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L’Unione (Europea vera) fa la forza

Scritto il alle 09:48 da Danilo DT

Risanare, riformare, ribilanciare e ricostruire

L’incontro di ieri tra i vertici di Grecia e Germania è il perfetto contorno ad un’operazione “salva Euro” cominciata nel week end col G-20, descritto nel post “Salvate il soldato Euro Ryan!”

Credo che lo scenario sia sufficentemente chiaro per capire quali sono i target, gli obiettivi della politica europea e non solo.
Dagli USA Obama bacchetta l’Europa, accusandola di non fare abbastanza per la crescita economica (forse sarebbe meglio dire che il buon Barack teme anche per l’effetto domino sul suo sistema bancario, visto che lui, di gatte da pelare in case, ne ha parecchie), e il FMI (Fondo Monetario Internazionale) se ne esce con una dichiarazione ufficiale della Signora Lagarde, il nuovo boss che ha inaugurato il dopo DSK.
Ecco cosa chiede il FMI.

WASHINGTON, DC – L’economia globale è entrata in una nuova fase pericolosa. La strada verso una ripresa sostenuta c’è, ma si è fatta più impervia. Per mantenere la rotta serve una forte volontà politica a livello internazionale: capacità di prendere decisioni e non di temporeggiare, di cooperare e non di competere, di agire e non di reagire.

Oggi, uno dei principali problemi risiede nell’eccessivo indebitamento del sistema finanziario mondiale, che coinvolge stati sovrani, banche e famiglie, soprattutto nelle economie avanzate. Questa situazione sta erodendo la fiducia e frenando la spesa, gli investimenti e la creazione di nuovi posti di lavoro. La ripresa è debole e irregolare, e il tasso di disoccupazione eccessivamente alto. La crisi debitoria dell’Eurozona è peggiorata, le tensioni finanziarie sono in aumento. L’indecisione politica di alcuni sta complicando le cose. Le tensioni sociali che covano sotto la superficie potrebbero gettare benzina sul fuoco della crisi di fiducia.

Abbiamo bisogno di un’azione collettiva per la ripresa globale che vada di pari passo con quattro imperativi: risanare, riformare, ribilanciare e ricostruire.

Il primo imperativo è risanare. Prima di fare qualsiasi altra cosa, dobbiamo attenuare alcune pressioni di bilancio, che gravano su stati, famiglie e banche, e che rischiano di soffocare la ripresa. I Paesi avanzati devono attuare piani credibili nel medio periodo per stabilizzare e ridurre il debito pubblico.

Ma un risanamento dei bilanci troppo rapido può compromettere la ripresa e peggiorare le prospettive occupazionali. Una soluzione c’è. Misure plausibili che si traducono in risparmi nel medio termine aiuteranno a creare spazio per una crescita accomodante consentendo una velocità ridotta di consolidamento. Ovviamente, il percorso varia da Paese a Paese, dal momento che alcuni subiscono pressioni di mercato e non hanno altra scelta che tagliare il deficit subito, mentre altri hanno maggiore libertà di azione.

È altresì importante alleviare la pressione su famiglie e banche. Per quanto riguarda gli Stati Uniti, accolgo con favore le recenti proposte del Presidente Barack Obama in tema di crescita e occupazione; servirebbero anche politiche che prevedano maggiori sgravi fiscali per i lavoratori o aiuti ai proprietari di case per rifinanziare i mutui a tassi di interesse più bassi. In Europa, gli Stati sovrani devono affrontare con fermezza i propri problemi finanziari mediante un credibile risanamento dei conti pubblici. Per sostenere la crescita, le banche devono detenere sufficienti cuscinetti di capitale.

Il secondo imperativo è riformare; la priorità è la riforma del settore finanziario. Il fatto positivo è che abbiamo trovato un accordo sugli standard di liquidità e sui requisiti patrimoniali minimi, e abbiamo accettato un graduale programma di applicazione. Ma i divari sostanziali restano e devono essere affrontati attraverso la cooperazione internazionale per evitare un arbitraggio regolamentare.

Tra le riforme includerei anche la dimensione sociale, perché è importante identificare e stimolare le fonti di crescita capaci di creare sufficienti posti di lavoro. Questo discorso vale soprattutto per i giovani.
Il terzo obiettivo di azione collettiva, ribilanciare, ha due significati. Può indicare uno spostamento della domanda dal settore pubblico al privato, quando il settore privato è abbastanza forte da farsene carico; ma ciò non è ancora avvenuto.

Oppure può significare uno spostamento della domanda globale dai Paesi che registrano disavanzi con l’estero ai Paesi che incorrono in ampi surplus delle partite correnti. Considerato il basso livello di spesa e l’alto tasso di risparmio nelle economie avanzate, i principali mercati emergenti devono tendere la mano e iniziare a sostenere la domanda necessaria a stimolare la ripresa globale. Anche questo tipo di ribilanciamento non è ancora avvenuto in modo soddisfacente, e se le economie avanzate soccomberanno alla recessione, non ci sarà via di scampo per nessuno.

Il quarto imperativo politico è ricostruire. Molti Paesi, anche quelli con bassi livelli di reddito, devono riorganizzare le proprie difese economiche, ad esempio rafforzando le posizioni fiscali, per proteggersi dalle future tempeste. In tal modo avranno anche un ampio margine per pianificare investimenti pubblici a favore della crescita e attuare importanti reti di sicurezza sociale.

In questo scenario, il Fondo monetario internazionale, con i suoi 187 Paesi membri, si trova nella straordinaria posizione di favorire l’azione collettiva. Le nostre consulenze sul fronte politico possono contribuire a fare luce sulle pressanti questioni attuali – cioè crescita, vulnerabilità e interconnessioni. La nostra attività creditizia può offrire una tregua ai Paesi in difficoltà. E, guardando oltre l’orizzonte della crisi, il Fmi può contribuire a creare un sistema finanziario internazionale più sicuro e stabile.

Non è tempo di ostinarsi con misure tappabuchi o di arrabattarsi alla meno peggio. Se sappiamo cogliere l’occasione, possiamo tirarci fuori da questa crisi e rilanciare, a livello globale, una crescita forte, sostenibile ed equilibrata. Ma dobbiamo agire rapidamente e all’unisono. (Source)

Le quattro “R” sono ampiamente condivisibili: risanare, riformare, ribilanciare e ricostruire. E lo si farà o si cercherà di farlo.
Mi spiego meglio.

IL FMI è quella struttura teoricamente “super partes” che funge un po’ da condottiero quando le cose sono particolarmente complesso. Quanto detto dal FMI è ovviamente non legge, ma un progetto, soprattutto politico prima che economico. Ed è proprio qui la cosa importante. Il FMI si propone come “collante” in un sistema politico economico come quello dell’Unione Europea, dove tantissime sono le ineguaglianze i contrasti. E rappresenta la volontà di andare avanti, di proseguire l’esperienza Euro in un clima di maggiore coesione.

Le rassicurazioni della Merkel di ieri, poi, hanno secondo me un significato particolare. Infatti non vogliono dire che il default della Grecia sarà evitato. Secondo me la Grecia è fallita. Punto. Ma vuol dire che Atene non uscirà dall’Euro e che non verrà abbandonata. Il tutto va perfettamente a collimare con quanto ho già scritto molte volte in passato: default Grecia pilotato e gestito con grande attenzione, piano “salva sistema Euro” e progressivo concretizzarsi di un Unione Europea più vera.
Ma non facciamoci prendere da facili entusiasmi. Siamo nemmeno all’inizio di questa incredibile e difficile avventura. Leggete con attenzione la dichiarazione della Lagarde. Le sue paure non sono ipotesi. Sono già realtà. E serviranno a dare per qualche tempo un po’ di euforia e di positività ai mercati finanziari. Ma la strada è ancora lunga, e già oggi, col voto tedesco sull’aumento dell’EFSF, avremo nuovamente a che fare con una nuova puntata di questa saga.

Buona visione a tutti.

Stay Tuned!

DT

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15 commenti Commenta
paolo41
Scritto il 28 Settembre 2011 at 10:18

Dream, quante volte ho sottolineato che solo “risanare” non è sufficiente!!!!
occorre risanare i conti in maniera ancora più aggressiva e tassare il capitale inutilizzato (e ce n’è tanto anche in Italia) per finanziare la ripresa (“ricostruire”). Ma tutto questo potrebbe essere insufficiente se non si ottiene, con le buone o con le cattive, un riequilibrio delle economie europee e mondiali (“ribilanciare”).
E’ un’estrema sintesi di quanto commentiamo da parecchio tempo; ci fa piacere ( 😀 😀 😀 ) che anche Madame Lagarde la pensi allo stesso modo (pardon per l’ironia!!).

paolo41
Scritto il 28 Settembre 2011 at 10:29

Dream, ti avevo inviato un commento ma non lo vedo sul post

    Scritto il 28 Settembre 2011 at 10:31

    Era finito in spam. Ora è pubblicato… Ehhhhn l’antispamm…..pilotato dalla magistratura…

ob1KnoB
Scritto il 28 Settembre 2011 at 10:56

mattia06:
DT sei tu?
http://it.finance.yahoo.com/notizie/Trader-shock-sogno-recessione-yfin-3337983101.html?x=0

…azz spero di no! Ha una cravatta orribile…..

hironibiki
Scritto il 28 Settembre 2011 at 11:25

Io continuo a pensare che il collasso sia inevitabile. E’ la base che è sbagliata.. Il capitalismo ha fallito, bisogna orientarsi forse verso un “socialismo” e produrre in modo più “sano” puntanto sulla produzione locale e solo delle risorse necessarie.
Io sono stra convinto che se mai ci fosse una ripresa (la vedo comunqu durissima questa ipotesi) ci si scontrerà con un’altro fattore che causerà l’implosione della stessa: le materie prime. Prima o poi si esaurirà il petrolio, il rame, ecc non si può pensare di espandersi all’infinito.
Quindi si ritornerebbe al punto di partenza, prezzi delle materie prime alle stelle causa offerta limitata e domanda eccessiva e BUM ritorno in recessione.
In un modo o nell’altro questo è il risultato. La BCE e le altre nazioni stanno guardando solo la punta del naso senza pensare in modo lungimirante.
Ma tant’è come diceva Bergasim per chi ha fede presto le cose cambieranno :mrgreen:

ilpensionato
Scritto il 28 Settembre 2011 at 11:45

forse Angela non vuole che la grecia esca dall’euro
ma se i greci faranno il referndum (e lo faranno) e se lo vinceranno………allora si che l’euro comincera a tremare

bergasim
Scritto il 28 Settembre 2011 at 11:52

Tanti inutili bla bla bla, discorsi di chi non ha nessun problema economico, da doamni paghiamo i loro lauti stipendi in funzione di un indice di soddisfazione dei consumatori, assegnando loro un compenso base ( basso), più una componente variabile in funzione dei risultati ottenuti, una sorta di rating, solo che il rating lo darebbero i cittadini.
Be credo che in questi anni i vari leader politici, bancari, fmi,ocse e chi più ne ha più ne metta, avrebbero avuto un rating intorno alla tripla c, quindi avrebbero preso uno stipendio molto basso ( diciamo da 2000 a 3000 € ), perchè della componente variabile ( per accedere minimo tripla b ) avrebbero preso poco, è ora di finirla di sentire prediche e raccomandazioni di chi percepisce stipendi mmirabolanti, è ora di tagliare alla grande anche i loro hanno rotto i c……i

l.b.chase
Scritto il 28 Settembre 2011 at 11:56

La cosa pazzesca è che quella vecchia fa 200 dichiarazioni al giorno in cui dice tutto e il contrario di tutto e c’è ancora qualche demente che la sta ancora a sentire :-O
Ma la vogliamo finire di farci trasportare come un gregge di pecore dalle cazzate demagogiche di questi 4 politicanti cialtroni?
Ma veramente state ancora lì a pesare tutte le loro parole al vento? Un giorno la grecia può fallire, l’altro nooo non sia mai, l’altro ancora l’euro non può fallire, poi forse l’euro così non può reggere dobbiamo farne 2 e basta!!!
I fatti sono chiari i conti non tornano e NESSUNA manovra può farli tornare, nessun ladro di benessere come quell’FMI del kaz, nessuna bce nessun cinese ecc ecc…
E sapete perchè? Perchè un sistema basato sull’esportazione dei posti di lavoro e quindi della ricchezza in oriente è come un secchio che perde acqua perchè bucato. Prima o dopo si svuota anche se tu continui a riempirlo e in questo caso il buco si allarga ogni giorno che passa.
Adesso ditemi voi quale assurda alchimia può fermare questo meccanismo se non esiste volontà politica di fare quello che ha fatto il brasile e cioè dire alle imprese che se vogliono vendere sul tuo suolo un certo prodotto ce lo devono anche produrre.

Scritto il 28 Settembre 2011 at 12:03

mattia06: DT sei tu? http://it.finance.yahoo.com/notizie/Trader-shock-sogno-recessione-yfin-3337983101.html?x=0

Hehehehe… come avete fatto a riconoscermi???’ :mrgreen:

Scritto il 28 Settembre 2011 at 13:22

FINLAND’S PARLIAMENT PASSES EFSF EXPANSION

Passa l’ampliamento dell’EFSF nel paese che più aveva contestato la Grecia.
Credo che in germania non ci siano problemi. Anche chi prima era scettico, ora appoggia il progetto salvatutto.

l.b.chase
Scritto il 28 Settembre 2011 at 13:51

Sì sì salvano tutto, se poi ci spiegano anche chi è che caccia fuori i soldi è anche meglio 😀

paolo41
Scritto il 28 Settembre 2011 at 14:22

l.b.chase@finanzaonline,

…occorre insistere sul tema che bisogna riportare indietro i posti di lavoro “esportati”; per inciso, sono esportatori di lavoro anche autorevoli personaggi italiani della confindustria che poi, as usual, si lamentano per la carente ripresa…
mi viene anche naturale domandarmi: ma i sindacati dov’erano quando le produzioni sono state trasferite?????

bergasim
Scritto il 28 Settembre 2011 at 15:23

paolo41,

I sindacalisti si preparavano a candidarsi in politica, così come gli esponenti di punta delle associazioni dei consumatori, queste ultime parlano tanto ma non ottengono nulla, a volte con cause mastodontiche intraprese, per poi ottenere una manciata di riso.
In italia bisognerebbe fare una class action contro il sistema politico e sindacalistico.

schwefelwolf
Scritto il 29 Settembre 2011 at 11:29

E’ veramente straordinario – e terrificante – vedere con quale caparbia cecità la politica europea (Merkel & Sarkozy) insista su un percorso di costanti “rilanci” destinati a far crescere in modo esponenziale l’entità del terremoto che spera di poter scongiurare aumentando a dismisura il cumulo di debiti ribaltati sulle future generazioni.

La “protesi” EU, se mai è esistita, si è ormai trasformata in un “buco nero”, capace di ingurgitare all’infinito mostruose masse di miliardi. La tragedia è che queste risorse vengono e verranno semplicemente “bruciate”, senza alcun ritorno. Il problema (di cui nessuno sembra voler parlare) è che non ci sono miliardi a sufficenza per mantenere all’infinito sistemi sociali già storicamente deboli, irresanabili, e oggi irrimediabilmente compromessi dalla globalizzazione. Cosa potrebbero fare Paesi come Grecia, Italia centro-meridionale, Spagna, Portogallo per recuperare – nei confronti dei BRICs o dei Paesi sviluppati che da secoli investono in strutture funzionanti (Germania, Austria, Svizzera, Olanda, Scandinavia etc.) – una competitività che non hanno mai realmente avuto? Sarebbero in grado di reggere (senza guerre civili) ad un reale risanamento della spesa pubblica? Sarebbero in grado di ridurre sostanzialmente la “neoplastica” dissipazione di risorse causata da sprechi e corruzione? Per dare una risposta a questi interrogativi basta guardare tre secondi a Tremonti (ma anche a tutti i suoi predecessori).

Come la lotta del chirurgo contro il cancro, anche la “lotta” Merkel&Sarkozy per la salvezza dell’Euro è condannata al fallimento – soprattutto trattandosi di una terapia non chirurgica (che potrebbe dare qualche speranza) ma puramente sintomatologica, e per di piú attuata non in una situazione di stabilità generale, ma galleggiando anzi fra i marosi di una crisi finanziaria mondiale.

Questa difficile quanto inutile “terapia” diventa poi, di “operazione” in “operazione”, sempre piú costosa. Già oggi la Germania si sta assumendo “oneri di garanzia” pari ai 2/3 del suo PIL (per salvare una serie di sistemi parassitari! che follia!) – e ancora non basta… Con un decimo di quei soldi potrebbe salvare/nazionalizzare le banche tedesche eventualmente in difficoltà – e lasciare che il “Club Med” si dia finalmente da fare e cominci a nuotare (veramente) da solo – o che affoghi. Invece la Merkel decide di agire in evidente violazione del proprio preciso dovere “costituzionale” (di difendere il popolo tedesco) e preferisce sacrificare la Germania sull’altare dell’utopia europea (grande punto di domanda: perché?). Evidentemente la cancelliera ha dimenticato il vecchio adagio che in tedesco recita “Lieber ein Ende mit Schrecken, als ein Schrecken ohne Ende” – cioè: meglio una fine orrenda che un orrore all’infinito.

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