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ISM & Co: quella strana divergenza sugli indicatori di fiducia USA
Quanto è avvenuto ieri in ambito di ISM non manifatturiero è ormai noto.
Come ricordato dalla redazione del sito che ci ospita, sia l’indice PMI che l’ISM hanno mancato le attese, attestandosi rispettivamente a 50,9 punti (da 51,4) e a 51,4 punti (da 55,5). Mentre il primo è stato il più basso da febbraio 2016, ben peggiore è stata la performance dell’indice ISM che è crollato ai minimi da 6 anni e mezzo.
Sebbene entrambi i dati siano rimasti sopra la soglia dell’espansione, il violento peggioramento potrebbe aprire a una prosecuzione del calo anche nei prossimi mesi. I sotto indici non hanno fatto meglio, con i nuovi ordini che sono crollati di quasi 9 punti.
Così, dopo il report deludente dell’ISM manifatturiero pubblicato la scorsa settimana, anche il comparto dei servizi non lascia presagire nulla di incoraggiante per il futuro. Queste figure, infatti, vengono indicate come gli indicatori anticipatori più affidabili dell’economia e aprono a una maggiore incertezza sulla crescita durante l’autunno.
Le brutte indicazioni hanno contribuito a ridurre ulteriormente anche le probabilità di un rialzo tassi Fed a settembre, scese ora a un modesto 15%. La risonanza dei dati macro è stata tanto importante a tal punto di ridurre considerevolmente le probabilità per un rialzo anche a dicembre, ridottesi al 50% dal 65% prima del dato. (Finanza.com)
Eccovi dunque spiegato dove ha trovato al forza l’Euro per rimbalzare in questo modo contro Dollaro.
Però c’è qualcosa che non quadra. I due indici, ISM manifatturiero e non, hanno dato un’indicazione che definirei univoca. E sono due indicatori di sentiment, vero, ma risultano sempre importanti per tastare il polso all’economia USA dal lato della produzione, anche se si tratta sempre di sondaggi (e già in passato, o meglio la settimana scorsa, abbiamo ipotizzato la possibilità di possibili manipolazione di dati per meglio giustificare certe prese di posizione della FED stessa).
La logica dovrebbe essere che, con indici ISM così depressi, gli stessi indicatori di sentiment legati però all’altra parte del mercato, ovvero i consumatori, dovrebbero corrispondere… Ed invece ecco la stranezza.
U.S. consumer confidence significantly increased in August, reaching its highest level in nearly a year, according to new data. The Conference Board, a private research group, announced that its August consumer confidence index had risen to 101.1. Economists surveyed by several media outlets had been predicting a much lower index of around 97 for the month. In July, the revised confidence index was 96.7, a marginal decline from the previous month. (ASI)
Quantomeno curioso, ma allo steso tempo non casuale. Infatti non si tratta di una rilevazione che va in divergenza. Qui si parla di indicatori che già da tempo hanno preso strade diverse. E come è possibile che l’industria sta per frenare (ricordate? Siamo a fine ciclo economico…) mentre i consumatori sono al settimo cielo?
Qualcosa non quadra. Il grafico è impietoso perché mette a nudo questa strana ed equivoca divergenza.
Dati distorti? Se si, quali? Oppure come decifrare questa divergenza? Quando non capisco una cosa, preferisco sedermi sul ciglio del fiume ed attendere gli eventi. E se tanto mi dà tanto, il rischio che sia proprio il Consumer Confidence a non raccontarcela giusta è elevato.
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STAY TUNED!
anche la produzione industriale tedesca (dato odierno) è in diminuzione….. ma la borsa DAX dopo un limitato calo sta tornando sui massimi !!!!! I dati economici contano un piffero quando chi agisce è mosso dalla enorme liquidità disponibile e dai bassi tassi….