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PARADOSSO FED: quando la politica monetaria diventa inefficace

Scritto il alle 09:05 da Danilo DT

Il primo post del 2025 vuole riprendere un argomento ampiamente dibattuto nel corso dello scorso anno ma che merita sicuramente un approfondimento.

Come è noto la Federal Reserve si è resa protagonista di un vero show negli ultimi due anni dove prima è stata costretta (causa inflazione galoppante) ad alzare repentinamente i tassi di interesse, per poi cercare di normalizzare la situazione con dei tagli tuttora NON conclusi.

Si è parlato di rischio “hard landing”, recessione, si sperava in un “soft landing” e alla fine… ecco il risultato. Crescita USA per il 2024 ottima e pessimisti messi all’angolo. Ma cosa è accaduto?

USA: crescita PIL reale

Il Grande Paradosso della Politica Monetaria

La teoria economica classica ci ha sempre insegnato che quando una banca centrale aumenta i tassi di interesse, l’economia dovrebbe rallentare. Le aziende dovrebbero vedere aumentare i costi del servizio del debito, i consumatori dovrebbero ridurre i prestiti e gli investimenti dovrebbero diminuire.

Tuttavia, l’attuale ciclo di inasprimento monetario della Federal Reserve sta sfidando questi principi fondamentali, creando quello che potremmo definire un affascinante paradosso monetario.

Contrariamente a quanto ci si potrebbe aspettare, i dati mostrano una realtà sorprendente: gli aumenti dei tassi della Fed hanno avuto un impatto significativamente inferiore rispetto alle previsioni, sia sulle aziende che sui consumatori. È come se la Fed stesse premendo il pedale del freno di un’auto che continua imperterrita la sua corsa.

Le imprese americane hanno mostrato una notevole resilienza di fronte all’inasprimento monetario. I pagamenti degli interessi netti, rapportati al surplus operativo, sono addirittura diminuiti. Questo fenomeno si spiega principalmente attraverso due fattori:

  1. i tassi di interesse bloccati a livelli storicamente bassi durante la pandemia (mutui e finanziamenti a tasso fisso)
  2. robusta crescita degli utili aziendali

La Protezione dei Consumatori

Sul fronte dei consumatori, la situazione non è molto diversa. I mutui a tasso fisso sottoscritti durante il periodo pandemico hanno creato una sorta di scudo protettivo contro gli aumenti dei tassi. È come se milioni di famiglie americane avessero stipulato un’assicurazione contro il rialzo dei tassi, senza nemmeno rendersene conto.

Nota: il tasso di interesse effettivo (%) riflette l’ammortamento delle commissioni e degli oneri iniziali in un periodo di 10 anni, che è l’ipotesi storica della durata media di un prestito ipotecario. Fonte: Freddie Mac, BEA, Bloomberg, Apollo Chief Economist

Le Implicazioni per il Futuro

Questo scenario presenta implicazioni significative per il futuro della politica monetaria. Con la Fed che ora si orienta verso una politica di taglio dei tassi, potremmo assistere a un ulteriore rafforzamento dei prezzi delle attività e della spesa dei consumatori. È come aggiungere carburante a un motore che già gira a pieno regime.

È fondamentale notare che non tutte le realtà economiche hanno beneficiato di questa situazione. Le famiglie e le imprese con flussi di cassa deboli o entrate instabili hanno effettivamente risentito degli aumenti dei tassi. Tuttavia, da una prospettiva macroeconomica, questi effetti negativi sono stati ampiamente compensati dalla resilienza del sistema nel suo complesso.

Inefficiente o…cosa?

Questo ciclo di politica monetaria ci insegna che i meccanismi di trasmissione tradizionali potrebbero necessitare di una revisione nella nostra comprensione moderna dell’economia. La pandemia ha creato condizioni uniche che hanno alterato significativamente l’efficacia degli strumenti di politica monetaria convenzionale.

Ma la domanda che mi pongo è la seguente. Se quindi la FED è stata “inefficiente” nei dati ma “convincente” solo a livello di fatti, come è stato possibile che l’inflazione in questo contesto sia effettivamente scesa in modo importante? Auto aggiustamento oppure efficacia anche psicologica delle mosse di politica monetaria?

Il grande burattinaio

Nel complesso teatro dell’economia mondiale, la Federal Reserve americana si erge come il più influente burattinaio, le cui mosse fanno danzare non solo l’economia statunitense, ma anche i mercati globali. La Fed si trova costantemente in bilico tra due obiettivi apparentemente contraddittori: la massima occupazione e la stabilità dei prezzi. È come cercare di mantenere in equilibrio due piatti di una bilancia mentre si cammina su una fune – un esercizio che richiede precisione, tempismo e, ammettiamolo, un po’ di fortuna.

Contrariamente a quanto molti potrebbero pensare, la Fed non è semplicemente una macchina che alza e abbassa i tassi d’interesse. Il suo arsenale include strumenti sofisticati come le operazioni di mercato aperto, il Quantitative Easing, e la gestione delle aspettative di mercato – quest’ultima forse la più potente di tutte. Dopotutto, nel mondo della finanza, le percezioni spesso contano più della realtà.

In questo contesto, quello che secondo me più conta è il risultato finale. Dovuto a… Abilità? Fortuna? Auto aggiustamento? Poco importa. In un mondo che resta sempre interconnesso, il ruolo della Federal Reserve continua ad evolversi. La sfida per il futuro sarà bilanciare la necessità di stabilità finanziaria con le crescenti pressioni per una maggiore inclusività e sostenibilità nel sistema finanziario globale. E come tutte le cose, anche il sistema di trasmissione di politica monetaria si sta evolvendo. Ma quello che resta valido è sempre lui, il risultato finale.

Danilo DT

(Clicca qui per ulteriori dettagli)

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