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ANALISI: Il QE cinese deve essere SOLO il primo atto di una rivoluzione di mercato
In molti mi chiedete un parere sull’intervento della PBoC dei giorni scorsi. Secondo il mio punto di vista, l’economia cinese ha ancora dei forti squilibri interni. Dal 2000 a oggi l’economia reale cinese è cresciuta del 300% circa, e ancora di più sono cresciuti la moneta e il credito. Numeri impressionanti e talvolta persino FUORI controllo, sopratutto se viene considerato il tasso di crescita economico, notevole, con il tasso di crescita finanziario, mostruoso e anche con spetti poco trasparenti (shadow banking) e persino pericolosi. La mossa della PBoC è stata importante sopratutto per “spegnere” l’incendio della speculazione sui mercati. Ma non è ASSOLUTAMENTE sufficiente. Può risolvere il problema della volatilità nel breve ma nulla di più.
BEN INTESO
La svalutazione tende ad aumentare l’appeal dell’export. PROBLEMA: l’export pesa per il 2.7% del PIL, una bazzecola. Invece il taglio delle riserve obbligatorie, il taglio dei tassi e l’afflusso di liquidità dovrebbe stimolare i consumi interni, grande problema della debacle cinese, oltre che gli investimenti. Quindi come mossa meglio sicuramente quest’ultima che la svalutazione massiva dello yuan cinese, in quanto più efficace. (I consumi valgono il 38% del PIL, gli investimenti valgono il 47% del PIL). Infine, dato che la svalutazione è stata fatta anche per mettere un freno alla domanda di divisa interna, non possiamo sottovalutare il rischio di massicce uscite di capitali che potrebbero generare ulteriore pressione ribassista sullo yuan cinese. Come vedete, di semplice non c’è nulla.
La vera sfida inizia ADESSO.
La PBoC deve dimostrare che vuole portare avanti con il governo delle riforme serie e concrete dei mercati, deve dare l’impressione che NON tutto è pilotato artificiosamente dallo stato e che c’è un libero mercato che, ahimè, negli utlimi mesi è scomparso totalmente.Successivamente bisogna andare avanti con il risanamento del settore bancarioe del credito (appunto mettendo ordine anche nel mondo dello shadow banking) e continuare nella “mission” più difficile e complessa: il SOSTEGNO della domanda interna. in questo ambito c’è ancora molto da fare e la PBoC ha ancora margini di azione.
Infine un’ultima considerazione: la Cina resta al momento un “battitore libero” nella finanza mondiale. Intendo cioè dire che nessun problema sarà risolto se la Cina non entrerò nel sistema economico e finanziario mondiale. Un primo passo potrebbe essere l’ingresso della valuta cinese (Yuan) all’interno del paniere SDR del FMI, il paniere delle cosiddette valute considerate come “riserva ufficiale”. E questo sarebbe un primo passo. Ma poi c’è tutto il resto. E credetemi, significa vera rivoluzione socio-politico-economica per un qualsiasi stato. Immaginatevi per la Cina. Ma è un fattore assolutamente necessario, altrimenti rappresenterà per sempre una mina vagante del sistema economico finanziario mondiale.
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VERISSIMO e ne abbiamo parlato anche qui. E’ per questo che dico che NON basta un QE per risolvere la questione. Ci vuole…un miracolo secondo il mio punto di vista
Salve Danilo,
volevo solo informarla che ho scritto alla Sua email gmail, ma non ho ricevuto risposta. Non so se le è arrivata la mail oppure c’è qualche problema
grazie
BEN INTESO
La svalutazione tende ad aumentare l’appeal dell’export. PROBLEMA: l’export pesa per il 2.7% del PIL, una bazzecola. Invece il taglio delle riserve obbligatorie, il taglio dei tassi e l’afflusso di liquidità dovrebbe stimolare i consumi interni, grande problema della debacle cinese, oltre che gli investimenti. Quindi come mossa meglio sicuramente quest’ultima che la svalutazione massiva, in quanto più efficace. (I consumi valgono il 38% del PIL, gli investimenti valgono il 47% del PIL)
oOCCHIOo
PBC/PBoC
!WARNNG – stanno uscendo troppi soldi!
:ad un ritmo DAVVERO impressionante:
tra i 55 ed i 75 miliardi al M_E_S_E – DA AGOSTO 2014.
PER CHI NON LO SAPESSE, gran parte dell’avanzo corrente della Cina ha trovato compensazione PROPRIO nei flussi di capitali in uscita.
A fine anno fiscale 2014 la consistenza delle riserve ufficiali della PBC era a $3.840 miliardi e risultava non troppo diversa da quanto rilevato dodici mesi prima nel 2013.
La progressione di questo aggregato rimane impressionante: al di sotto dei $100 miliardi alla fine del 1995, si posiziona/va ad $1 trilione nell’ottobre 2006 ed a $2 trilioni nell’aprile 2009, supera/va i $3 trilioni a marzo 2011 ed arriva/va ai quasi $4 trilioni nell’agosto dello scorso anno 2014, livello da cui è poi iniziata la discesa (inesora-bile).
Siamo solo agli inizi.
RAMMENTO – ritornando agli inizi – che nel complesso, l’avanzo delle partite correnti ha inciso per il 2% nel/del PIL del/nel 2014, confermando – o facendo da paletta per – la natura strutturale dell’aggiustamento dei conti con l’Estero (BASTA SOLO PENSARE che era al 10% nel 2007, ante mostre “Sub-primeS”).
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