WALL STREET: COT Report con segnali di cautela

Scritto il alle 15:49 da Lukas


Anche se il mercato continua serenamente il suo trend rialzista, risulta chiaro dai report del CFTC che la cautela inizia a serpeggiare tra gli operatori. Forti dubbi sulla gestione non solo dell’inflazione ma anche del debito generato in questi anni. (Guest post)

Cari amici, anche nella settimana appena trascorsa, i mercati finanziari internazionali hanno proseguito nel contraddittorio trend di questi ultimi mesi. Non bisogna però meravigliarsi molto delle contraddizioni che vediamo. Viviamo infatti una fase storica ed economica del tutto eccezionale. Tutto il Mondo sta ancora cercando faticosamente di superare ed uscire da una terribile pandemia virale. Non si sono ancora quantificati compiutamente i danni economici prodotti dalla stessa. E soprattutto non è ancora molto chiaro il futuro che ci attende. E’ pertanto del tutto naturale che anche i mercati navighino a vista e siano poco intellegibili. Tale contesto, alquanto nebuloso ed incerto, dà adito, altresì, alle più disparate teorie ed ipotesi, circa gli sviluppi futuri dell’economia capitalistica globale.

Come ben sapete, in molti, negli ultimi mesi, hanno ipotizzato il ritorno imminente sulla scena economica del fenomeno inflattivo. Un’ipotesi questa, al momento, davvero azzardata. Della stessa si sono infatti perse letteralmente le tracce dagli inizi degli anni 80 dello scorso secolo. In pratica trattasi ormai di un vero e proprio fantasma, che qualcuno vuol oggi a sproposito riesumare e far rivivere. E ciò allo scopo di dar giustificazione, fondamento e supporto alle loro nefaste, e sinora inconcludenti ed infondate, ipotesi di scoppio della bolla ( del tutto presunta ) esistente sul mercato azionario. A mio avviso, trattasi dell’ennesimo abbaglio di gente che testardamente non vuole ammettere di aver clamorosamente cannato tutte le previsioni finanziarie fatte negli ultimi 12 anni. Non basterà infatti la fiammata in corso sui prezzi delle commodities a far resuscitare il fenomeno dell’inflazione.

Mancano ancora tutti gli altri presupposti che nella storia ne hanno alimentato l’esistenza. In particolare manca un vero e proprio ribaltamento del rapporto di forza tra capitale e lavoro, ancor oggi a tutto vantaggio del primo. L’inflazione tornerà se e quando in Occidente, e magari anche in Cina, vedremo rimarciare per le strade i cortei degli operai e degli impiegati che chiedono salari più alti e condizioni di lavoro più umane delle attuali. Ipotesi questa, al momento, purtroppo, alquanto lontana ed improbabile. Altro elemento che questi, del tutto improbabili, analisti, hanno omesso di considerare è il livello infimo dei tassi d’interesse che oggi pagano le aziende per finanziare i propri investimenti. Mai nella storia c’erano state condizioni più favorevoli. Prendono a prestito capitali a tassi dell’1 o 2% e li investono in attività che rendono il 15 0 20 %, e forse ancor più. Una leva finanziaria spropositata a loro esclusivo favore.

Altro che inflazione, altro che bolla dei valori azionari delle loro aziende…..se continua e dura ancora questa manna…….questi s’arricchiranno ancor di più……e si compreranno, come già oggi accade, anche gli Stati e le nostre democrazie. L’unico problema che hanno è la gestione dell’enorme debito che gli Stati e le famiglie sono stati costretti a creare per cercare, negli ultimi 40 anni, di lenire le abnormi iniquità sociali, creati dal loro sistema di produzione capitalistico, avente ormai scala globale. Debito che produce periodicamente delle pericolose ed ingestibili bolle, come già accaduto nel 2000 nel settore tech, e nel 2008 nel settore dei mutui immobiliari.

Debito enormemente lievitato, causa pandemia, anche in quest’ultimo terribile anno. E’ il debito il vero problema del sistema, e non l’inflazione come cianciano oggi in molti. Il debito, peraltro, è per sua natura deflazionistico, perche rallenta e frena la crescita dell’economia, e tiene oggi inchiodate con le spalle al muro tutte le maggiori Banche Centrali, che non possono azzardarsi ad alzare i tassi. Inerzia quest’ultima che provocherà, presto o tardi, una nuova disastrosa e forse ingestibile bolla.

Dopo le sopra esposte considerazioni, andiamo ad esaminare, cosa ci indica, al momento, lo scenario intermarket. Il dollar index, nell’ultima settimana, ha mostrato di tenere (+0,12 %) e quota oggi 90,13. Le commodities, invece, continuano a lievitare, + 2,12 % in termini reali. Un fenomeno che preoccupa, a mio avviso, oltre misura, come ho già accennato in premessa. Segnali ben diversi giungono infatti dal mercato obbligazionario.

Il rendimento del bond decennale Usa, cede altri 2 bps e retrocede a quota 1,56 %. Un livello poco compatibile con prospettive di crescita economica sostenuta. Il rendimento dei bond a 2 anni, invece, lievita di 1 bp e risale a quota 0,15 %. L’inclinazione della yield curve Usa pertanto si contrae a 141 punti base, ma resta ancora abbastanza forte per garantire il completo turnaround economico post-covid. Il problema è, invece, capire cosa accadrà dopo, ossia dall’anno 2022 in poi. Il mercato azionario, come già accennato, gode ormai da anni di condizioni particolarmente favorevoli, ancor oggi in auge. Non a caso, anche nell’ultima ottava, l’S&P 500 registra un guadagno dello 0,61%, e quota oggi 4.229,89 punti, non lontano dai propri massimi storici.

Tanto premesso, passo ad esaminare gli ultimi dati del COT REPORT settimanale, pubblicati venerdì sera dalla CFTC (Commodity Futures Trading Commission), concernenti i valori aggregati dei Futures e delle Options su tutti gli indici azionari USA, che risultano essere i seguenti:

Commercial Traders : – 13.101

Large Traders :  + 3.311

Small Traders : + 9.790

Si riconferma, pertanto, ed anzi si consolida, la nuova ed incerta configurazione del mercato dei derivati azionari Usa. Rispetto alla scorsa ottava, le variazioni, nelle posizioni dei vari operatori, sono state pari a 4.479 contratti.

In particolare, i Commercial Traders, le MANI FORTI di questo mercato, diventano più prudenti, cedono infatti l’intero lotto dei 4.479 contratti long, e consolidano la loro abituale posizione di copertura, Net Short. I Large Traders, invece, acquistano 3.145 contratti long, e sembrano voler restare nella loro nuova posizione Net Long. Gli Small Traders, infine, acquistano i residui 1.334 contratti long, e rafforzano lievemente la loro non esuberante posizione Net Long. Le movimentazioni di quest’ultima ottava, seppur di non ingente entità, sembrano voler confermare uno scenario futuro molto più cauto e meno esuberante di quello visto del recente passato.

Le Mani Forti, infatti, restano con maggior forza e convinzione nella loro abituale posizione di copertura, e lasciano agli altri operatori il compito di trainare ulteriormente il mercato. Ma sappiamo per esperienza che questi altri, ossia Large e Small traders, non hanno mai avuto la forza di muovere sensibilmente i valori di mercato. Molto probabile pertanto assistere nelle prossime settimane ad un mercato molto più incerto e cauto e sostanzialmente privo di una marcata direzionalità.

Ciò in attesa di nuove e più probanti indicazioni circa la direzione che l’economia capitalistica globale assumerà dopo il definitivo superamento della pandemia da covid-19. Nel frattempo ritengo sensato non assumere particolari rischi di mercato, e mantenere una cauta e moderata view lateral-rialzista..

Mercato dunque in attesa di nuove certezze, che cercherò di tradare con il mio originale trading system, fondato sull’analisi del Cot Report, nonchè sulla valorizzazione dell’effetto “LONG TERM MOMENTUM“, descritto negli studi dei due professori Usa, Jegadeesh e Titman, ed illustrato nel mio sito https://longtermmomentum.wordpress.com/. Nel corso di quest’inizio del 2021, il mio portafoglio, denominato “ AZIONI ITALIA – LTM “, ha conseguito un guadagno del 6,89 %.

Nel contempo, il nostro benchmark di riferimento, il Ftse All Share, ha registrato un guadagno del 15,78 %. Conseguita pertanto, sinora, una sotto-performance dell’ 8,89 %, causata da un prolungato deficit di momentum, sul nostro listino, nei primi mesi dell’anno. Un evento non nuovo, già accaduto in passato. Sempre temporaneo, però, negli ultimi 8 anni, infatti, il mio trading system ha conseguito una sovra-performance media annua del 9,9 %, e presenta un’equity line in progresso del 170 %.

Questa settimana in coerenza con quanto sopra esposto, muto leggermente l’assetto del mio portafoglio, riduco cioè dal 67,5 al 65 % le mie posizioni long, ed innalzo nel contempo dal 32,5 al 35 % le mie posizioni short, assumo cioè una posizione Net Long, pari al solo 30 % del mio portafoglio. Chi desiderasse approfondire e ricevere maggiori informazioni sul mio trading system e sulla composizione del portafoglio “ AZIONI ITALIA – LTM “ può, se vuole, consultare direttamente il mio sito.

Vi ringrazio per la vostra stima e fiducia, ed auguro a TUTTI gli amici di intermarketandmore buon trading.

LUKAS

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