WALL STREET: i mercati crollano, il COT REPORT conferma le nuove coperture

Scritto il alle 16:49 da Lukas


La reazione all’escalation del problema Coronavirus ha sorpreso tutti, anche i grandi investitori che infatti, a seguito dell’aumento della volatilità, si sono mossi di conseguenza facendo crescere le coperture. (Guest post)

Cari amici, nella settimana appena trascorsa, sono state decisamente smentite le mie beneauguranti previsioni circa l’impatto del coronavirus cinese sull’economia e sui mercati finanziari internazionali. Quest’ultimi hanno vissuto un’ottava di vera passione, basti pensare che il nostro benchmark azionario mondiale, l’S&P 500, in sole 5 sedute, ha ceduto ben l’11,5 %. Uno storno settimanale di entità rilevante, poche volte registrato nel secondo dopoguerra. Reazione emotiva ed isterica, o l’annuncio di una recessione economica su scala globale in arrivo? Non lo sappiamo, ancora. Speriamo trattasi solo di una reazione emotiva, indotta dalla paura, del tutto naturale, circa i pericoli di un esteso contagio infettivo. I danni sull’economia reale sono già però molto evidenti. Basta guardare a ciò che accade in Italia, con scuole uffici e stadi chiusi, con alberghi vuoti, con interi paesi sigillati ed in quarantena. Insomma, credo sia già da mettere in conto una contrazione della crescita economica, non solo in Italia, ma su scala globale. Danni amplificati, peraltro, anche da un sistema di comunicazione allarmistico ed incosciente. Io ho una moglie medico, specializzata in microbiologia, che dirige, ormai da oltre 20 anni, il laboratorio di analisi cliniche dell’ospedale della mia cittadina. In questa settimana di passione finanziaria ho chiesto a Lei lumi circa la natura di questo nuovo virus. Non nè sottovaluta i pericoli, perché dice non se ne conosce ancora bene l’origine e la natura, ma ritiene del tutto esagerato quanto accade. Ben altre, e ben più gravi, sono infatti le malattie, che gli tocca ogni giorno diagnosticare. Insomma c’è il concreto pericolo che si produca una PANDEMIA ECONOMICA, più che una pandemia sanitaria. Non comprendo, pertanto, l’esultanza della folta schiera di ribassisti. Cosa c’è infatti da gioire da una prospettiva di recessione economica ? Ed anche dal lato finanziario, cos’hanno da gioire ? Anche dopo quest’ultima terribile settimana l’S&P 500 registra un incremento del 431 % dal bottom del 9 marzo 2009 e, come dimostra il seguente grafico, guardate quante volte in questi 11 anni hanno lanciato allarmi, e sono stati immancabilmente smentiti.

Ciò detto, andiamo ad esaminare cosa ci indica al momento, il più vasto scenario intermarket. In questa settimana di passione finanziaria, il dollar index ha ceduto anch’esso ( -1,14 % ), retrocedendo a quota 98,13.  Ma sono le commodities a registrare cali ben più rilevanti, – 8,06 % in termini reali. Segnalo in particolare il calo del prezzo del petrolio ( – 16,24 % ), e stranamente del prezzo dell’oro ( -3,57 % ). Speriamo che tale down-trend si arresti altrimenti l’ipotesi della recessione economica diventerà, purtroppo, sempre più probabile. Dal settore obbligazionario, giungono invece segnali contrastanti e contraddittori. I rendimenti del bond decennale americano, cedono infatti ben 31 bps, e retrocedono al loro minimo storico, ossia a quota 1,16 %. Il bond Usa a 2 anni, cede, ancor di più, ossia 42 bps, ed arretra sino a quota 0,93 %. In pratica in una sola ottava gli investitori hanno fatto loro un nuovo quantitative easing. L’inclinazione della yield curve americana infatti non si contrae, anzi si amplia sino a 23 bps, e ciò c’incoraggia a sperare che il coronavirus non determini una recessione dell’economia Usa. Dei mercati azionari, abbiamo già accennato. La correzione in corso, seppur molto violenta nella tempistica, è tuttavia ancora una correzione di entità media annua normale, ossia in linea con i precedenti storici. Anzi, potrebbe rivelarsi addirittura salutare, ed assicurare una continuazione del trend secolare in corso.

Tanto premesso, passo ad esaminare gli ultimi dati del COT REPORT settimanale, pubblicati venerdì sera dalla CFTC (Commodity Futures Trading Commission), concernenti i valori aggregati dei Futures e delle Options su tutti gli indici azionari USA, che risultano essere i seguenti:

Commercial Traders : – 47.343

Large Traders :  + 32.572

Small Traders : + 14.771

Si riconferma, pertanto, l’assetto in auge, già da alcuni mesi, nel mercato dei derivati azionari Usa, mutano però le entità delle posizioni dei vari operatori. Rispetto alla scorsa ottava, le variazioni, sono state infatti significative, ossia pari a ben 20.729 contratti. In particolare, i potenti Commercial Traders hanno scaricato, ossia venduto agli altri operatori l’intero lotto dei 20.729 contratti long, assumendo di conseguenza una più pingue posizione di copertura, Net Short. I Large Traders, invece, acquistano 9.528 contratti long, e consolidano ulteriormente la loro attuale posizione Net Long. Gli Small Traders, infine, si confermano anche in questa occasione degli operatori contrarian, acquistano infatti ben 11.201 contratti long, e consolidano alquanto, ma nel momento sbagliato, la loro posizione, Net Long. Le movimentazioni di quest’ultima settimana, sono alquanto coerenti con quanto accaduto sui mercati primari. Devo dire, però, che in quest’ultima occasione il Cot Report non ci è stato d’aiuto nel prevedere lo storno a cui abbiamo assistito. L’assetto più prudente che leggiamo oggi, è infatti riscontrabile solo a posteriori. Evidentemente anche le Mani Forti non si attendevano una tale evoluzione negativa. D’altronde il trigger che ha innescato il violento storno, non è un trigger di natura economica, bensì di altra natura. Nel corso di quest’ottava hanno, però, riconsiderato la situazione ed hanno di fatto quasi raddoppiato il loro livello di copertura. Molto più grave la situazione degli altri operatori, che inopinatamente, anche in questa occasione aumentano e non diminuiscono la loro esposizione azionaria. Il livello di copertura dei Commercial è comunque tornato alla sua media, e non è ancora a livello preoccupante. Credo attendono, anch’essi, di capire quale sarà l’evoluzione della particolare ed eccezionale situazione che oggi viviamo. Noi abbiamo comunque sempre seguito le mosse di questi ultimi, e quindi, del tutto coerentemente riduciamo, solo temporaneamente spero, la nostra esposizione sull’azionario, ma non mutiamo la nostra view di fondo circa il trend dei mercati, che resta moderatamente rialzista.

Moderata view rialzista, che cercherò di tradare con il mio originale trading system, fondato sull’analisi del Cot Report, nonchè sulla valorizzazione dell’effetto “LONG TERM MOMENTUM“, descritto negli studi dei due professori Usa, Jegadeesh e Titman, ed illustrato nel mio sito https://longtermmomentum.wordpress.com/. In questo inizio, molto tormentato, dell’anno 2020, il mio portafoglio, denominato “ AZIONI ITALIA – LTM “, registra una perdita del 5,95 %. Nel contempo, il nostro benchmark di riferimento, il Ftse All Share, ha subito una perdita del 6,72 %. Conseguita pertanto, sinora, una sovra-performance dello 0,77 %. Rammento che nei precedenti 7 anni il mio trading system ha conseguito una sovra-performance media annua dell’ 8,7 %, e presenta un’equity line in progresso del 145 %. In coerenza con quanto sopra espresso, questa settimana   muto radicalmente l’assetto del mio portafoglio, riduco cioè dall’ 85 al 45 % delle mie posizioni long, ed innalzo dal 15 al 55 % delle mie posizioni short, ossia assumo una posizione sostanzialmente attendista,  leggermente Net Short, per il 10 % del mio portafoglio. Chi desiderasse approfondire e ricevere maggiori informazioni sul mio trading system e sulla composizione del portafoglio “ AZIONI ITALIA – LTM “ può, se vuole, consultare direttamente il mio sito.

Vi ringrazio per la vostra stima e fiducia, ed auguro a TUTTI gli amici di intermarketandmore buon trading.

LUKAS

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11 commenti Commenta
fdonni
Scritto il 2 Marzo 2020 at 17:52

Buongiorno
Può chiedere a sua moglie cosa ne pensa del fatto che il 5/10/15% (i dati non sono univoci) sviluppa una forma grave che necessita di terapia intensiva, e se questo non sia IL problema principale da affrontare, per una probabile mancanza di risorse?
Davvero mi interessano più pareri qualificati possibili.
Grazie.

Lukas
Scritto il 2 Marzo 2020 at 18:05

fdonni@finanza,
Glielo chiederò …..ma il problema in ogni caso non è di sua competenza. Lei è un’operatrice della sanità….non un amministratrice.

ben
Scritto il 2 Marzo 2020 at 18:16

Le rispondo io che sono un rianimatore.
Il problema è tutto qui. Bisogna impedire al virus di colpire molte persone altrimenti ci sarebbe un collasso del sistema. I posti letto nelle rianimazione sono purtroppo pochi frutto di tagli esagerati nella sanità

john_ludd
Scritto il 2 Marzo 2020 at 19:04

ben,

Ottimo, personalmente ritengo che ogni contributo da operatori nel settore sia più che necessario. In questi giorni ho scritto molto ma tutto nella stessa direzione attingendo alle news di comprovata origine medica specialistica. Il virus è estremamente infettivo con un tasso di mortalità relativamente basso ma il numero di casi che richiede ventilazione assistita può facilmente far saltare il sistema sanitario. Se non ci sono posti il numero dei decessi sale moltissimo in quanto la complicanza tipica è la polmonite virale che va trattata in ospedale. Continuo a leggere irresponsabili commenti persino da figure para istituzionali che affermano che in fondo è una specie di influenza. Questo è un comportamento criminale. Non è ebola ma non è l’influenza. Grazie di nuovo. Fatevi sentire di più, io non sono un medico e non posso essere egualmente credibile.

fdonni
Scritto il 2 Marzo 2020 at 19:47

john_ludd@finanza,

Completamente e totalmente d’accordo con te. Infatti, continuano a dire “l’85% guarisce e sviluppa una forma lieve”. I dati italiani parlano a spanne di un 40% in ospedale e il 10% in terapia intensiva. Dati che ha fornito anche la ormai famosa dott.ssa Gismondo del Sacco di Milano, l’altra sera da Vespa, continuando a dire che è poco più di un’influenza. A me sembra una follia. Non sono di natura complottista, per niente, ma in questo caso ci vedo un disegno deliberato, di autorità e media, di evitare il panico. E ci stanno riuscendo, dato che l’80% dei miei conoscenti ripete la stessa litania.

fdonni
Scritto il 2 Marzo 2020 at 19:52

Precisazione: 40% + 10% = 50% ospedalizzati.

john_ludd
Scritto il 2 Marzo 2020 at 20:16

fdonni@finanza,

La conclusione è giusta ma i tuoi numeri sono errati per (ampio) eccesso). Ricapitolo quanto noto:

1) il virus è estremamente infettivo, il parametro usato dagli specialisti è noto come R-nought e descrive quante persone in media vengono infettate da un portatore. L’influenza vale in genere 1,3-1,5 questo vale 2,5-3,0. La crescita ha natura esponenziale e le persone in genere non comprendono la natura della funzione esponenziale.
2) un numero imprecisato di portatori di virus non sviluppano sintomi tali da richiedere assistenza medica e sono indistinguibili da una patologia stagionale. Questo è bene in quanto non si ammalano ma è anche male in quanto diffondono il virus. Non è possibile effettuare test all’intera popolazione da cui la decisione corretta di effettuarlo solo ai sintomatici.
3) Tra quelli che mostrano sintomi e che RISULTANO positivi, circa l’80% non richiede cure ospedaliere ma osservazione e le stesse precauzioni dell’influenza (che notoriamente non si cura, passa da sé grazie al nostro sistema immunitario).
4) Il rimanente 20% (circa, non ho dati al centesimo) richiede ospedalizzazione precauzionale, e il 5% dei sintomatici mostra sintomi più gravi che possono evolvere in polmonite virale e/o grave insufficienza respiratoria. Il numero dei posti ospedalieri che è disponibile per cure di questa natura mi risulta essere circa 6000 in tutta Italia numero che deve coprire tutte le altre patologie e che risulterebbe per esse sufficiente. Il nostro sistema sanitario ha malgrado i tagli degli ultimi 20 anni una capacità nettamente superiore a quello in UK e in USA.

Due differenti scenari per capire:

10.000 casi contemporanei sintomatici
2.000 ospedalizzati
500 con complicazioni gravi
100-250 decessi (1,0% – 2,5%)

Adesso moltiplica tutto per 100 e hai l secondo caso, intrattabile e si tratta solo del 2% della popolazione. E’ ancora influenza ?

Comprendi da te che se il numero dei casi totali e CONTEMPORANEI è limitato, il problema è contenuto e il tasso di mortalità sarà il minimo possibile. Altrimenti no. Non è difficile eppure ci sono dei grandissimi somari in giro che si ostinano a scrivere il contrario.

pdf79
Scritto il 2 Marzo 2020 at 23:23

In regione Lombardia si è sperimentato l’utilizzo di macchinari C-PAP per coloro che necessitano di ausilio alla respirazione ma che non hanno ancorà necessità della terapia intensiva.
Questa procedure permetterebbe alla meta dei pazienti trattati di non avere necessità della terapia intensiva e di regredire.
Se i dati verranno confermati penso che sia grasso che cola.
https://www.youtube.com/watch?v=8LlsOpP-Aj0 dal minuto 12.17
Mi sembra una bella notizia, e se siamo stati i primi a provare proprio scemi non siamo.
Saluti a tutti.

ben
Scritto il 3 Marzo 2020 at 09:52

Non illudetevi troppo la CPAP è una metodica di ventilazione di almeno 50 anni da circa 20 si usano dei caschi per fornirle che richiedono la non intubazione ma comunque richiedono sempre il controllo di medici specialisti e ricovero in reparti idonei come rianimazione o terapie semiintensive.
L’imperativo è limitare al massimo le infezioni per non portare al collasso il sistema. In Lombardia le rianimazione sono quasi al collasso difatti dirottando pazienti in altre regioni

fdonni
Scritto il 3 Marzo 2020 at 11:38

john_ludd@finanza,

Sono completamente d’accordo con quello che scrivi, e questi sono i dati che avevo anche io. Però la situazione italiana al momento è questa, con circa la metà di ricoverati. Come la spieghiamo? Magari si sta ricoverando anche gente che non ne avrebbe bisogno in via precauzionale?
(fonte della grafica IlSole24ore)

john_ludd
Scritto il 3 Marzo 2020 at 14:40

fdonni@finanza,

non sono in grado di risponderti, i dati puntuali li possiedono solo i sanitari. Non sono uno specialista ma il mio vecchio era un medico e ricordo le lunghe ore in cui mi spiegava come funziona la cellula, cosa sono i batteri e i virus. Sono in grado di comprendere quanto scrivono alcuni specialisti americani che seguo su twitter, è una specialità che comprende sia la biologia che la matematica. Il lettore Ben comprende benissimo cosa accadrà se il virus sfonda a Bergamo o Milano, la gente ancora no.

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