CRISI DI FIDUCIA

Scritto il alle 11:50 da Danilo DT

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Credit crunch, crisi economica e stress test 

 

In questi giorni, dove stiamo aspettando i risultati dello Stress Test,   avrete letto un bel numero di post aventi come base di discussione l’analisi tecnica. Probabilmente molti lettori non avranno gradito questo mio orientamento. Il motivo è soprattutto legato ad una situazione di mercato molto volatile, dove la macroeconomia , in questa fase di crisi di sistema, poco serviva, dando invece più spazio al timing ed al trading dove l’analisi tecnica è secondo me regina.
A seguito si alcune richieste di lettori, ho deciso di iniziare a scrivere un post abbastanza articolato sulla situazione macroeconomica e sulle strategie di portafoglio.
Sempre in abito di strategie, sarebbe bello poter incominciare a vedere un’asset allocation ideale di portafoglio, magari con una parte core più una satellite. Tutto questo fa parte di un progetto che è in cantiere e che potrebbe prendere forma in futuro, quando il blog farà un”salto” di contenuti importanti, parte dei quali potrebbe non essere più “free”.
Ma vediamo di capire un po’ come stanno attualmente le cose in ambito macroeconomico.



Quadro macro in peggioramento, ma…

Credo che sia evidente a tutti i lettori il fatto che il quadro macro è progressivamente peggiorato, anche a causa del credit crunch che, in uno scenario di già forte debolezza economica, di certo non ha contribuito ad un recupero di competitività. Ma di questo eravamo già consapevoli. Infatti da sempre vado dicendo che la crisi, essendo fortemente radicata proprio nel settore bancario, avrebbe avuto come conseguenza ovvia un forte credit crunch. E le imprese, trovandosi senza “polmone d’ossigeno” (le banche) sono obbligate a frenare di brutto e, le meno sane, sono costrette addirittura a chiudere.

 

 

Obama ha deluso le speranze

 

In molti inoltre si saranno chiesti come mai l’arrivo del nuovo presidente Obama sia stato fondamentalmente bocciato dal mercato. E pensare che i presupposti buoni c’erano tutti! La delusione e molto probabilmente è legata al fatto che la nuova gestione Obama alla fine della fiera non ha cambiato nulla , essendo una linea continuativa della politica di gestione del buon Bush.
Secondo me non c’erano comunque molte alternative: o si decideva di far saltare tutto (una pulizia naturale drastica) oppure si sceglieva un forte sostegno al sistema con grossi interventi, iniezioni di liquidità, allentamenti quantitativi e sostegni vari.
Siamo in attesa dei risultati (fine aprile?) dei famosi stress test a cui le banche (di certe dimensioni) con più di 100 miliardi di dollari di attività devono sottoporsi.
Ma capite bene che si tratta sempre di tempi lunghi. E i giorni passano e la situazione si aggrava…

 

 

Ora TALF e FSP

 

La speranza che abbiamo ora, è che gli interventi in partenza possano effettivamente migliorare in modo sensibile le cose. E’ in partenza il TALF (Term Asset Backed Security Lending Facilities), prossimamente sarà la volta dell’FSP di Geithner, il Financial Stability Plan, previsto ad aprile.

Malgrado tutto…

Malgrado tutto però, non possiamo negare che qualcosa per fortuna tende a stabilizzarsi. Che sia l’inizio di una potenziale inversione di tendenza? Presto per dirlo.

Negli USA l’ISM migliora un po’, l’IFO tedesco sembra stabilizzarsi, il Baltic Index, invece, addirittura rompe gli indugi e riprende a salire. Sempre in difficoltà invece il mercato immobiliare (anche se ieri sera è tornatro un po’ di speranza sul settore grazie all’insperato migliorameno delle costruzioni)  e la fiducia dei consumatori.
Forse però è ancora troppo poco per sperare in un’inversione della situazione, anche perché non dobbiamo mai dimenticare che alcuni indicatori, come per esempio le scorte dei magazzini, migliorano per motivi fisiologici e probabilmente temporanei.
Il Governo si sta impegnando al massimo per uscire il prima possibile dalla crisi (impegno soprattutto finanziario), ma ormai manca un elemento fondamentale: la fiducia. In effetti questa è innanzitutto una crisi di fiducia, verso l’amministrazione, verso una ripresa, verso un miglioramento delle cose. E se non torna la fiducia sui mercati, difficilmente torneranno gli investitori, quelli veri, e non quelli che partecipano ora, da trader, al rimbalzo delle borse.

E intanto le previsioni sugli utili crollano…

 

E per aumentare il pessimismo, non possiamo non considerare quanto detto da uno dei più prestigiosi e capaci analisti dei mercati finanziari, tale David A. Rosenberg di Merrill Lynch.

On a 4-quarter trailing basis, operating EPS is all the way down to $49.50. This weak starting point and the fact that we have -6% GDP growth for the first quarter and -4.3% for the second quarter have compelled us to shave our full-year operating EPS forecast from $46 before to $40 now due to this further sharp loss of earnings momentum. We also have trimmed 2010 by two dollars to $53.50 a share.”

Questo significa un abbattimento dell’EPS medio previsto per il 2009 da 46 a 40$, ovvero il 13% in meno, che rapportato all’indice S&P 500, significa una bella e potenziale nuova correzione in arrivo (probabilmente in linea coi target del sottoscritto), come anche ricordato in un commetno dal sempre ottimo Anonimocds (il quale però la vede ancora più nera…)

 

 

Conclusioni

 

In ambito macro (ed è per questo che ultimamente non ho scritto molto in merito) , purtroppo, mancano novità veramente importanti. Quanto deciso dalla nuova amministrazione USA al momento ho ha avuto effetti limitati, oppure addirittura non è ancora partito. Nel frattempo l’economia non gira e la ripresa latita.
Quindi, per il breve, continuo ad essere molto molto prudente su questo rally e sulle previsioni di ripresa. Per muovere veramente le cose, si necessita di qualcosa di forte, di molto forte, quasi destabilizzante nell’ambito della crisi, altrimenti l’ondata di euforia rischia di sgonfiarsi alla prima nuova news negativa, magari inaspettata.

Questa è la mia view per il breve periodo.

 

Poi c’è chi, per il medio–lungo periodo, lancia delle idee molto interessanti. E faccio riferimento ad un post che scriverò nelle prossime sedute. Ma questa, credetemi, è tutta un’altra storia.
Mi spiace, signori, ormai sono diventato come San Tommaso: se non vedo , non credo. E fino a quando non si avrà sui mercati e sui dati macro un tangibile miglioramento, non cambierò la mia view.
La cosa che mi rattrista e che non sta succedendo nulla che potrebbe cambiare realmente le cose, in quanto anche gli interventi governativi degli USA a sostegno del sistema (vedi il caso AIG, ricordato nella foto di apretura) alla fine stanno risolvendo poco.

Potrà il mitico “Stress Test” cambiare veramente le carte in tavola?

 

Tutto dipende dai risultati. E, visto che io continuo a ritenere il settore finanziario come la vera chiave di lettura di questa crisi, come un rimbalzo dei mercati deve passare dalle banche, così il miglioramento della crisi deve passare per forza da un miglioramento della situazione delle banche. Ma non speranze, badate bene, ma solo ed esclusivamente dati concreti.

 

 

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