 la mancata crescita nominale del Pil ha superato i 230 miliardi: un dato sintetico che fornisce una immediata percezione delle difficoltà di gestione del bilancio pubblico mentre l’economia non cresce più.
Nell’arco della legislatura, la perdita permanente di prodotto si è tradotta in Una caduta del gettito fiscale anche superiore alle attese (quasi 90 miliardi meno della proiezione di inizio periodo), ma non in una riduzione della pressione fiscale, che anzi è aumentata rispetto al 2009 di oltre un punto in termini di Pil.
Le ripetute manovre correttive hanno, invece, consentito importanti risparmi di spesa, il cui livello è risultato nel 2012 inferiore di oltre 40 miliardi alle stime iniziali. Anche in questo caso, tuttavia, il cedimento del prodotto non ha permesso alcuna riduzione dell’incidenza delle spese sul Pil passata, nel triennio, dal 47,8 al 51,2 per cento.

Vi sono le ripercussioni dei molti interventi correttivi che, dal 2008, ammontano nel loro totale all’imponente somma di quasi 140 miliardi di euro, circa 30 dei quali eserciteranno i loro effetti nel biennio 2013-2014; vi è il problema di una pressione fiscale portata a livelli comunemente ritenuti incompatibili con le esigenze della crescita, ma funzionale al rispetto dei parametri europei.

Risultati della lotta all’evasione

Nel rapporto della Corte dei Conti viene riportato anche uno schema che riassume i risultati della lotta all’evasione, compreso il numero di accertamenti effettuati ([52]):

Fonte:Corte dei Conti – Rapporto 2013 sul coordinamento della finanza pubblica (maggio 2013).

Anche per il 2013 si stima un importo analogo nel recupero dall’evasione [(57)].

Non c’è dubbio che si tratta di cifre importanti… ma 12-13 miliardi è ancora un importo modesto se confrontato al giro d’affari dell’economia sommersa.

* * * * * *

Buona riflessione e alla prossima puntata

Lampo

Nota: si prega di leggere la premessa a questa serie di post.

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Fonti ed approfondimenti:
[48] – Banca d’Italia – Supplementi al Bollettino Statistico: Statistiche di finanza pubblica nei paesi dell’Unione europea (5 luglio 2013).
[49] – Istat – Conti economici nazionali – Pressione fiscale (27 novembre 2012).
[50] – Istat – Conto economico trimestrale delle amministrazioni pubbliche – I trimestre 2013 (4 luglio 2013).
[51] – Istat – Conto economico trimestrale delle amministrazioni pubbliche – Serie storica (4 luglio 2013).
[52] – Corte dei Conti – Rapporto 2013 sul coordinamento della finanza pubblica (maggio 2013).
[53] – Confcommercio – Fiscalità ed economia sommersa (luglio 2013).
[54] – Banca d’Italia – La misurazione dell’economia sommersa attraverso l’approccio della domanda di circolante: una reinterpretazione della metodologia con un’applicazione all’Italia (aprile 2012). Una sintesi (in italiano) la trovate qui.
[55] – Ministero dell’Economia e delle Finanze Rapporto finale sull’attività del gruppo di lavoro “Economia non osservata e flussi finanziari” (14 luglio 2011).
[56] – Wikipedia – Curva di Laffer (pagina aggiornata al 21 giugno 2013).
[57] – Adnkronos – Fisco: Befera, a fine anno si stima recupero evasione di 12-13 mld (25 luglio 2013).

23 commenti Commenta
bergasim
Scritto il 30 Luglio 2013 at 11:24

in una paese dove gli organi di controllo e quelli che fanno le leggi non sono assolutamente sopra le parti, ma spesso corrotti ( vedasi tangenti e mazzette in parlamento ) e in eterno confglitto di interessi ( leggasi corte costituzionale ).
L’italia ( in piccolo ) ha perso da tempo il controllo suo destino, fedele servitore dei poteri forti in qualunque parte del mondo si annidino all’esterno, governata dall’asse politica-mafia all’interno,
questa è oggi la situazione che vede un paese dalle potenzialità enormi lasciato in pasto a chi sopra.
Tutto quanto sopra esposto non cambierà a meno di svolte epocali ( a napoli presentano higuain e in 60000 sono in visibilio, altro che per le strade a protestare contro la camorra che tutti i giorni uccide la campania grazie ai rifiuti ).
In italia lo stato non esiste, quale stato governato da politici onesti alla stregua di Falcone e Borsellino lascerebbe intere regione del sud e aree del nord in mano alle mafie de stato-mafia non fossero la stessa cosa.
L’unità d’italia cari lettori non è mai avvenuta, l’italia non c’è mai stata ( tranne ai mondiali di calcio, dove siamo lì tutti italiani ).
L’Italia quella che ci hanno lasciato gli antenati è un paese SPLENDIDO IDILLIACO, quella attuale sta diventando sempre più un paese di M…A.

ihavenodream
Scritto il 30 Luglio 2013 at 12:24

bergasim,

Sono d’accordo dalla prima all’ultima parola…
per cio’ ke concerne il post: ma il 54 % cos’è? ho letto 3 volte e non ho ancora capito…per me è il gettito fiscale diviso il pil…se consideriamo l’economia sommersa dal 54 si scende ovviamente…mi sembra ke nel post invece si dica il contrario, chiarite questo concetto per favore…

lampo
Scritto il 30 Luglio 2013 at 12:29

ihavenodream@finanza:

per cio’ ke concerne il post: ma il 54 % cos’è? ho letto 3 volte e non ho ancora capito…per me è il gettito fiscale diviso il pil…se consideriamo l’economia sommersa dal 54 si scende ovviamente…mi sembra ke nel post invece si dica il contrario, chiarite questo concetto per favore…

E’ scritto a chiare lettere con tanto di formula di calcolo:

Considerando una pressione fiscale apparente, data dal gettito fiscale osservato diviso il Pil, pari al 44,6% nel 2013, si ottiene un valore per la pressione fiscale che grava mediamente su un euro di prodotto completamente emerso pari al 54% (44,6/(1-0,174)). Pertanto, stimiamo la pressione fiscale legale o effettiva al 54%.

Se aspetti… vado a prendere il pallottoliere…

bergasim
Scritto il 30 Luglio 2013 at 12:34

ihavenodream@finanza,

Scusa con chi sei d’accordo con me o con il post?

lampo
Scritto il 30 Luglio 2013 at 13:22

bergasim:
L’Italia quella che ci hanno lasciato gli antenati è un paese SPLENDIDO IDILLIACO

Concordo pienamente… e anche avendo viaggiato all’estero per lavoro, rimango di tale opinione.

Nel mio piccolo cerco ogni giorno di impegnarmi affinché ritorni così, possibilmente per sempre.

ihavenodream
Scritto il 30 Luglio 2013 at 14:27

bergasim,

Con te, con te…il post dice cose note, non si tratta di essere d’accordo…

ad ogni modo avevo capito il calcolo ma non lo condividevo…cmq ho fatto una piccola ricerca e ho visto che è così in effetti…il gettito/pil è intorno al 45%, io prendevo per buono il dato del 54 ma è del tutto opinabile se è calcolato in questo modo….puo’ essere il 70 come il 46…in questo calcolo il pil viene considerata una grandezza non affetta da correzione per “evasione”, solo il gettito fiscale è affetto da correzione, cosa ke per me è opinabile…l’economia sommersa è sommersa appunto, sia per il gettito sia per il conteggio del pil…

bergasim
Scritto il 30 Luglio 2013 at 16:05

Commento sul post di ieri, la ripresa immobiliare usa che non c’è

http://www.doctorhousingbubble.com/renting-revolution-renting-rate-us-california-homeownership-rate-rental-rate/

Neanche l’ombra

idleproc
Scritto il 30 Luglio 2013 at 22:13

Abbiamo un problema di classe dirigente e di oligarchia da risolvere.
E’ un problema di selezione.
Scusate ma è un problema vostro-nostro.
I numeri, indipendentemente dai vari punti di vista che sono più che legittimi, li avete.
Avere i “numeri” è anche una responsabilità che è individuale, la responsabilità di mandare a casa questi e sostituirli.
Come dice Lampo, ci si impegna ogni giorno a spingere il treno nella direzione corretta ma non basta se il macchinista è incompetente o lavora per la concorrenza. E’ uno sforzo inutile e sprecato.

lampo
Scritto il 30 Luglio 2013 at 22:26

idleproc@finanza,

Vedo che c’è qualcuno che ha compreso il mio intento.
Ogni giorno che passa però mi rendo conto che è tempo ed energia sprecata, ma siccome sono testardo e tenace vado avanti… visto che può aiutare la consapevolezza… decisiva per le decisioni future, a cui saremo sottoposti.

perplessa
Scritto il 30 Luglio 2013 at 22:47

quando si parla di aumento della pressione fiscale si parla di Trilussa, della solita storia del pollo a testa, e la cosa mi indispone parecchio, non leggo da nessuna parte che invece l’aliquota IRPEF per i reddidi più elevati non ha fatto altro che diminuire , mentre quella sul reddito medio -basso aumentare, allora mi sono presa la briga in questo caso di copiare i dati del calcolo IRPEF dalle istruzioni delle dichiarazioni dei redditi disponibili a chiunque dal sito dell’agenzia delle Entrate: quella più vecchia disponibile, cioè la dichiarazione 94 per i redditi 93, e l’ultima. Fare una comparazione considerando anche le detrazioni è troppo lungo , ma mi pare le aliquote siano sufficienti a dimostrare l’evidentee tendenza. A ciò si aggiunge il fiscal drag, che ha compresso ulteriormente il reddito netto di lavoratori dipendenti e pensionati. il che si aggiunge ovviamente al quadro generale di compressione dei redditi delle classi medio-basse

gainhunter
Scritto il 30 Luglio 2013 at 23:12

1.
Tabella 1.1 e fig I1: Si può vedere come l’Italia, fino a prima della crisi esogena, era sulla buona strada nella riduzione progressiva e non traumatica del sommerso.
Dall’ultima tabella si può vedere come nel 2012, nonostante il terrorismo fiscale, gli accertamenti reali e i relativi introiti non sono aumentati rispetto agli anni precedenti (a differenza di consumi e pil che sono letteralmente crollati).

2.
A cosa serve sapere la pressione fiscale legale (cioè il prelevato sul dichiarato)? Di fatto gli italiani su un pil reale di 100 pagano 46. Se non esistessero evasori parziali e gli italiani si dividessero in 2 categorie, onesti e evasori totali, si potrebbe dire che gli onesti pagano 54, ma la realtà non è così.
Quindi se si vuole sapere quanto pesano le tasse sul reddito degli onesti non è un dato corretto (senza contare che il pil non è il reddito).
E se si vuole sapere quant’è il sommerso basta la percentuale sul pil totale.

3.
Con la stabilizzazione del sommerso dal 2008 e la riduzione del pil dal 2009 è normale osservare anche un aumento della pressione fiscale legale. In particolare si nota l’incremento del 2012. E’ effettivamente anomalo l’incremento 2006-2007.

4.
La stabilizzazione del sommerso dall’inizio della crisi dovrebbe far riflettere chi pensa di uscire dalla crisi combattendo l’evasione fiscale. Far emergere il sommerso è possibile ma è un processo delicato; entrare a gamba tesa può produrre più danni che benefici.

perplessa
Scritto il 30 Luglio 2013 at 23:13

perplessa@finanza,

pertanto per le persone fisiche,l’aliquota più elevata è diminuita di ben8 punti percentuali in 10 anni, mentre sono parecchi i redditi medi di lavoradori dipendenti, impiegati e penso anche operai, che si tovano ad avere un’aliquota marginale del 38%, con un reddito con un potere d’aquisto comparabile a quello che nel 93 aveva un’aliquota marginale del 27%.sull’evasione stendiamo un velo pietoso, come anche sul fatto che i dipendenti delle pubbliche amministrazioni sono impegnati a controllare adempimementi inutili, quando il loro tempo potrebbe essere utilizzato a controllare qualcos’altro. quando si parla di eccesso di burocrazia per le imprese(e anche per i cittadini privati), si dimentica del fatto che le amministrazioni perdono altrettanto tempo inutile.

lampo
Scritto il 31 Luglio 2013 at 00:48

perplessa@finanza,

gainhunter,

Grazie per gli ulteriori apporti.

In particolare in merito all’evasione fiscale concordo. Ci vuole tempo (in educazione soprattutto, a partire dalla scuola) per ottenere risultati, ma soprattutto ci vuole volontà.

Ma qui bisognerebbe aprire un altro squarcio sul collegamento che ha l’evasione (e la conseguente necessità di reintrodurre in circolo tale denaro) con le vendite di molti settori economici legali (cito a semplice titolo di esempio il settore immobiliare, del lusso, della moda e abbigliamento, ecc.).

Finché ci sono alcune note categorie di controllori fiscali (con tanto di albo) che accettano (o addirittura propongono) pagamenti in nero… basterebbe mandare la finanza da loro (ma ovviamente non si può), visto che il controllo dei dati sarebbe semplicissimo (contare le transazioni annuali, che comunque devono essere registrate, con le entrate: chissà cosa emergerà come tariffa media: più alta o più bassa di quella ufficiale?).

Sarebbe il vero segnale di cambiamento, soprattutto se poi i giornali facessero il loro lavoro, parlandone come fanno di altri argomenti che ripetono quasi “morbosamente”. A quel punto sono sicuro che scatterebbe la psicosi… e la percentuale di economia sommersa calerebbe rapidamente, se ovviamente gli introiti maggiori (in termini percentuali di minore evasione sul PIL) andassero TUTTI ad abbassare il carico fiscale.
Ma per fare ciò bisognerebbe creare un monitoraggio continuo ed accurato dell’economia sommersa… invece andando ad analizzare gli ultimi dati approfonditi, cosa emerge?
In tal senso, rimango della mia idea: manca la volontà.

gainhunter
Scritto il 31 Luglio 2013 at 07:22

Aggiungo una riflessione in merito ai motivi di un sommerso elevato:

1. L’economia italiana ha la caratteristica di avere moltissime piccole imprese, questo vuol dire che i lavoratori indipendenti sono percentualmente superiori, a volte anche di molto, agli altri paesi. Quindi in Italia la componente di persone che ha le maggiori possibilità di evadere qualcosa è più alta che altrove. (Non è che i dipendenti non evadono, ma se evadono sui consumi è necessario che anche la controparte evada sul reddito, e chi lavora in nero per un altro necessita che anche l’altro evada sui contributi a suo carico)
Quindi se l’evasione è strutturale, questo potrebbe essere una conseguenza diretta della diversa struttura dell’economia, e non necessariamente di una disonestà strutturale che necessita di un cambiamento culturale in termini di legalità. Quant’è la percentuale di sommerso tra i lavoratori indipendenti nei vari paesi?

2. Per esempio, la riduzione del sommerso nel corso degli anni potrebbe essere dovuta (anche) al progressivo smantellamento dei piccoli negozi in favore della diffusione dei supermercati.

3. A titolo di completezza, riporto i dati del lavoro irregolare diviso per macroregioni.
(http://www3.istat.it/istat/audizioni/220710/Allegato1.pdf)

ihavenodream
Scritto il 31 Luglio 2013 at 09:23

gainhunter,

2. Gli Italiani su un pil contabilizzato di 100, pagano tasse contabilizzate per 46…se consideriamo anche la percentuale di evasione (prendendo per buono il dato del 17 % ) dobbiamo aumentare il 46 ma anche il 100, perchè se l’economia è sommersa sara’ difficile contabilizzarla nel Pil, quindi dire che il peso delle tasse teorico è al 54% (46/0,83) è una sciocchezza e rimane tale anche se lo dice la confcommercio, fine della storia…mi sembra che con te qualke giorno fa scambiai qualke battuta ke includeva anke una comparazione tra i prelievi fiscali in Olanda e Italia, e io per l’Italia davo per buono questo dato del 54% perchè lo avevo letto dappertutto e non avevo approfondito la fonte…invece bisognava fare riferimento al 46, errore mio…

bergasim
Scritto il 31 Luglio 2013 at 09:33

i calcolo non servono a nulla se

in una paese dove gli organi di controllo e quelli che fanno le leggi non sono assolutamente sopra le parti, ma spesso corrotti ( vedasi tangenti e mazzette in parlamento ) e in eterno confglitto di interessi ( leggasi corte costituzionale ).
L’italia ( in piccolo ) ha perso da tempo il controllo suo destino, fedele servitore dei poteri forti in qualunque parte del mondo si annidino all’esterno, governata dall’asse politica-mafia all’interno,
questa è oggi la situazione che vede un paese dalle potenzialità enormi lasciato in pasto a chi sopra.
Tutto quanto sopra esposto non cambierà a meno di svolte epocali ( a napoli presentano higuain e in 60000 sono in visibilio, altro che per le strade a protestare contro la camorra che tutti i giorni uccide la campania grazie ai rifiuti ).
In italia lo stato non esiste, quale stato governato da politici onesti alla stregua di Falcone e Borsellino lascerebbe intere regione del sud e aree del nord in mano alle mafie de stato-mafia non fossero la stessa cosa.
L’unità d’italia cari lettori non è mai avvenuta, l’italia non c’è mai stata ( tranne ai mondiali di calcio, dove siamo lì tutti italiani ).
L’Italia quella che ci hanno lasciato gli antenati è un paese SPLENDIDO IDILLIACO, quella attuale sta diventando sempre più un paese di M…A

ihavenodream
Scritto il 31 Luglio 2013 at 09:41

perplessa@finanza,

Quelli le aliquote le alzano o le abbassano in funzione di dove prendono più soldi…se nessuno dichiara redditi superiori a 200K è inutile aumentare le aliquote in questa zona…se uno dovesse organizzare le cose con un minimo di giustizia, quella vera non la famosa giustizia “sociale” di stampo bolscevico, dovrebbe ammettere ke di aliquote ce ne dovrebbe essere una sola per tutti i redditi oppure meglio ancora che dovrebbero essere regressive e non progressive…uno che ha già pagato 300K sul primo milione ke ha prodotto, io gli farei uno sconto sul secondo milione, anche per incentivarlo a produrre di piu’ e non andare via, tu no? Se in un negozio compri 10 vestiti è piu’ probabile che ti fanno sconto no?perchè è nel loro interesse non perdere un buon cliente…è dalla giustizia individuale che nasce la giustizia sociale, non il contrario….

perplessa
Scritto il 31 Luglio 2013 at 22:17

lampo,

bisognerebbe che farsi fare la fattura fosse conveniente, in quel caso il cliente la richiederebbe. faccio presente che per quel poco che possiamo detrarci, l’aliquota attuale di detrazione è il 19%, inferiore all’IVA, quindi, anche in quei pochi casi il cliente fa l’eroe fiscale, quando chiede la fattura.inutile pertanto lo straparlare di fiscal compliance. ci si riempe la bocca di parole straniere per dire delle s..e. non condivido le politiche fiscali di questo paese, non ho le competenze per entrare in merito alle grandi evasioni, ma per quanto riguarda le questioni spicciole fin lì ci arrivo, ed è il conto della serva. per esempio non condivido la scelta che è stata fatta per combattere l’evasione in nero degli affitti, della cedolare secca. mi parrebbe più semplice che TUTTI i possessori degli immobili si potessero dedurre le spese(non detrarre al 19, ma dedurre dall’imponibile)(e vale anche per l’IMU), che è anche psicologicamente un incentivo a dichiarare. nello stesso tempo se delle fatture fosse prevista l’indicazione del codice fiscale o della partita iva del fornitore, nell’unico, si coglierebbero 2 piccioni con una fava. manca la volontà politica, di fare questo tipo di scelte, perchè quella degli evasori è una lobby. oltre che a essere sempre stata l’evasione un ammortizzatore sociale volontariamente tollerato per una massa di microimprenditori, che non starebbero in piedi senza l’evasione, e che ora, per di più sono costrette a sparire comunque, anche se evadono, non reggendo la globalizazzione. non è più sostenibile che un soggetto con reddito medio basso debba pagare il 38%, per mantenere questo status quo, perchè l’economia si avvita, calando drasticamente il potere d’acquisto dei soggetti che fanno i grandi numeri nella richiesta di beni e servizi.

perplessa
Scritto il 31 Luglio 2013 at 22:31

ihavenodream@finanza,

a me non conviene pagare il 38%, e neanche agli altri contribuenti che hanno il mio medesimo reddito. il resto che dici è aria fritta e l’etichetta bolscevica mi pare ridicola. non vedo perchè dovremmo immolarci a favore di questi soggetti, nell’illusione che loro investano , spendano e spandano, lasciando a noi le briciole.(se ci rimangono). mi autocensuro da ulteriori commenti.

lampo
Scritto il 1 Agosto 2013 at 08:57

perplessa@finanza,

Sei riuscita a sintetizzare la gravità della problematica.
Infatti in merito alla cedolare secca, visto il pessimo successo ottenuto, stanno pensando di tornare indietro ed utilizzare un altro sistema.
In merito alla lobby, non ritengo che ci sia, ma la situazione sia come sostieni dopo: in tal senso gli studi di settore hanno aiutato molto certi microimprenditori (il termine imprenditori non è appropriato visto che rischiano poco).
In sintesi, l’evasione ed il sommerso li stanno combattendo “al minimo sindacale”, giusto per far vedere che fanno qualcosa. Ma una realtà coordinata di fondo non c’è, altrimenti avrebbero già permesso le varie banche dati di dialogare tra loro… invece, lasciando stare i vari proclami, se lo stesso cognome in una banca dati ha un “de” e nell’altro un “De” ecco che si ferma tutto.
Eppure abbiamo un database nazionale dei dati anagrafici a cui basterebbe collegarsi ogni volta che si inseriscono dati in altri database (basterebbe anche una semplice verifica periodica a posteriori, se non si ha la connessione)… ma lasciamo perdere. Oppure basterebbe fare una verifica per codice fiscale e trovare i nomi e cognomi non corrispondenti con il database nazionale (INA-SAIA). Si tratta di poche righe di codice, visto che è un semplice ciclo con un confronto di stringhe di testo (uno studente della scuola primaria, con la passione della programmazione sarebbe in grado di risolverlo). Se Codice Fiscale coincide in entrambi ok altrimenti aggiunge il nome e cognome in una nuova lista contenente i record da segnalare per la correzione.

ihavenodream
Scritto il 1 Agosto 2013 at 10:00

perplessa@finanza,

Veramente sono questi soggetti che si immolano per gli altri, il principio iniziale del bolscevismo per lo meno era la giustizia sociale, qui invece il principio è vivere alle spalle degli altri…una società deve fondarsi sul merito e merito significa che chi è piu’ bravo ha di piu’, guadagna di più, ottiene di piu’…in una competizione libera e leale in cui tutti lavorano per guadagnare piu’ posizioni possibili….
La lotta all’evasione non si puo’ fare in Italia in primis perchè non ci sono i soldi per farla…tutte queste menate del redditometro, spesometro e quantaltro sono semplicemente la morte dei controlli, è il tentativo dello stato di controllare in maniera automatica le persone con un programmino senza fare controlli veri…risparmiando denaro, finisce che chi ha mezzi adeguati si difende, anzi ci marcia di brutto (se capisci qual è il criterio di calcolo di un programma è facile gabbarlo) i pesci piccoli rimangono incagliati invece…c’è poi un altro problema: anche se si avessero le risorse per fare la lotta all’evasione vera non c’è la volontà politica per farla, non perchè ci siano lobbies di evasori ma perchè non si puo’ tartassare la gente, non fornirgli i servizi e poi sbatterli in galera se si rifiutano di pagare…almeno fin quando in un paese c’è una democrazia e elezioni piu’ o meno libere periodiche…la lotta all’evasione è sacrosanta in linea di principio ma per essere legittima in sostanza lo stato deve imporre tasse ragionevoli, deve introdurre sistemi di pagamento semplici e veloci (tipo mandare il conto a casa dei contribuenti senza 730 unico e quantaltro) e soprattutto deve dimostrare ai contribuenti che il loro denaro viene utilizzato per i servizi pubblici…a quel punto diventa giusto sbattere in galera chi non paga il dovuto…in Italia che si realizzi tutto questo con la classe politica che abbiamo, la classe dirigente e permettimi anche il popolo che abbiamo, che è sempre pronto a chiedere e lamentarsi e a non prendersi mai responsabilità, è pura utopia…questa è la situazione, risulta evidente quindi come non ha senso indignarsi per una singola o anche per piu’ cose specifiche che non vanno, cioè sono incoerenti e ingiuste, come le aliquote messe a casaccio o la normativa sulla cedolare secca…tra l’altro vi ricordo che questultima prevede anche una roba che non si è mai vista neanche nei peggiori regimi autoritari: un inquilino senza contratto puo’ recarsi in un ufficio dell’agenzia delle entrate e farsi fare un contratto unilaterale al minimo sindacale di 8 anni…cioè e noi una roba del genere la tolleriamo? ma a quale principio giuridico si fa riferimento scusate? L’inquilino puo’ denunciare ovviamente ma perchè dovrebbe avere valore legale un contratto firmato da un solo soggetto che coinvolge due soggetti? Poi scusate ma siamo sicuri che l’inquilino senza contratto di una abitazione non ha alcuna responsabilità? il contratto è necessario secondo la legge, se non lo pretendi come inquilino sei connivente e corresponsabile di un illecito…lo stato puo’ dire: ok se denunci un illecito di cui sei connivente ti faccio uno sconto di pena, non puo’ dire: se denunci un illecito di cui sei connivente ti faccio un regalo…perchè questa è incitazione a perpetuare comportamenti illeciti…ma la verità è che, come dicevo prima, è inutile stracciarsi le vesti per queste singole cose, è tutto il sistema che va cambiato e per cambiare le cose bisogna cambiare le persone: cioè gli italiani…se iniziamo ora ci vogliono 2 generazioni almeno…speriamo…

perplessa
Scritto il 2 Agosto 2013 at 01:21

lampo: per far vedere che fanno qualcosa.

hai azzeccato il tema, far vedere che fanno qualcosa ai coglioni che pagano. non so dove termina la malafede e inizia l’incompetenza. ho installato il redditest e mi è paso patetico,ho fatto diversi esperimenti mesi fa simulando alcune casistiche e l’incongruenza non è scattata. provare per credere. se funziona così anche l’accertamento sintetico stiamo freschi. nel caso degli investimenti e disinvestimenti l’incongruenza scatta se non si compensano, ma non scatta nel caso che si compensino, anche se la consistenza del conto è enormemente superiore a quella del reddito indicato. (riempiendo tutte le caselline del rigo investimento, 1 e tutti zeri, nada, non scatta niente), idem con gli immobili, inserendo 1 e tutti zeri, l’incongruenza non scatta per la coppia, ma per il single scatta anche per un valore accettabile, a mio parere, rispetto al redito. magari adesso l’hanno corretto.non ho più provato

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