O si fa la (vera) Europa Unita o si muore

Scritto il alle 19:56 da Danilo DT

MANIFESTO per una nuova UE: Unione bancaria, mutualizzazione del debito, Eurobond, politiche industriali, una BCE diversa, investimenti anzichè austerity fine a se stessa. Ecco la ricetta per fare la VERA Unione Europea. Sempre se la si vuole fare.

Fa sicuramente piacere quando si legge di importanti personaggi, ancor più se conosciuti e stimati dal sottoscritto, che la pensano esattamente come te e che ribadiscono cosa tu stai scrivendo ormai da mesi.
Mi riferisco all’articolo apparso su Project Syndacate  di Joseph E. Stigliz.

Joseph Stiglitz è nato a Gary, nell’Indiana, da Charlotte e Nathaniel Stiglitz. Dal 1960 al 1963, studia all’Amherst College, poi si trasferisce al MIT per il suo quarto anno come undergraduate e in seguito per conseguirvi la laurea. Dal 1965 al 1966 riceve una borsa di studio (la “Fulbright Fellowship”) che gli permette di frequentare l’università di Cambridge. Negli anni successivi, insegna al MIT e alla Yale. Attualmente insegna alla “Graduate School of Business” presso la “Columbia University”. Dal 3 ottobre 2003 è membro della Pontificia Accademia delle Scienze Sociali. Dal 2005 presiede il “Brooks World Poverty Institute”, nella School of Environment and Development, University of Manchester.
Oltre a produrre influenti contributi nel campo della microeconomia, Stiglitz ha rivestito ruoli rilevanti nella politica economica. Ha lavorato nell’amministrazione Clinton come Presidente dei consiglieri economici (1995 – 1997). Alla Banca Mondiale, è stato Senior Vice President e Chief Economist (1997 – 2000), prima di essere costretto alle dimissioni dal Segretario del Tesoro Lawrence Summers. Insomma, avete capito che è un economista di primissimo livello.

Il suo scritto è proprio sull’Euro e su cosa deve accadere per far si che il progetto Euro diventi una realtà concreta e costruttiva. Altrimenti, tanto vale fare marcia indietro.

Sono passati tre anni dallo scoppio della crisi dell’euro, e solo un ottimista incallito direbbe che il peggio è definitivamente passato. Alcuni, notando la fine della recessione double-dip dell’Eurozona, sono giunti alla conclusione che la medicina dell’austerità abbia funzionato. Ma provate a dirlo a quelli che vivono nei Paesi che sono ancora in depressione, con un Pil pro capite ancora inferiore ai livelli pre-2008, tassi di disoccupazione superiori al 20% e una disoccupazione giovanile ben oltre il 50%. Con l’attuale ritmo di “ripresa”, non ci si può aspettare alcun ritorno alla normalità fino al prossimo decennio inoltrato.
Da un recente studio condotto dagli economisti della Federal Reserve si evince che la prolungata ed elevata disoccupazione dell’America avrà serie ripercussioni sulla crescita del Pil negli anni a venire. Se ciò vale negli Stati Uniti, dove la disoccupazione è il 40% in meno che in Europa, le prospettive per la crescita europea appaiono ancora più cupe.
Serve soprattutto una riforma strutturale dell’Eurozona, che al momento sembra necessitare di tali elementi:

* Una reale unione bancaria, con una supervisione comune, un’assicurazione sui depositi comune e una risoluzione comune; senza tale unione, il denaro continuerà a passare dai Paesi più deboli a quelli più forti;
* Una forma di mutualizzazione del debito, come gli Eurobond: con il rapporto debito/Pil dell’Europa inferiore a quello degli Usa, l’Eurozona potrebbe contrarre prestiti a tassi di interesse negativi, come succede agli Usa. Tassi di interesse più bassi consentirebbero di liberare liquidità per stimolare l’economia, spezzando il circolo vizioso dei Paesi colpiti dalla crisi, in base al quale l’austerità aumenta il peso debitorio, rendendo il debito meno sostenibile, se si riduce il Pil;
* Politiche industriali in grado di consentire ai Paesi in difficoltà di recuperare terreno; ciò implica rivedere le critiche correnti, che escludono tali politiche, definite come interventi inaccettabili, nei mercati liberi;
* Una banca centrale che si focalizzi non solo sull’inflazione, ma anche su crescita, occupazione e stabilità finanziaria;
* Sostituzione delle politiche di austerità anti-crescita con politiche pro-crescita focalizzate sugli investimenti in capitale umano, tecnologia e infrastrutture.

Gran parte del progetto euro riflette i principi economici neoliberali che prevalevano quando fu ideata la moneta unica. Si pensava che mantenere bassa l’inflazione fosse necessario e sufficiente per la crescita e la stabilità; che rendere le banche centrali indipendenti fosse l’unico modo per garantire fiducia al sistema monetario; che debito e deficit bassi avrebbero assicurato una convergenza economica tra i Paesi membri; e che un mercato unico, con libera circolazione di capitali e persone, avrebbe garantito efficienza e stabilità.
Ciascuno di questi principi si è rivelato errato. Le banche centrali americane ed europee indipendenti hanno registrato performance nettamente più scarse nella fase precedente la crisi rispetto alle banche meno indipendenti in alcuni mercati emergenti leader, perché il loro focus sull’inflazione ha distolto l’attenzione dal problema ben più importante della fragilità finanziaria.
In modo analogo, Spagna e Irlanda evidenziavano surplus fiscali e bassi rapporti debito/Pil prima della crisi. La crisi ha causato deficit e debito elevato, e non il contrario, e le restrizioni fiscali concordate dall’Europa non agevoleranno una rapida ripresa da questa crisi né riusciranno ad evitare la prossima.
Infine, la libera circolazione di persone, così come la libera circolazione di capitali, sembrava avere senso; i fattori di produzione sarebbero andati là dove i rendimenti fossero stati più alti. Ma la migrazione dai Paesi colpiti dalla crisi, in parte finalizzata ad evitare di ripagare i debiti ricevuti in eredità (alcuni dei quali forzati su questi Paesi dalla Banca centrale europea, che insisteva sulla socializzazione delle perdite private) ha svuotato le economie più deboli. E potrebbe anche tradursi in una inadeguata allocazione della manodopera.
La svalutazione interna – abbassando salari e prezzi domestici – non è un sostituto della flessibilità dei tassi di cambio. In effetti, crescono i timori di deflazione, che aumenta la leva finanziaria e il peso dei livelli debitori che sono già troppo elevati. Se la svalutazione interna fosse un buon sostituto, il gold standard non sarebbe stato un problema nella Grande Depressione, e l’Argentina sarebbe riuscita a mantenere l’ancoraggio del peso al dollaro quando scoppiò la crisi del debito un decennio fa.

Nessun Paese è mai riuscito a rilanciare la prosperità con l’austerità.

Storicamente, un gruppo molto esiguo di Paesi ha avuto la fortuna di riempire il vuoto nella domanda aggregata con le esportazioni a fronte di una contrazione della spesa pubblica, consentendo loro di evitare gli opprimenti effetti dell’austerità. Ma le esportazioni europee sono cresciute a malapena dal 2008 (malgrado la flessione dei salari in alcuni Paesi, soprattutto Grecia e Italia). Con una crescita globale così tiepida, le esportazioni non rilanceranno presto la prosperità in Europa e in America.
La Germania e altri Paesi del Nord Europa, dimostrando una riprovevole mancanza di solidarietà europea, hanno dichiarato che non dovrebbero essere chiamati in causa per pagare i conti dei dissoluti vicini del Sud Europa. Ciò è sbagliato per molti versi. Tanto per iniziare, i tassi di interesse più bassi conseguenti agli Eurobond o a meccanismi simili renderebbero gestibile il peso debitorio. Gli Usa, va ricordato, sono usciti dalla Seconda Guerra mondiale con un debito molto elevato, ma gli anni successivi hanno segnato per il Paese la crescita più rapida di tutti i tempi.

Se l’Eurozona adottasse il programma sopra delineato, non vi sarebbe alcuna necessità per la Germania di raccogliere i conti altrui. Ma con le perverse politiche adottate dall’Europa, a una ristrutturazione del debito ne segue un’altra.

[e qui qualcuno dovrebbe portare il messaggio a Berlino, ndr]

Se la Germania e gli altri Paesi del Nord Europa continuano a perseguire le attuali politiche, potrebbero finire, insieme ai vicini Paesi del Sud Europa, per pagare un prezzo alto.
L’euro avrebbe dovuto portare crescita, prosperità e senso di unità all’Europa. E invece ha portato stagnazione, instabilità e divisione.
Non dovrebbe essere così. L’euro può essere salvato, ma serviranno più che delle belle parole di fedeltà all’Europa. Se la Germania e gli altri Paesi non sono disposti a fare quanto necessario – se non c’è abbastanza solidarietà per far funzionare la politica – allora l’euro dovrà essere abbandonato per il bene del progetto europeo.

Non credo occorra aggiungere altro. Questo rappresenta per certi versi il manifesto che ormai da ANNI sto sventolando in questo blog e chi mi segue da più tempo, può confermare che i punti descritti da Stiglitz sono ESATTAMENTE il mio credo sulla materia. Quindi mi fermo qui e vi lascio meditare su questo post, nella speranza che un giorno, chissà, i punti chiave prima descritti diventino realtà. E se l’Europa del Nord non ci sta a questo progetto, allora tanto vale abbandonare il progetto. O meglio, chi non è d’accordo coi punti che qui sintetizzo nuovamente:

* Una reale unione bancaria
* Una forma di mutualizzazione del debito, come gli Eurobond
Politiche industriali in grado di consentire ai Paesi in difficoltà di recuperare terreno; 
Una banca centrale che si focalizzi non solo sull’inflazione, ma anche su crescita, occupazione e stabilità finanziaria;
* Sostituzione delle politiche di austerità anti-crescita con politiche pro-crescita focalizzate sugli investimenti in capitale umano, tecnologia e infrastrutture.

Chi non è d’accordo, significa che NON vuole la vera Unione Europea e quindi vuole continuare a godere di un progetto che va solo a beneficio di qualcuno a scapito di altri. Ecco, questi soggetti, gentilmente, abbandonino l’Euro, dando a chi resta la possibilità di un vero progetto federativo che meriti l’appellativo di Unione Europea.

AMEN

STAY TUNED!

Danilo DT

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19 commenti Commenta
idleproc
Scritto il 7 Dicembre 2013 at 22:30

Ciao DT, il problema non è economico-finanziario.
Il problema è politico, come sicuramente sai, la strategia-economico finanziaria è l’essenza stessa della politica, non è una questione “tecnica”, è politica pura.
La politica cosiddetta europea è gestita in esclusiva da organismi al di fuori di qualsiasi rappresentanza tipica delle democrazie liberali borghesi. In altri tempi sarebbe stato del tutto inaccettabile ma non ci si rende sempre bene conto dei processi antidemocratici a sviluppo lento e sottobanco basati su di una pianificazione di élite autoproclamatesi tali, molto ristrette e con riferimenti socioeconomici, di “mestiere” e interessi ancora più ristretti.
Guarda la Grecia e non solo, hanno demolito anche le vestigia di una democrazia borghese.
L’europa, per esistere come tale, dovrebbe avere una Costituzione discussa ed approvata con referendum reale e contemporaneo da tutti i popoli europei e con organismi legittimati da una Carta comune e da una bandiera che non sia solo uno straccio blu.
Per fare l’Europa bisogna togiere il potere a chi finora lo ha gestito e restituire la sovranità ai popoli europei che si diano una Carta comune, altrimenti non ci sarà mai nessuna Europa.
Pur essendo in crisi, la democrazia US è lontana migliaia di miglia da quella che si assapora nella cosiddetta europa, stiamo andando su un’altra strada. L’Italia con l’europa non ha fatto un affare né sul piano economico-finanziari né democratico.
Avevamo già problemi prima di oligarchie che per affinità elettive e “culturali” invece di far crescere la nostra democrazia reale se la sono svenduta a mio giudizio e di giudizi più autorevoli del mio, al di fuori della nostra Costituzione.
Si dovrebbe cerca di andare avanti, non indietro.

Scritto il 7 Dicembre 2013 at 22:49

Certo che lo so che è innanzitutto un problema politico. Difatti quando parlo di “volontà di fare certe cose” ovviamente mi riferisco alla politica, quella politica che come dici giustamente tu, oggi è lobbizzata, ha incancrenito il sistema e se non viene fatta una vera pulizia, sarà difficile poter combinare qualcosa di buono. E questo in Italia come in Europa. Siamo però arrivati ad un punto dove il collasso rischia di essere sempre più vicino.
Quindi occorre agire e subito.

dfumagalli
Scritto il 8 Dicembre 2013 at 02:14

“Ecco, questi soggetti, gentilmente, abbandonino l’Euro, dando a chi resta la possibilità di un vero progetto federativo che meriti l’appellativo di Unione Europea”

I soggetti che gentilmente consigli di lasciare l’Euro sono quelli che si sono prosciugati l’Europa come una cannuccia fa all’uovo alla coque.
Bella cosa, salassare l’Europa e poi gentilmente lasciarla. In macerie.

Ma hey, abbiamo lasciato loro aperta la porta di casa come degli stolti.

Ci hanno fatto lo stesso giochetto che viene fatto da secoli coi Paesi Africani: si offrono cosine luccicanti (nel nostro caso una valuta che “magicamente” dà una forza temporanea ad economie decotte e che dovevano fallire) per poi esigere in cambio la libertà, i gioielli di famiglia ed il futuro.

E noi? Tutti bravi a stare a guardare mentre ci rubano i frutti sudati negli ultimi 60 anni, tutti in riga sull’attenti mentre i colonialisti di sempre scorazzano in casa nostra indisturbati e fanno shopping a prezzi di realizzo.

ferrariferrari
Scritto il 8 Dicembre 2013 at 08:37

è difficile che chi ci guadagna lasci l euro lo farà solo quando non ci guadoagnerà più ,in genere in una società o in una associazione se ne vanno quelli che ci rimettono non quelli che ci guadagnano

zanella51
Scritto il 8 Dicembre 2013 at 10:23

certo il problema è politico e risiede soprattutto nella germania.
sono 200 anni che i tedeschi tentano invano di assoggettare-dominare l’europa.
non ci sono mai riusciti nonostante abbiano perso 2 guerre.
l’imperialismo tedesco non è mai morto e con questa europa costruita per essere conquistata da loro ci stanno QUASI riuscendo.
loro non faranno mai la vera unione perchè è nella loro INDOLE la conquista per il potere e il dominio.
l’unica speranza risiede nei movimenti antieuropeisti che stanno nascendo un pò ovunque ma soprattutto in francia con la Lepen.
l’unione come vorremmo che fosse è una pura utopia e penso anzi ne sono pienamente convinto che l’europa cadrà in modo molto turbolento e caotico e non escludo con guerre vere e proprie.

paolo41
Scritto il 8 Dicembre 2013 at 12:03

quello che chiedi, come giustamente sottolinea Zanella 51, è pura utopia. E’ più o meno dall’inizio di questo blog che l’ho detto e ridetto e l’unica soluzione è quella di far saltare l’euro e i parassiti dell’ EU. I nostri incapaci e in buon numero farabutti politici devono essere coscienti che la ripresa viene solo dagli investimenti, e non da una terapia basata sull’austerità.
La competitività non si ottiene agendo sul reddito del lavoratore e tassando oltre misura le aziende, ma investendo sul prodotto, sul processo, sull’innovazione e sulle infrastrutture eliminando nel contempo tutti quei costi improduttivi e quella asfissiante burocrazia messi in piedi dai partiti a tutti i livelli, parlamento, regioni, provincie e comuni.
Chi spera che la Germania esca di sua sponte dall’euro è un povero illuso, chi spera che la nostra classe politica abbia il coraggio di mettere i marroni sul tavolo è un altro illuso.
L’unica speranza è che la rivolta dei “forconi” si espanda in tutto il paese e sostituisca una buona volta questa casta politica che, pur con vari colori, ci sta derubando da più di 50 anni.

gainhunter
Scritto il 8 Dicembre 2013 at 12:37

Austerità = 3 anni di danni
Perchè… http://vocidallestero.blogspot.it/2013/09/il-piu-grande-problema-delleuro-e.html

Azzardo un’ipotesi: se l’euro salterà, penso che a farlo saltare sarà l’Olanda (magari dopo l’eventuale perdita di controllo della Fed a seguito del tapering USA -> crollo asset a livello globale -> crollo investimenti e risparmi NL -> debiti privati insostenibili e ulteriore crollo dei consumi). Oppure le stesse dinamiche potrebbero portare a un cambio di rotta dell’UE (Germania sempre più isolata) verso quanto auspicato da Danilo.

Lukas
Scritto il 8 Dicembre 2013 at 12:56

zanella51@finanza,

Uscita dall’euro …..Rivolte dei forconi……ed infine….il neofascismo della Lepen ?…..Solo Deliri domenicali……..i missili Cruise ed i B52 assicurano che in Italia ed in Europa non ci sarà alcuna riedizione farsesca del famoso ventennio dello scorso secolo……e come dimostrano gli ultimi eventi….nemmeno del piu’ recente di ventennio :mrgreen:

idleproc
Scritto il 8 Dicembre 2013 at 13:51

Dfumagalli

Analisi politico-economica e geopolitica perfetta.
Il fatto è che molti popoli non si sono ancora resi conto della realtà di cosa sono oggi le corporation globali che non hanno più base nazionale e sono in grado di comprarsi in blocco intere classi dirigenti locali e imporre i “governi” a misura dei loro interessi
Tutti i popoli sono oggi soggetti a neo-neo-colonialismo.
Riescono a difendersi e neanche tanto bene, vedi US, solo quei popoli che hanno ancora la sovranità e una classe dirigente con una visione nazionale degli interessi sociali ed economici ai quali deve rispondere.
Da noi sappiamo come è andata…
Consiglio la lettura sul Giornale dell’articolo di Francesco Forte sul ddl che riguarda la Banca d’Italia (ex), sulla sua legittimità costituzionale e di come probabilmente andrà a finire…

dfumagalli
Scritto il 8 Dicembre 2013 at 14:10

Lukas:

Uscita dall’euro …..Rivolte dei forconi……ed infine….il neofascismo della Lepen ?…..Solo Deliri domenicali……..i missili Cruise ed i B52 assicurano che in Italia ed in Europa non ci sarà alcuna riedizione farsesca del famoso ventennio dello scorso secolo……e come dimostrano gli ultimi eventi….nemmeno del piu’ recente di ventennio

Chi non sa imparare dai propri errori è destinato a ripeterli. Noi NON abbiamo imparato dai nostri errori.

Lukas
Scritto il 8 Dicembre 2013 at 14:32

dfumagalli@finanza,

Tranquillo….lo so anch’io che non abbiamo ancora imparato dai nostri errori……ma questa volta non sarà consentito una loro ripetizione….per domare le rivolte dei forconi…..delle albe dorate……..delle ampolle padane…..e delle Lepen……oggi non c’è nemmeno bisogno di far decollare i B52………basta solo far rombare i motori degli stessi sulla pista……..e si sciolgono come la neve al sole :mrgreen:

cabas
Scritto il 8 Dicembre 2013 at 15:26

Belle parole ma utopiche!

kry
Scritto il 8 Dicembre 2013 at 19:06

gainhunter,

E no, non è valido è da molto tempo che sostengo che per abbattere un gigante ( germania ) a volte basta un semplice batterio ( olanda provincia tedesca). Andando a memoria gli olandesi importano come valore 2/3 del valore delle importazioni dell’italia dalla germania. Mi piace leggere che molte volte siamo in sintonia. Ciao.

gainhunter
Scritto il 8 Dicembre 2013 at 20:57

kry@finanza,

Il piacere è reciproco 🙂
Quanto ti devo per il copyright? 😀

kry
Scritto il 8 Dicembre 2013 at 21:26

gainhunter,

–Quanto ti devo per il copyright?–Il piacere reciproco è più che sufficiente, è un ottimo valore. Ciao.

lukeof
Scritto il 9 Dicembre 2013 at 12:45

L’unica strada vera per ottenere una mutualizzazione del debito e una reale Europa Federale è descritta nel capitoletto “L’opzione Europea”.

http://lukell.altervista.org/UnasoluzioneallacrisiEsiste.pdf

fred81
Scritto il 9 Dicembre 2013 at 16:30

La “Vera Unione Europea” di cui spesso parla DT è la Federazione Europea.

Il Movimento Federalista Europeo (sezione italiana della Union of European Federalists), fondato da Altiero Spinelli nel 1943, da 70 anni si batte per questo obiettivo. (www.mfe.it , http://www.federalists.eu)

Firmate anche voi on line su

http://www.wetheeuropeanpeople.eu

la petizione a Enrico Letta e a Giorgio Napolitano per la Federazione Europea subito! Abbiamo fatto anche delle raccolte nelle piazze italiane e già inziato ad inviare le cartoline firmate a Letta e Napolitano.

Al Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano
Al Presidente del Consiglio dei Ministri, Enrico Letta

Non c’e’ futuro per l’Italia al di fuori della costruzione europea.
Non c’e’ futuro per la costruzione europea senza l’unione economica e politica della zona euro.
Serve un grande progetto europeo per promuovere su scala continentale lo sviluppo sostenibile e l’occupazione e serve un governo efficace e democratico dell’eurozona. E’ venuto il momento per gli Stati che hanno scelto di adottare l’euro di condividere anche la sovranita’ politica. In vista delle elezioni europee del 2014, e con l’obiettivo di instaurare il governo dell’eurozona entro il 2015, i cittadini chiedono:

l’istituzione di un bilancio autonomo dell’Eurozona finanziato con risorse proprie – come la tassa sulle transazioni finanziarie, la carbon tax, e l’emissione di euro-obbligazioni -, votato e controllato dai parlamentari europei dell’Eurozona;

la firma di un “patto pre-costituzionale” da parte dei paesi dell’Eurozona e aperto ai paesi che vi vorranno aderire, che contenga l’impegno di realizzare un governo democratico e federale della moneta, della fiscalita’ e dell’economia dell’unione economica e monetaria;

la convocazione, entro la prossima primavera, di una Conferenza composta da parlamentari europei e nazionali, per avviare la discussione sulla riforma delle istituzioni europee;

la convocazione, dopo le elezioni europee, di una Convenzione costituente europea con il mandato di elaborare una costituzione federale e di stabilire le norme per regolare le relazioni tra i paesi dell’Eurozona e il resto dell’Unione Europea.

Lukas
Scritto il 9 Dicembre 2013 at 18:14

fred81@finanza,

Condivido appieno…ed ho firmato anch’io l’appello.

Non c’è futuro per l’Italia al di fuori della costruzione Europea.

E speriamo di non dover ri-sentire in questo secolo la frase con la quale Alcide De Gasperi iniziò il suo discorso alla Conferenza di Pace di Parigi del 10 agosto 1946 :

« Prendendo la parola in questo consesso mondiale sento che tutto, tranne la vostra personale cortesia, è contro di me […] »

manuel.finanza
Scritto il 10 Dicembre 2013 at 16:56

intanto la TroiKa e riuscita a arretrare la Grecia 20 anni indietro favorendo la creazione di nuovi partiti estremisti e violenti
Il ministro della economia Greco ha detto che Novembre nel privato il 35% dei lavoratori prende meno di 700 euro e il 20% meno di 500
Fame e disperazione che cresce la corrente antiEuropa e contro Euro

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