TASSO INFLAZIONE: veramente sta ripartendo oppure meglio distinguere?

Scritto il alle 11:59 da Danilo DT

inflazione-eurozona

Ormai credo sia chiaro a tutti che il tonfo dei bond nei giorni scorsi è legato alle previsioni sul tasso inflazione in Eurozona, previsto in aumento in modo più significativo di quanto previsto.

Anche in Italia le cose dovrebbero andare meglio sotto questo aspetto, anche se non di molto…

L’inflazione segnera’ un moderato recupero dal 2015. Lo prevede l’Istat spiegando che in prospettiva, l’attenuazione delle spinte deflative esogene, imputabile in via principale al deprezzamento della valuta europea, riportera’ l’inflazione su un sentiero positivo. (…) Nella media dell’anno, il deflatore della spesa per consumi finali delle famiglie si attestera’ su un valore positivo ma prossimo allo zero (+0,2%). Nel biennio successivo, nel quadro di una netta inversione di segno del contributo della componente esogena e del miglioramento dello scenario macroeconomico interno, riprendera’ il processo inflazionistico. (Source)

La cosa che sfugge sempre agli occhi della gente però è questa: di che tipo di tasso inflazione stiamo parlando? Inflazione “all items” e quindi onnicomprensiva oppure inflazione core? La differenza tra i due indici non è di poco conto. Questo è il grafico che li mette a confornto e di certo schiarisce le idee.

INFLAZIONE: Core vs All Items

eurostat-eurozona-inflazione-core-allitems-2015

Il tasso inflazione di cui tutti parlano in questi giorni è il tasso “All Items” fortemente influenzato da componenti esogeni quali ad esempio il costo dell’energia. Ma guardate quella che conta, ovvero l’inflazione CORE: dove si trova? Sempre allo stesso punto. Quindi in questi giorni, tanto rumore per nulla. L’inflazione “che conta” e che non è sporcata dal petrolio, tanto per intenderci è sempre al palo.

Definizione di inflazione CORE

L’inflazione core è la misura dell’aumento medio dei prezzi (e della diminuzione del potere d’acquisto della moneta) che non tiene conto dei beni che presentano una forte volatilità di prezzo: in particolare quelli dell’energia e quelli alimentari. La definizione è utile per cogliere in modo più approfondito le dinamiche dei prezzi e mettere in atto le contromisure necessarie a limitarne la crescita entro gli obiettivi prefissati dalle autorità monetarie e dai Governi. Il concetto di core inflation che esclude energia e alimentari è stato introdotto nel 1975 in un lavoro dell’economista americano Robert J. Gordon. Con successivi contributi soprattutto da parte dello studioso di origini tedesche Otto Eckstein

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7 commenti Commenta
john_ludd
Scritto il 8 Maggio 2015 at 12:28

Ottimo Danilo !!!

un rialzo dei prodotti energetici determina per forza un rialzo dei prezzi ma una volta esaurito il rialzo dei primi termina il secondo. L’Abenomics insegna: forte svalutazione dello yen, rialzo dei prezzi energetici in yen, inflazione al 2% per qualche mese poi giù di nuovo. E cosa fanno i cittadini la cui paga NON è legata al petrolio, se quest’ultimo sale a un punto tale che i costi in benzina e riscaldamento (che non può evitare) salgono ? Taglia le atre spese e fa scendere l’economia nel suo complesso, riducendo la domanda di petrolio etc…

Questo che avevo già suggerito altre volte è il DOOM CYCLE nel quale siamo immersi totalmente:

minicicli di rialzo dei prezzi petroliferi che fanno salire i costi oltre il limite di spportazione dell’economia e quindi generano una recessione la quale fa crollare i prezzi di petrolio e gli investimenti in esplorazione/estrazione e quindi ritiro di capacità produttiva potenziale. E così via, in un ciclo di massimi e minimi decrescenti sino alla fine quando l’intera economia globale inizia a contrarsi in quanto non ha risorse energetiche a basso costo per sostenere la crescita dalla quale dipendono 1) i mercati 2) i regimi fiscali 3) pensioni 4) sanità 5) redditi personali

Il costo di rimpiazzo delle risorse petrolifere ovvero il prezzo di breakeven della produzione che deve andare a sostuire quella in esaurimento (il 2% ogni anno ma in accellerazione) e quella che deve andare ad aumentare la quantità assoluta al fine di consentire la crescita è così stimabile:

1) TIGHT OIL = oltre 80$
2) TAR SANDS = oltre 95$
3) DEEP WATER = oltre 110 $
4) ARTIC OIL = fantasia

DO SHEEPLE UNDERSTAND THE CONSEQUENCES ? OF COURSE NOT !

massimo84
Scritto il 8 Maggio 2015 at 13:13

come ho letto, credo su rischio calcolato
questa è bassa inflazione-deflazione da riduzione di credito facile
le banche hanno ridotto gli investimenti a pioggia—->l’economia riduce i giri e crolla l’inflazione.
un pò come il tossico che fa in crisi perchè anzichè 3 dosi ne prende 1…
la spesa corrente è forse addirittura aumentata ed è sempre più insostenibile.

già dubito che l’inflazione sia positiva
in più credo che possa solo diminuire

pasolo
Scritto il 8 Maggio 2015 at 13:22

l’unico modo per far ripartire il tutto stile anni ’50 o anni ’80 passa per due vie: nuovo modo di produrre energia a buon mercato ( equivalente a 10$ al barile-petrolio ) oppure ripartenza da un livello di “benessere” mooolto più basso ( una volta si ricorreva a dolorosi grandi fallimenti e a guerre su vasta scala )…ho paura che gli Statunitensi sceglieranno come sempre la seconda. Sarei curioso di vedere le conseguenze dirottando gli investimenti dall’armamento alla ricerca e al risparmio energetico ecosostenibile.

massimo84
Scritto il 8 Maggio 2015 at 14:05

come fai a ripartire se sei pieno di debiti e gli under 30 sono molti meno degli over 60?….
io sono della teoria che anche con default totale…l’inflazione rimarrebbe bassa per via della piramide demografica.
senza inflazione non c’è bengodi che tenga….sarà dura

john_ludd
Scritto il 8 Maggio 2015 at 15:39

pasolo@finanza,

la quantità di gasolio o kw/h o BTU dell’americano medio ha raggiunto il picco a inizio anni 70 prima della crisi petrolifera del 73. Poi sono iniziati i guia, tappati di volta in volta da uno smisurato aumento di debito insegibile ed energia ad alto costo resa possibile tramite il debito e il ruolo del dollaro come moneta di riserva. Ma il debito è CONSUMO DIFFERITO ovvero kw/h da prodursi in futuro. E’ un banale concetto che non entra nella testa della gente tutta presa a massimizzare un valore contabile su un computer. Lo imparerà tutto in una volta. Cioè si, HAI SCRITTO LA COSA GIUSTA.

john_ludd
Scritto il 8 Maggio 2015 at 15:49

john_ludd@finanza,

spiego meglio: il reddito espresso in energia ha raggiunto il picco a inizio anni 70. Aggiungo: il grande boom dell’economi americana è stata costruito sul petrolio a basso costo del Texas il cui prezzo ERA REGOLAMENTATO da un ente statale la TRC. Cioè gli USA facevano come il Venezuela o l’Arabia di oggi (il che non vuol dire che sono i paesi menzionati ovviamente). Il picco del petrolio del petrolio convenzionale USA è stato raggiunto a inizio anni 70 in perfetto accordo con quanto previsto da Marion King Hubbert molti anni prima, geofisico statunitense dei laboratori di ricerca della compagnia petrolifera Shell e iniziatore della teoria del peak oil.

pasolo
Scritto il 8 Maggio 2015 at 15:52

john_ludd@finanza,

a furia di leggerti qualcosina sto imparando.

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