BTPi: conviene oppure meglio stare alla larga?
Funzionamento, caratteristiche e indicizzazione del Titoli di Stato italiano legato all’Inflazione
La situazione dell’economia è ben nota ai lettori del blog, come è ben noto il mio parere in merito all’inflazione dell’Eurozona. Un post sul BTPi, in un momento storico dove secondo me avremo a che fare con tassi di inflazione molto bassi, sembra quasi un controsenso. E invece anche questo post ha un suo perché.
Innanzitutto alzi la mano chi conosce per filo e per segno il funzionamento , le caratteristiche ed i coefficienti di indicizzazione del BTPi. Credo ben pochi, tanto che in molto tendono ancora a confonderli con i classici BTP a tasso fisso, così simili nel nome ma totalmente differenti nel funzionamento.
Come dice quella “i” finale, questi BTPi sono legati all’andamento del tasso inflazione, quindi sono bond “inflation linked“, che offrono una cedola annuale fissa (più bassa delle normali obbligazioni a tasso fisso), più un adeguamento annuale legato all’aumento dell’indice dei prezzi europei (tasso di inflazione europeo armonizzato, escluso la componente tabacco). Questo adeguamento modifica:
1) sia la cedola,
2) sia il rimborso del capitale a scadenza.
Sulla carta è tutto semplice, ma in pratica le cose sono un po’ più complesse.
Il BTpi “italiano” con scadenza il 15 settembre 2019 emesso lo scorso maggio garantisce una cedola del 2,35% e un rimborso a 100. Se durante il primo anno di vita l’inflazione crescerà del 4%, la cedola verrà aumentata proporzionalmente al 2,44% (che rappresenta appunto un aumento del 4%), mentre il capitale garantito a scadenza passerà da 100 a 104. Il meccanismo di “adeguamento” all’inflazione agisce sia sulle cedole sia sul capitale a scadenza: più che indicizzazione quindi si potrebbe definire “parametrizzazione”. (Source)
Quindi questo tipo di titolo rappresenta ahimè l’incertezza all’ennesima potenza. Incertezza nel tasso e anche incertezza nel capitale che verrà rimborsato, visto che si tratta anche di capitalizzazione di inflazione direttamente sul nominale. Inoltre, come poter determinare il rendimento ex ante di un BTPi? Diventa molto difficile.
Nel caso del BTpi preso come esempio, quindi, il rendimento nominale sarà pari al 3,15% (2,35% di cedola annua, 7% circa di sconto sul prezzo di rimborso nominale). Per avere una stima del ritorno complessivo del titolo, al rendimento nominale del 3,15% andrà aggiunta la stima del tasso di inflazione medio annuo fino alla scadenza: con il 2% di inflazione la stima del rendimento reale sarà del 5,15% circa, con il 3% sarà del 6,15% circa e così via. (Source)
Guardatevi qui i Coefficenti di indicizzazione.
Ma alla fine della fiera…conviene comprare BTPi?
Beh, come in tutti i tipi di investimento, la scelta non è così ovvia e matematica.
Però, permettetemi una piccola considerazione. Visto che si tratta di titoli che “difendono” dall’erosione del costo della vita ed hanno un capitale che “cresce” progressivamente e che a scadenza sarà non pari a 100 ma molto di più, solo a livello informativo vi consiglio di buttare un’occhiata ai prezzi di questi strumenti finanziari. Anche in caso di inflazione molto bassa non è ipotizzabile un rimborso degli stessi ad un prezzo inferiore a 100.
E trovarsi dei BTPì così sonoramente sotto la pari potrebbe essere , per alcuni portafogli, un eccellente elemento di diversificazione.
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DT
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A parte gli scherzi le scadenze lunghissime dei BTPi sono interessanti e se a DT piacciono mi fa piacere perchè piacciono anche a me. Non ne compro solo perchè mi sono imposto di non avere in portafoglio duration oltre i 5 anni. Tuttavia il 2035 è sotto 80 il che vuole dire che anche si dovesse un giorno ristrutturare il debito pubblico nostrano in modo blando (20 – 25 percento) ti troveresti in mano un titolo che non solo ti restituisce il capitale ma anche qualcosa in più se l’inflazione non rimane prossima a zero. E’ un titolo da fondo pensione, quindi ideale per chi vuole farsi la propria pensione senza regalare denaro alle Generali che poi ci comprano gli stessi titoli.
Grazie, guardo al 2041 proprio come ottica di lungo periodo e sicuramente nel periodo ci potrebbe scappare l’inflazione sempre restando ottimisti che non fallisca prima il paese. Concordo nel non regalare soldi alle assicurazioni anche perchè quando chiedi il rimborso la liquidazione non avviene in 72 ore come la vendita del titolo sul mercato.
Voilà, hai detto tutto. Se vi ricordate, io ne avevo parlato la prima volta proprio quando valevano 65 e Kry ne è testimone. Non è questione di essere innamorato (chi si innamora di un titoli in finanza è sicuro che ci perde…) ma di logica. E john_ludd ha sintetizzato tutto.
Scusa se ripeto la domanda sai come ci si calcola l’ eventuale capital gain a scadenza?
Forse perché nel 2041 la data (perfettamente) palindroma di quell’anno corrisponde a San Valentino. Potenza dei numeri… 😀
ben detto!
io a partire da metà novembre ci ho investito un bel pò!!!
Ecco cosa potevo regalare 10 giorni fà un bel BTPi 41. Sarà per il prossimo anno……. se nel frattempo non andrà tutto a rotoli.
Scusa se ripeto la domanda sai come ci si calcola l’ eventuale capital gain a scadenza?
Si calcola sull’importo che riscuoti (compresa la rivalutazione: 100 * coefficiente alla data di rimborso) meno l’importo che hai pagato (prezzo di mercato * coefficiente alla data di acquisto).
C’è una differenza importante da tenere presente: se si vende un po’ prima della scadenza (prima che si conosca il coefficiente alla data di scadenza), si paga il capital gain sull’importo rimborsato meno l’importo pagato all’acquisto, e le plusvalenze possono essere compensate da eventuali minusvalenze presenti al momento del rimborso.
Se si porta a scadenza o si vende poco prima della scadenza, si paga il capital gain sulla differenza tra rimborso e EMISSIONE, e si matura una minusvalenza pari alla differenza tra acquisto e emissione, compensabile con future plusvalenze.
Questo significa che se compri il btpi a metà vita a 100 (prezzo di mercato) * il coefficiente, e lo porti a scadenza, per pagare il “giusto” devi poi essere capace di ottenere, nei successivi 4 anni, ulteriori plusvalenze pari alla rivalutazione dell’inflazione per la prima metà della vita del btpi; altrimenti ci smeni il 20%.
Per chi si è perso: vendere almeno 3 mesi prima della scadenza. 🙂
Ti ringrazio per la risposta, purtroppo non mi sono schiarito le idee. Le norme sul capital gain le conosco abbastanza e per non complicare le cose chiedevo proprio nel portare a scadenza il titolo. Se io compro oggi a 77,5, nel 2041 pago il gain su 100 dell’emissione (valore facciale) o sul rimborso del capitale garantito rivalutato dall’inflazione es. 133,35. Di nuovo grazie. Ciao.
Se porti a scadenza c’è la complicazione che dicevo prima, comunque il prezzo da considerare come rimborso è sempre il rivalutato (133.35 nel tuo esempio).
Se vendi prima, paghi sulla differenza tra prezzo di vendita rivalutato (se vendi a 100 e il coefficiente è 1.3329, 133.29) e acquisto rivalutato (non 77.5 ma 77.5 * 1.05203, ovvero il coefficiente di rivalutazione al 3° giorno lavorativo successivo alla data di acquisto).
vorrei chiedere una cosa a tutti , ma se il divieto short non lo inseriscono cosa potrebbe succedere?
E una cosa Dt avevi detto mi sembra in un altro post, che una volta che si toglie il blocco delle vendite short, la discesa se ci fosse stata , sarebbe stata ancora più violenta.
Lo pensi ancora?
Scusa Dream nel caso della scadenza 2041 (di cui sei innamorato) quotato 77,5 l’eventuale plusvalenza a scadenza viene calcolata su 100 o sul rimborso es. 122. Grazie.