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DATI USA: NFP e tasso disoccupazione deludono le attese
Quanto sta avvenendo in USA raggiunge quasi il paradossale. Un teatrino che rende tutto molto interessante, ma allo steso tempo vengono dei dubbi. Come vi ho spiegato in QUESTO POST, ci sono fondamentalmente TRE dati macroeconomici in uscita questa settimana che potrebbero influenzare in modo determinante le decisioni della FED in ambito di tassi di interesse. Poi però arriva proprio ieri un dato sul costo del lavoro che sposta il “tassometro” verso un nuovo rialzo. Cavolo, la FED inizia ad essere preoccupata, se il dato in uscita venerdì è fortemente positivo, allora il rischio di DOVER alzare i tassi in modo determinante si fa sempre più concreto. Ma ecco che ieri succede quello che non ti aspetti.
Dopo i discreti dati sul lavoro USA, arrivano i dati sull’ISM manifatturiero che erano attesi un pochino più deboli ma non di certo SOTTO area 50.
Dal fronte macro Usa, in attesa del marketmover dei mercati che condizionerà soprattutto la decisione della Fed – ovvero del report occupazionale che sarà diffuso domani, venerdì 2 settembre – è stato reso noto, oltre al dato sulla produttività – che ha segnato diversi record negativi e a quello delle richieste iniziali di disoccupazione, anche l’indice Ism manifatturiero. L’indice è scivolato a sorpresa in fase di contrazione, in quanto sotto la soglia dei 50 punti, linea di demarcazione tra fase di contrazione – valori al di sotto di 50 – e fase di espansione – valori al di sopra. Dai 52,6 di luglio, l’indicatore Ism è calato a 49,4, al di sotto delle attese degli analisti, che avevano previsto un valore a 52 punti.
E’ la prima volta dal mese di febbraio che l’Ism scende sotto la soglia di 50 punti. (WSI)
Ma come è possibile… Beh, un tarlo mi gira per la testa. Se molti report sono manipolabili ma fino ad un certo punto, dirigere un indicatore di sentiment (comunque molto importante) è decisamente più semplice. Che non sia una manovra pilotata per andare a pareggiare le news positive uscite in questi giorni che potrebbero portare ad un aumento dei tassi?
Intanto poi si vedono i dati sul lavoro in uscita venerdì e poi martedi ci sarà l’altro ISM, quello non manifatturiero. Se entrambi frenano di brutto, sarà fin troppo semplice giustificare un “nulla di fatto” a settembre. Non vi pare? Non dimenticate mai infatti che la FED deve cercare di “non perdere la faccia” e rendere il più possibile coerente con la realtà le sue decisioni.
VENERDI: i dati sul lavoro (tasso disoccupazione e NFP)
Ma eccoci arrivati a venerdi. Ora 14.30, uscita dei dei dati chiave per la FE, il tasso di disoccupazione ma soprattutto i Nonfarm Payrolls.
Poco da dire, sia NFP che tasso disoccupazione peggiori delle attese. Quasi una sinfonia diretta dalla FED per poter giustificare l’allontanamento del rialzo dei tassi di interesse e spostare l’aumento quantomeno a dicembre. Diventa facile a questo punto pensare alle reazioni intermarket innanzitutto in ambito valutario, con un Euro nuovamente più forte, per il momento.
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Caro Danilo,
tutto come previsto, crescita economica ancora molto moderata…quindi nessun aumento dei tassi a settembre………e neanche per dicembre ne sarei tanto sicuro !!!
già, anche il FMI aveva consigliato di andare coi piedi di piombo per quanto riguardava possibili rialzi dei tassi.
In ogni modo mi domando cosa NON è manipolato oggi……..
E dopo le 14:30, guarda guarda, il nostro MIB ha sforato i 17000. Forse sarebbe più corretto dire ha sfiorato.
Goldman Sachs insiste per una probabilità del 50% di aumento dei tassi a settembre !!!!!
Chi ci capisce…… è bravo !!!!
gli ultimi dati di oggi sono di difficile lettura, a mio avviso; probabilmente continuerà l’attuale stabilità delle borse e VIX altrettanto contenuto…..