Secular Bull Market e matematica elementare
Ammetto a volte di diventare autolesionista, in quanto provo a cercare delle coerenze tra i mercati finanziari ed il valore che esprimono i titoli in borsa, con le stime e le reali valutazioni macroeconomiche.
Quante volte vi ho già parlato delle grandi “stranezze” presenti, delle anomalie tra la realtà dei fatti e i valori espressi dai mercati finanziari.
Recentemente mi è capitato tra le mani un report del solito David Rosenberg, personaggio che conosco e seguo da anni.
Interessante una sua recente analisi dove si dicono molte cose che anche qui su I&M sono state spiegate. Però mi fa piacere ribadirle in quanto rendono sempre bene l’idea di come oggi i mercati finanziari vedano tutto troppo semplice e confermano in modo inattaccabile (secondo le mie valutazioni, of course!) che le borse sono di un bel po’ sopravvalutate.
PIL e crescita utili aziendali
Queste sono le basi del ragionamento.
In linea di massima, un punto di PIL si traduce in un aumento di utili aziendali pari al 2.5%. Gli analisti concordano (chi più chi meno) sul fatto che il PIL USA (ndr: gli USA resteranno ancora per questo 2010 il riferimento globale della crescita economica) salirà di un 4%. Risulta dunque matematico aspettarci per il 2010 un aumento dei profitti pari al 10%. Il problema sta nel fatto che, invece, gli analisti si aspettano in media una crescita degli utili pari ad un 39% per il 2010. Circa quindi 4 volte quello invece ci si aspetta dalla valutazione del PIL.
In sintesi dunque, resta quanto mai evidente una clamorosa sopravvalutazione del mercato azionario, sopravvalutazione che potrebbe ancora durare (finchè la faranno durare) ma che prima o poi cesserà.
La storia lo insegna.
Guardate il 1987, il 2000, il 2007… E fate mente locale… Ricordate a cosa siamo andati incontro? E basteranno PPT ed affini a far reggere la baracca? Presto per dirlo.
Una cosa però torna ad indicarcela proprio la storia. Più è lungo un periodo di sopravvalutazione e più il mercato è a rischio CRASH, o se preferite è più soggetto ad un ribasso violento e repentino.
Ovviamente questo è solo uno dei tanti aspetti che ci suggeriscono prudenza con un mercato a queste valutazioni. Ma questo è quanto ci dice la logica, la macroeconomia e l’analisi fondamentale. Poi, come sempre, la realtà dei mercati è un’altra cosa.
Ebbene, lo ammetto, mi sembra di essere un Po’ un profeta alla Nostradamus, che indica gli eventi senza collocarli esattamente in una scala temporale. Ovviamente la differenza enorme è che questi eventi non sono “casuali” ma decisamente confermati dalla macroeconomia.
Nuovo secular bull market?
Ovviamente in questi ragionamenti c’è del personale e non tutti la vedono in questo modo. Come c’è anche chi la vede in modo diametralmente opposto. Infatti anche su questo blog e non solo (mi riferisco ad alcune email ricevute) ci sono stati in passato commenti completamente di direzione opposta, dove addirittura si ipotizza un nuovo favoloso secular bull market.
Rispetto pienamente questi pareri, anche perché coi mercati attuali non si può dare nulla per scontato. Voglio però farvi vedere una tabella, pubblicata ancora dall’amico David Rosenberg, dove viene messo in confronto lo scenario del cosiddetto “secular bull market” partito negli anni ottanta, con l’attuale scenario di mercato.
Da leggere e meditare, sempre tenendo conto di tutte le differenze temporali, economiche ecc ecc.
Ma ritengo l’analisi comunque senza dubbio interessante. Sembrano veramente due mondi totalmente differenti. Poi, se vi va, fatemi sapere che ne pensate…
STAY TUNED!
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