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WALL STREET: supporti al mercato dal COT Report
Le mosse della FED hanno messo paura ai mercati ma al momento il mercato regge. Merito anche dei Commercials che diminuiscono le coperture. Prezzi che tornano attraenti nel breve termine? Analisi del COT Report from CFTC. [Guest post]
Cari amici, nella settimana appena trascorsa, i mercati finanziari internazionali non hanno sciolto le tante incertezze esistenti sulle prospettive degli stessi. L’U.S. Bureau of Labor Statistics ha pubblicato i nuovi dati sull’inflazione Usa. E seppur sempre molto elevati, i mercati hanno reagito, tutto sommato, bene. Temevano, forse, dati ancor peggiori. Il CPI Usa ha infatti continuato a lievitare, ma solo dello 0,2 % rispetto al mese precedente, raggiungendo quota 7,1 % su base annua.
Ancor meglio il PPI che flette addirittura dello 0,1 % su base mensile, ed arretra a quota 9,8 % annuo. Insomma s’intravvede finalmente un rallentamento della forsennata corsa dei prezzi a cui abbiamo assistito durante l’intero anno 2021. Rallentamento che attenua di molto le preoccupazioni per la minacciata stretta monetaria ad opera della FED.
I mercati, peraltro, hanno, in parte, già anticipato le mosse della Banca Centrale Usa. I rendimenti sui bond Usa a 2 anni, sono infatti già lievitati, negli ultimi mesi, di oltre 80 bps. I rendimenti sui bond a 10 anni, sono anch’essi lievitati di circa 50 bps.
Seppur attenuata, la pendenza della yield curve americana, resta comunque ancora sufficientemente inclinata. Non s’intravvede pertanto una recessione alle porte, al massimo assisteremo, nei prossimi mesi, ad un rallentamento dell’attuale ritmo di crescita dell’economia. D’altronde con la pandemia che continua ad impazzare non è affatto credibile che la FED frapponga altri onerosi ostacoli alla stessa.
Ciò detto, la situazione resta sempre molto complessa, e le prospettive molto nebulose e quasi intellegibili. Viviamo un frangente della storia umana del tutto particolare ed eccezionale. Ed i mercati finanziari, già per loro natura di difficile interpretazione, non possono restarne immuni. Molto è affidato alla saggezza, ed all’intelligenza dei tanti policy maker, che guidano al momento le più importanti istituzioni politiche, finanziarie e sanitarie. Finora credo che si siano comportati quasi tutti abbastanza bene.
Ripongo pertanto ancora molta fiducia in Loro, e credo che continueranno tutti ad assolvere al meglio l’arduo compito che ancora li attende. Dal punto di vista finanziario, non credo che le Banche Centrali assumeranno iniziative avventate che aggravino ancor di più la già difficile situazione economica in essere. I timori di questi ultimi mesi, circa imminenti e reiterati rialzi dei tassi, mi appaiono, pertanto, alquanto esagerati, e forse alimentati ad arte dai soliti, ed ormai ben noti, disfattisti. La fiammata inflattiva, in corso, potrebbe infatti rivelarsi un fenomeno del tutto contingente, e non strutturale.
E’ molto alto, a mio avviso, il pericolo che si usino metodi ordinari d’interpretazione per decifrare dati, frutto, invece, di una situazione straordinaria, contingente, e del tutto eccezionale.
Dopo le sopra esposte considerazioni, d’ordine generale, esaminiamo, cosa ci dice, al momento, lo scenario intermarket. Il dollar index, conferma le sue recenti debolezze, storna infatti di un ulteriore 0,58 %, ed arretra sino a quota oggi 95,16. Le commodities, invece, continuano nella loro preoccupante corsa. Nelle ultime 6 settimane lievitano del 7,1 % in termini reali. Sulle stesse pesano però molto le tensioni geopolitiche tra Usa e Russia, come dimostrano gli incrementi forsennati dei prezzi del gas e del petrolio.
Tensioni che trovano, come già accennato, riscontro anche nel mercato obbligazionario. Il rendimento del bond decennale Usa, infatti lievita di altri 3 bps, e raggiunge quota 1,79 %. Il rendimento del bond a 2 anni, invece, lievita di ben 10 bps e raggiunge quota 0,97 %.
L’inclinazione della yield curve Usa pertanto si contrae fino a 82 bps, ma non lascia già presagire una recessione, bensì solo un rallentamento dell’attuale ritmo di crescita dell’economia. I mercati azionari, già da almeno 2 mesi, mostrano cautela e scetticismo, ed il nostro benchmark azionario mondiale, l’$&P 500 registra una contenuta e fisiologica fase di correzione.
Tanto premesso, passo ad esaminare gli ultimi dati del COT REPORT settimanale, pubblicati venerdì sera dalla CFTC (Commodity Futures Trading Commission), concernenti i valori aggregati dei Futures e delle Options su tutti gli indici azionari USA, che risultano essere i seguenti:
- Commercial Traders : – 34.443
- Large Traders : + 21.464
- Small Traders : + 12.979
Trova, pertanto, ancora conferma l’incerta e volatile configurazione del Cot Report sui derivati azionari Usa. Rispetto alla scorsa settimana, le variazioni nelle posizioni dei vari operatori sono pari ad 11.163 contratti. In particolare, i Commercial Traders, le MANI FORTI di questo mercato, acquistano 8.705 contratti long, e riducono in analoga misura l’entità della loro posizione di copertura, Net Short.
Gli Small Traders, acquistano anch’essi 2.458 contratti long, e consolidano la loro, non esuberante, posizione Net Long. I Large Traders, invece, cedono l’intero lotto degli 11.163 contratti long, e riducono alquanto la loro esposizione Net Long. Le movimentazioni di quest’ultima ottava, pur non mutando il quadro d’insieme, di forte incertezza, attenuano a mio avviso, le tante esagerate preoccupazioni delle ultime settimane.
La circostanza che le Mani Forti riducono il loro livello di copertura, ci dice che le stesse non si attendono a breve uno sconquasso sui mercati, come molti invece temono, o forse auspicano. D’altronde anche le posizioni degli altri operatori sembrano confermarlo. Gli Small Traders non mostrano infatti alcuna pericolosa esuberanza, anzi tutt’altro.
Inoltre non sembra proprio che il mercato sia lasciato sulle fragili e non tanto affidabili mani dei Large Traders. Insomma, mi sembra che gli accadimenti di quest’ultima ottava abbiamo un po’ diradato le nubi preesistenti. La situazione, resta certamente incerta e complessa, ma credo che tutto sommato sia ancora ben in controllo.
Non siamo credo, alle soglie di un fragoroso e pesante storno degli indici azionari. Si cerca, piuttosto, di capire e comprendere meglio quale sarà l’evolvere della situazione sia economica, che pandemica. Ormai i due fattori sono inscindibilmente legati. Sulla base delle sopra esposte considerazioni, riconsidero un po’ la mia precedente cauta posizione operativa, che non ha pagato affatto, anzi tutt’altro, ed accresco nuovamente la mia esposizione sul settore dell’equity.
Mercato, dunque, ancora in attesa di certezze, che cercherò di tradare con il mio originale trading system, fondato sull’analisi del Cot Report, nonchè sulla valorizzazione dell’effetto “LONG TERM MOMENTUM“, descritto negli studi dei due professori Usa, Jegadeesh e Titman, ed illustrato nel mio sito https://longtermmomentum.wordpress.com/. Nel corso di quest’inizio d’anno, il mio portafoglio, denominato “ AZIONI ITALIA – LTM “, ha conseguito una perdita del 6,06 %.
Il nostro benchmark di riferimento, il Ftse All Share, invece, ha registrato nel contempo un guadagno dello 0,26 %. Conseguita pertanto, sinora, una sotto-performance del 6,36 %.
Ma sappiamo per esperienza che il mese di gennaio non è mai un buon mese per il fattore momentum. Nei precedenti 9 anni, il mio trading system ha invece conseguito una sovra-performance media annua del 7,1 %, e presenta un’equity line in progresso del 175 %. Questa settimana, come già accennato, modifico l’assetto del mio portafoglio, innalzo cioè dal 52,5 al 65 % le mie posizioni long, e riduco nel contempo dal 47,5 al 35 % le mie posizioni short, ossia assumo una posizione operativa, Net Long, pari al 30 % del mio portafoglio.
Chi desiderasse approfondire e ricevere maggiori informazioni sul mio trading system e sulla composizione del portafoglio “ AZIONI ITALIA – LTM “ può, se vuole, consultare direttamente il mio sito.
Vi ringrazio per la vostra stima e fiducia, ed auguro a TUTTI gli amici di intermarketandmore buon trading.
LUKAS