La crisi economica italiana è strutturale? Come uscirne?

Scritto il alle 15:50 da lampo

 * * * Piccola premessa * * *

Questo è un post che non avrei mai voluto scrivere (allo stesso modo della serie di post di quasi due anni fa sulla disoccupazione giovanile, quando era un tema poco affrontato… anche se DT l’ha trattato spesso).

Sono mesi che medito se scriverlo o meno: alla fine ha prevalso il sì.

Perché?

A volte bisogna essere lungimiranti… e soprattutto dire in modo chiaro e tondo in quale situazione ci troviamo: la conoscenza approfondita dei problemi è il miglior modo per affrontarli e trovare (insieme) le soluzioni per superarli nel migliore dei modi (se c’è la volontà di farlo).

L’intento non è assolutamente aggiungere un’altra visione “nera” alla già difficile situazione italiana. Semplicemente cogliere alcuni aspetti critici, cui porre immediatamente rimedio per poter continuare a sperare in un futuro migliore, soprattutto per le nuove generazioni.

Per questo descriverò lo stato attuale dell’economia italiana riunendo una serie di dati, riportando citazioni dirette, possibilmente senza commentarli e senza fornire proiezioni future (potenzialmente errate).

Ognuno di voi, riflettendo, può costruirsi la propria visione… fornire nuovi elementi utili ed agire di conseguenza.

Quindi l’intento è il più costruttivo possibile.

Con un messaggio finale: insieme possiamo farcela!

Infine colgo l’occasione per ringraziare DT dell’opportunità concessa.

* * * * * *

Iniziamo a rispondere alla prima domanda: la crisi economica italiana è strutturale?

Difficile fornire una risposta univoca… anche se vi sono alcuni aspetti evidenti.

Vediamoli.

1. MERCATO AUTOMOBILISTICO

L’ultimo rapporto dell’UNRAE (Unione Nazionale Rappresentanti Veicoli Esteri) relativo allo scorso mese di giugno dice ([1]):

Il primo semestre 2013 chiude con 731.203 auto immatricolate, il -10,3% rispetto alle 815.213 dell’anno precedente e una perdita in volume di 84.000 unità.

In sei mesi persi 270 milioni di euro di IVA e 1,6 miliardi di fatturato

E’ ancora di attualità la descrizione fornita nell’ultimo rapporto decennale ([2]):

II mercato dell’auto è al suo quinto anno di una crisi che nessuno nel settore aveva mai sperimentato prima. I numeri ci riportano indietro di quasi quaranta anni, ma al di là dei dati statistici, il tema che affrontiamo è quello di un’equazione di business che fa fatica a sostenersi ed i sacrifici sono imponenti su aziende, imprese e famiglie.

Il calo del mercato ha i contorni ben delineati dalla pressione fiscale, dalla difficoltà di accesso al credito e dai costi di gestione del possesso fuori dalla nostra possibilità di controllo

Ecco com’è andato il nostro mercato rispetto al resto dell’Europa ([2]) nell’ultimo anno (variazione 2012 su 2011):

Fonte: UNRAE – Auto 2012 sintesi statistica (10 giugno 2013).

Andamento delle immatricolazioni

Ho riportato su un grafico la serie storica per riassumere l’andamento delle immatricolazioni italiane di autovetture negli ultimi 50 anni ([2]):

Elaborazione statistica dei dati del rapporto UNRAE – Auto 2012 sintesi statistica (10 giugno 2013).

Anche dopo l’inizio della discesa avvenuta dopo il 2007, gli incentivi all’acquisto di autovetture varate nel corso degli anni non sono riusciti ad invertire il trend.

Qui sotto le variazioni annuali, così vedete bene la continuità della diminuzione negli ultimi anni, rispetto al passato:

Elaborazione statistica dei dati del rapporto UNRAE – Auto 2012 sintesi statistica (10 giugno 2013).

Mercato dell’usato

Per avere una visione d’insieme della crisi del mercato automobilistico italiano è necessario esaminare anche i trasferimenti di proprietà dell’usato ([2]):

Elaborazione statistica dei dati del rapporto UNRAE – Auto 2012 sintesi statistica (10 giugno 2013).

Il trend è paragonabile al nuovo.

Incidenza sul PIL e sulle casse dell’erario

Il mercato dell’auto contribuisce per circa l’11% al PIL italiano ([3]).

Però indubbiamente si tratta di un mercato saturo.

Siamo ai primi posti a livello mondiale come numero di auto per abitante.

Nel 2010 ne avevamo circa 600 ogni 1000 persone ([6]).

La crisi di questo settore non risparmia neanche le casse dell’erario.

Le entrate fiscali colpite: IVA, bollo auto, marche da bollo, accise sui carburanti, imposte provinciali, contributo SSN sulle RCA, ecc.

Infatti si è corso immediatamente ai ripari, aumentando la tassazione del settore.

Ad esempio Quattroruote ([4]) ha calcolato che il recente aumento del valore della “marca da bollo”, passato da 14,62 a 16,00 euro incide sul settore per circa 45 milioni di euro (ne vengono richiesti più esemplari ad ogni immatricolazione, passaggio di proprietà, demolizione, ecc).

Fresche entrate per le casse dello Stato…

Auto estera o italiana?

Vorrei rompere il solito stereotipo:

“non vale la pena sostenere il settore italiano dell’auto poiché la quota di vetture di effettiva produzione italiana è minoritaria rispetto al mercato complessivo”.

Riporto la dichiarazione del Presidente dell’UNRAE, Massimo Nordio, rilasciata durante un recente un convegno sul tema ([5]):

Se mettiamo insieme il fatturato della distribuzione automobilistica e quello della componentistica made in Italy presente sulle vetture di fabbricazione estera quasi il 50% contribuisce al prodotto interno italiano.

Lo stesso vale anche per chi è ancora convinto che comprare auto “estere” non contribuisca al PIL italiano.

Traffico autostradale

Adesso andiamo ad esaminare il traffico sulla rete autostradale.

Nel 2012 la mobilità autostradale sull’intera rete ASPI (Autostrade per l’Italia) è risultata in netta diminuzione rispetto all’anno precedente: –7,6% i km percorsi ([7]).

L’ultimo rapporto ci dice:

L’andamento negativo del traffico autostradale, registrato nel corso del 2012, ha interessato tutti i tratti elementari della rete. Le flessioni più contenute si sono posizionate tra il -2% e il -4%, mentre la maggior parte dei segmenti autostradali ha fatto registrare un calo compreso tra -6% e -10%; su 67 tratti elementari (26,2%) la flessione ha superato il -10%

Demotorizzazione in corso?

Ho provato a calcolare, sulla base dei dati ACI ([8]), la differenza fra nuove immatricolazioni e radiazioni delle autovetture.

Il risultato:

Elaborazione su dati ACI (Auto Trend)

In pratica, come affermato anche da un recente studio della società di analisi dati e consulenza AlixPartners ([9]), in Italia stiamo assistendo all’inizio di una “demotorizzazione“.

Anche perché:

L’auto non è più il bene sognato e agognato dalle nuove generazioni. I neo-maggiorenni sono più interessati agli strumenti di connessione (nuove tecnologie e web) e all’intrattenimento. Solo il 16,6% dei ragazzi tra i 18 e i 29 anni, intervistati su cosa avrebbero voluto comprare avendo a disposizione 30 mila euro, ha indicato un’auto nuova. Il 36,2% preferirebbe organizzare una vacanza da sogno e il 27,6% vorrebbe addirittura conservarli sul proprio conto.

* * * * * *

Buona riflessione e alla prossima puntata

Lampo

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Fonti ed approfondimenti:
[1] – UNRAE – Auto: sesto semestre in rosso (1 luglio 2013).
[2] – UNRAE – Auto 2012 sintesi statistica (10 giugno 2013).
[3] – Borsa italiana – Gli impatti della crisi dell’auto sull’economia (4 aprile 2013).
[4] – Quattroruote – Decreto del fare: un conto di 120 milioni a carico degli automobilisti (27 giugno 2013).
[5] – Quattroruote – Nordio (Unrae) Le auto estere? Al 50 per cento sostengono il Pil italiano (25 giugno 2013).
[6] – The World Bank – Passenger cars (per 1,000 people) (dato del 2010).
[7] – Autostrade per l’Italia – Volume del traffico sui tratti elementari della rete Autostrade per l’Italia ‐ Anno 2012 (maggio 2013).
[8] – Automobile Club d’Italia – Auto Trend (dati dal 2000 al 2012).
[9] – Corriere della Sera – L’automobile non è più il sogno dei giovani (21 giugno 2013).

 

8 commenti Commenta
ddb
Scritto il 8 Luglio 2013 at 16:16

Guarda anche gli aspetti positivi:
Quando il meccanico disoccupato porta suo figlio ai giardinetti, entrambi respirano aria più pulita. :mrgreen:
Meno autovetture, meno riparazioni, meno evasione fiscale. :mrgreen:

Scritto il 8 Luglio 2013 at 16:25

Eccellente “prima puntata” per Lampo. Nei prossimi giorni le successive puntate!

lampo
Scritto il 8 Luglio 2013 at 16:37

ddb@finanza,

Gli aspetti positivi li vedremo nella parte sulle possibili soluzioni… sempre che ci sia la volontà, come ho precisato nella premessa del post.

Intanto se qualcuno vuole proporre la sua idea… chissà che qualche “acculturato” politico italiano che legge questo blog (tutte parole che hanno ridotto al minimo tale possibilità) la legga e la proponga come sua.

Sarebbe già una gran cosa…

paolo41
Scritto il 8 Luglio 2013 at 19:01

bravo Lampo!!!!! keep going !!!!!!

andrea4891
Scritto il 8 Luglio 2013 at 21:26

se continuiamo così forse alla fine scopriremo l’acqua calda … o forse no 😕 😯

massì, è estate 😀

idleproc
Scritto il 9 Luglio 2013 at 00:47

Dato che dicono che siamo pessimisti, tiriamoci sù:
James Gruber dice che la prossima Grecia nel 2014 saranno i Cugini:

“France will become the big concern as investors realise that it is the next Greece, but this is probably a 2014 issue.”

http://asiaconf.com

gianco
Scritto il 9 Luglio 2013 at 14:17

Bravissimo Lampo , finalmente qualcuno che scrive semplice e diretto . Non che tutti voi altri non abbiate scritto bene , ma era tempo che volevo aprire una parentesi che si riferisse alle prospettive nostre , di tutti noi italiani , e del mondo economico che ci manda alla deriva .
Cioè il resoconto e soprattutto cosa potrebbe succedere .
Poi ho anche pensato che di fronte a certe cose dette e soprattutto scritte potrebbe esserci l’intervento di autorità che faranno di tutto per mantenere la loro posizione ed evitare colpe .
Quindi ben venga la semplice diagnosi con riferimenti numerici che ci danno il quadro .
Lo so che è stato fatto e già indicato in numerosi post da DT e tanti partecipanti , ma mi mancava un riassunto semplice ed effettivo , da proiettare in quel modo e capire cosa succederà . E’ facile dire che non possiamo prevedere , ma mi sembra molto più collaborativo il dare una logica di situazione futura , pronosticandola con proiezioni , piuttosto che vedere dettagli su tipologie di investimento , quando abbiamo problemi seri per la sopravvivenza .
Che dite ? Forse arrivo tardi e le caose sono già state dette . Quasi tutti i giorni leggo i post , e prima di scrivere questo volevo chiedere dove cercare queste indicazioni .
Comunque non mi sembra per niente male un post su cosa ci potrebbe capitare , i nostri figli come faranno , se conviene vendere tutto e andarsene , come disse nel 2007 Settevoci che fu criticato pesantemente . . . . . . e non fu creduto .
Io non la vedo per niente bene , ma non nel senso che lo sappiamo già . Ho letto spesso Benetazzo , e altri economisti , ma non li vedo più dire le cose dirette e fuori dai denti , anche se lo direbbero tra le righe .
Temo che arrivi la miseria , il nostro lavoro non rientrerà più , mangeremo i nostri risparmi e quelli dei nostri genitori , chi avrà un pò di terra potrà seminare qualcosa da mangiare , quindi parte di popolazione ritorna alla terra , e altre se ne andranno via .
Da noi aumenteranno gli extracomunitari , che non ho nulla contro di loro , ma mi sembra che la nostra Italia conquistata con il sangue dei nostri nonni , e data in mano a quelli che sono stati seduti in poltrona a pensare per loro e i parenti , sia stata venduta , e che per l’ultimo giro di valzer , ci sia ancora l’illusione di farci combattere , mentre Loro si intascano gli ultimi prima della ribellione generale .
Non la vedo bene , e non ditemi di partire , perchè sono italiano e ne sono felice e in parte fiero . Ma adesso c’è troppo marcio , la casa ormai e un disastro e il tetto oltre che a filtrare acqua è pericolante , per cui chiunque pensa di salire ed entrare per dare una bella sistemata , si ptroverà a non poter toccare neanche un puntello , perche quello crolla solo ad alzare la voce .

Scusatemi ho scrittto malissimo , ma il pensiero generalmente è questo

idleproc
Scritto il 9 Luglio 2013 at 19:53

Standard&Poor’s ha declassato l’Italia da “BBB+” a “BBB”, con un outlook negativo.
Grrrr… e abbiamo i generali che giocano per l’altra parte.

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