WALL STREET: la volatilità torna in agguato

Scritto il alle 15:01 da Lukas

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Sembra tornata un po’ di calma sui mercati. Ma è calma apparente. Si ha la sensazione che la riforma fiscale di Trump sia elemento di instabilità per il mercato obbligazionario, valutario ed anche azionario. Analisi del COT report prodotto dal CFTC [Guest post]

Cari amici, nella settimana appena trascorsa, i mercati finanziari internazionali sono tornati apparentemente più fiduciosi ed ottimistici. In particolare i mercati azionari, rassicurati dai tranquillizzanti dati sull’inflazione Usa, hanno recuperato circa il 50 % delle perdite subite nelle due precedenti ottave. A ben vedere, però, si nota ancora la presenza di una marcata volatilità. Volatilità che investe quasi tutto lo scenario intermarket, che ha il suo epicentro nel settore obbligazionario, e che a cascata si propaga poi al settore valutario ed a quello azionario. Il ritorno improvviso della volatilità è, a mio avviso, ascrivibile agli effetti, molto controversi ed incerti, della nuova politica fiscale Usa. In particolare i mercati sembrano molto temere per la gestione futura del debito pubblico americano, previsto in ulteriore considerevole aumento.

Come accennato, quasi tutto lo scenario intermarket è investito dal ritorno della volatilità. L’epicentro della stessa è, come detto, localizzato nel settore obbligazionario. Gli ultimi moderati dati sull’inflazione Usa ci dicono che il lievitare dei rendimenti non è affatto dovuto ad un imminente ritorno del fenomeno inflattivo. Gli investitori chiedono invece maggiori rendimenti come ricompensa per il maggior rischio percepito sui titoli del debito pubblico Usa. I più grandi detentori degli stessi ( Cina, Giappone ) credo ne stiano vendendo parecchi.

Ciò determina un calo del loro prezzo ed un conseguente rialzo dei rendimenti, oggi pari al 2,87 % sui bond a 10 anni. La vendita dei bond Usa determina inevitabili effetti anche nel settore delle valute. Vendere asset in dollari comporta infatti un deprezzamento dello stesso. Non a caso negli ultimi 12 mesi il dollaro index ha perso l’11,3 % del suo valore, e solo negli ultimi 2 mesi, ossia dopo l’approvazione della riforma fiscale, la perdita è stata pari al 5,15 %. A riprova di quanto detto, notevoli risultano gli impatti sui rapporti di cambio USDYEN oggi pari a 106,30 ( – 5,77 % ), ed USDYUAN sceso nei pressi di quota 6,30 ( – 8,16 % ). Anche il settore delle commodities è, com’è noto, influenzato dal valore del dollaro Usa. In tal caso, però, non notiamo articolari tensioni. Le commodities infatti a stento sono riuscite, con i rialzi dei loro prezzi, a recuperare quanto perso dalla moneta in cui vengono scambiate. Ciò ci rassicura sulla circostanza che non ci sono all’orizzonte seri pericoli inflattivi. Contiamo pertanto che anche per quest’anno prosegua il percorso virtuoso di una crescita economica non accompagnata da particolari pressioni inflazionistiche.

Mix, questo, ottimale per la crescita ulteriore degli utili aziendali, e di conseguenza per il lievitare delle quotazioni azionarie. Non a caso in quest’ultima settimana, il nostro benchmark azionario mondiale, l’S&P 500, ha recuperato circa il 50 % delle perdite delle precedenti due ottave, e si è riportato a quota 2,732,22 punti.

Ciò premesso, passo ad esaminare i nuovi dati del COT REPORT settimanale, pubblicati venerdì sera dalla CFTC (Commodity Futures Trading Commission), concernenti i valori aggregati dei Futures e delle Options su tutti gli indici azionari USA, che risultano essere i seguenti:

Commercial Traders : – 93.991
Large Traders : + 62.510
Small Traders : + 31.481

Trova dunque ancora conferma, la volatile, per sua natura, configurazione del mercato dei derivati azionari Usa. In quest’ultima ottava registriamo nuovamente variazioni molto ingenti nelle posizioni dei diversi operatori, pari complessivamente a 42.262 contratti. In particolare, i Large Traders, che avevano ingaggiato un braccio di ferro con i Commercial, sono stati costretti, com’era prevedibile, a capitolare. Cedono infatti l’intero lotto dei 42.262 contratti long e riducono la loro posizione trend-following a poco più di sessantamila contratti.

La maggior parte però non li acqistano i Commercial , bensi gli Small Traders ( 23.373 ), che consolidano alquanto la loro prima traballante posizione Net Long. I Commercial, invece, ne acquistano solo 18.889 e riducono la loro abituale posizione Net Short sotto le centomila unità. Le movimentazioni di quest’ultima settimana attenuano senza dubbio la tensione e gli estremi prima presenti sul mercato dei derivati azionari Usa. Però gli stessi non scompaiono del tutto. La circostanza che i potenti Commercial Traders abbiamo acquistato, ma con moderazione, ci induce a ritenere che gli stessi sappiano che le tensioni presenti, soprattutto a monte del mercato azionario, non scompariranno in breve tempo. Anzi, potrebbero avere ulteriori rigurgiti, con inevitabili ripercussioni anche sul mercato azionario. Il pericolo è chiaramente costituito dal debito pubblico Usa, la cui gestione diventerà, nel corso dei prossimi mesi, sempre più impervia e difficoltosa. l mercati azionari Usa, con utili quest’anno previsti in crescita del 20 %, restano di per sé molto solidi, ma potrebbero indirettamente subire i problemi, già oggi molto evidenti, presenti nel settore obbligazionario e valutario. Per tale motivo confermo la mia view di medio termine, che vede mercati azionari in ulteriore rialzo, accompagnati però da una volatilità ben maggiore di quella, davvero infima, registrata negli scorsi 2 anni.

Futuro prossimo che si prospetta, quindi, ancora positivo ma volatile per i mercati azionari, che cercherò di tradare con il mio originale trading system, fondato sullo sfruttamento e sulla valorizzazione dell’effetto “LONG TERM MOMENTUM“, descritto negli studi e nelle ricerche dei professori Jegadeesh e Titman, ed illustrati nel mio sito http://longtermmomentum.wordpress.com/. In questo inizio d’anno, il mio portafoglio, denominato “ Azioni Italia – LTM “, ha conseguito una performance positiva, pari al + 0,48 %. Performance inferiore a quella realizzata dal Ftse All Share, pari nel contempo al + 3,63 %. Una sotto-performance del 3,15 %, che esprime le difficoltà operative di quest’ultimo frangente, che non fa però venir meno la fiducia nel mio trading system, che negli ultimi 5 anni ha conseguito una sovra-performance media annua pari al 16 %. Ciò detto, in coerenza con l’analisi sopra esposta, questa settimana cambio l’assetto del mio portafoglio, innalzo cioè dal 50 al 70 % le mie posizioni long e riduco dal 50 al 30 % le mie posizioni short, assumendo di conseguenza una posizione Net Long pari al 40 % del mio portafoglio. Chi desiderasse approfondire e ricevere maggiori informazioni sul mio trading system e sulla composizione del portafoglio “ Azioni Italia – LTM “ può consultare, se vuole, direttamente il mio sito.

Vi ringrazio per la vostra stima e fiducia, ed auguro a TUTTI gli amici di Intermarketandmore buon trading.

Lukas

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