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Rialzo dei tassi: quali gli effetti sul mercato azionario e obbligazionario?
A sorpresa c’è chi pensa (WSJ) che nei prossimi giorni (17 dicembre) si valuterà se cominciare ad alzare i tassi USA. In passato cosa è successo in concomitanza di tale momento? E poi perché la FED dovrebbe farlo proprio ora?
C’è una frase che ormai è diventata un Leitmotiv ma anche una cartina tornasole.
E questa frase è “per un considerevole periodo si tempo”.
Ovviamente non è una frase di senso compiuto, mancando soggetto e verbo. Ma quando escono i vari comunicati delle banche centrali, in particolar modo della FED, la prima cosa che si va a vedere è proprio questa:
“La Yellen avrà rimosso la dicitura “per un considerevole periodo di tempo”?
Parlavo di Leitmotiv perché ormai sono parole che si ripetono in modo sistematico da mesi se non da anni, ma anche di cartina tornasole in quanto, nel momento in cui tale frase verrà rimossa, sarà un segnale chiarissimo: la politica monetaria USA è alla svolta. E secondo alcuni operatori (tra cui Vincent Reinhart di Morgan Stanley) la possibilità che qeusta frase venga rimossa o rimodulata è pari al 75%.
Per molti, già l’interruzione del QE era una svolta, però non era una vera exit strategy. Il Bilancio della FED resta ancora bello gonfio e quindi la fase espansiva non può dirsi veramente terminata. Ma se si ricominciano ad alzare i tassi, allora qualcosa potrebbe cambiare.
A dire il vero, sia per la rivalutazione del Dollaro USA, sia per il crollo del prezzo del petrolio, sia per il raffreddamento dell’economia e sia per semplice convenienza, i tassi addirittura erano visti stabili ancora per un po’, tanto che il primo rialzo, ormai era visto a 2015 inoltrato.
Ma ecco che proprio qualche giorno fa un personaggio, conosciuto da tutti come uno dei grandi guru sull’operato FED, se ne esce con un articolo sul WSJ, parlo di Jon Hilsenrath, il quale scrive:
The big challenge Fed officials face at next week’s meeting is communicating the prospect of rate increases without locking themselves into a timetable or severely unsettling markets. A key decision is when to remove the “considerable time” pledge in their policy statement, which has been in the Fed statement since March. (WSJ)
Cavolo! Mi sono perso qualcosa? Un rialzo dei tassi oggi non sarebbe molto ben accettato dal mercato, meglio andarci cauti. Molte aziende potrebbero subire violenti contraccolpi da un aumento dei tassi di interesse. E si potrebbe generare anche una serie di problematiche sia psicologiche ma anche di mercato. Pensate a quanto pesa oggi la finanza e sui danni che può generare al speculazione. E poi anche i vari gestori si troverebbero a dover “rivoluzionare” tante scelte di portafoglio, sia nella strategia della duration e della qualità (bond) o dei vari settori (equity). Insomma, un gran movimento di denaro che creerebbe sicuramente qualche scompiglio.
Ed è proprio per questo che mi suona strano. Perché la FED dovrebbe proprio ORA togliere questa famosa frase senza preparare, come di consueto, il mercato con la solita tecnica della carota e del bastone? E poi, tenuto conto che gli USA sono sempre e comunque il motore dell’economia globale, quali saranno le conseguenze sulle altre aree geografiche?
Mah, staremo a vedere. Intanto però voglio sfatare un luogo comune anche se solo per questioni statistiche.
Il luogo comune: “ QUANDO LA FED ALZA I TASSI, I MERCATI AZIONARI CROLLANO”
La risposta: “non è affatto vero che capita sempre così”
Guardate queste slides. Illustrano l’andamento dei mercati ogni qual volta la FED ha deciso di cambiare da un atteggiamento espansivo ad uno restrittivo.
E lo potete vedere sia nell’anno del cambiamento di politica monetaria…
In effetti, se si alzano i tassi è perché l’economia gira bene, perché i dati macro sono sensibilmente migliorati, l’inflazione torna a salire e quindi le cose si stanno normalizzando con un’economia forte e florida.
Ma sarà così anche questa volta?
Intanto potete vedere nei numeri sopra esposti, che in realtà NON esiste una regola, e anzi una regola c’è: che ogni volta è STORIA A PARTE.
Quindi, è sbagliato partire con dei preconcetti: un primo rialzo dei tassi non è sempre il canto del cigno dei mercati azionari. Bisogna vedere quali sono le condizioni di salute del cigno.
Il veterinario (Yellen) dice: “bene ma non benissimo” forse perché lei sa quanto il mercato tenga alla salute del povero pennuto.
Speriamo che sia veramente così, sempre sperando che non sia finito in un mare inquinato (dal petrolio? LOL…) e che nel frattempo il cigno non si sia colorato di nero…
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Ciao Vito
per curiosità dove hai letto che gli utili sono molto al di sotto delle previsioni nel terzo trimestre?
http://www.ilsole24ore.com/art/finanza-e-mercati/2014-11-24/wall-street-fa-45-record-un-anno-boom-liquidita-fondi-azionari-102348.shtml?uuid=ABhdNOHC
” E poi anche i vari gestori si troverebbero a dover “rivoluzionare” tante scelte di portafoglio, sia nella strategia della duration e della qualità (bond) o dei vari settori (equity). Insomma, un gran movimento di denaro che creerebbe sicuramente qualche scompiglio ” ….. e laute commissioni per le banche.
Sbaglierò ma secondo me ci pensa l’europa ad espandere che vogliano o non vogliano.
Così il gioco continua naltro pochetto.
Hai ragione ho letto l’articolo e sembra così, però … ho cercato di recuoperare la fonte, ma al volo non la trovo … possibile che gli utili di riferimento non fossero solo quelli di Wall-Street, Comunque ricordo i numeri più o meno, ovvero più 2,2% gli utili annualizzati del terzo trimestre contro attese di circa il 10% …. Potrei averlo letto su questo blog o su Icebergfinanza, ma comunque su blog “credibili” …. cerco e se riesco inserisco il link .. per ora ciao
eccolo questo è una parte
http://icebergfinanza.finanza.com/2014/11/27/america-la-fabbrica-delle-illusioni/
vito_t@finanzaonline:
ironblade79@finanzaonline,Già questo potrebbe bastare ( ? ). https://it.search.yahoo.com/search;_ylt=ApwAuOnxzRLglvu1XsLoQgUbrK5_?p=risultati+terzo+trimestre+mc+donald&toggle=1&cop=mss&ei=UTF-8&fr=yfp-t-909&fp=1
Un rialzo dei tassi dovrebbe avere la funzione di “frenare” un possibile surriscaldamento dell’economia, invece … sembra che quantomeno si stia già intiepidendo e non di poco …. Sintetizzo i motivi:
– crollo del petrolio mette in difficoltà tanti produttori, e persino le energie rinnovabili, e questi settori contavano parecchio sulla crescita, oltretutto come si legge dappertutto sono fortemente indebitati …
– l’esportazione della deflazione in Usa da parte europea porterà ad un inevitabile rallentamento, ma anche non fosse se si consuma meno in Europa .. si consumano anche meno merci americane e quindi …
– l’inflazione sta già scendendo da sè e quindi non pare ci sia bisogno di “aiutini” come il rialzo dei tassi …
– gli utili del 3° trimestre della corporate Usa mi sembra siano riusltati molto al di sotto delle previsioni, indice questo di forte rallentamento economico …..
-il cape shiller è molto alto per quello che riguarda gli Usa ed anche qui a parte i risvolti sull’indice azionario, indica che … dovrebbe cominciare a contrarsi ….
Insomma potrei elencare dell’altro, ma non mi sembra ci siano i presupposti di un rialzo .. che però potrebbe essere “politico” per evitare cioè che gli indici azionari salgano salgano salgano creando una bolla se non la è già, dalle proporzioni megagalattiche …