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NEXT GENERATION EU: un tesoretto per l’Italia da non sprecare
Evvai! Tutti felici e contenti con il Next Generation EU, in primis il nostro premier Giuseppe Conte che ritiene adeguata la proposta della Commissione Ue che prevede 500 miliardi di euro a fondo perduto e 250 miliardi in prestiti (a lungo termine e tassi risibili) agli Stati membri per aiutarli dopo la crisi, nell’ambito di un piano di ripresa da complessivi 1.850 miliardi.
Ottimo segnale da Bruxelles, va proprio nella direzione indicata dall’Italia. Siamo stati descritti come visionari perché ci abbiamo creduto dall’inizio. 500 mld a fondo perduto e 250 di prestiti sono una cifra adeguata. Ora acceleriamo sul negoziato e liberiamo presto le risorse
— Giuseppe Conte (@GiuseppeConteIT) May 27, 2020
Chiaramente il nostro Premier gongola perché la parte più consistente dei 750 miliardi andrebbero proprio a Italia e Spagna, i Paesi più colpiti dall’epidemia: per noi sarebbero 82 miliardi di sussidi più 91 miliardi in prestiti.
Ecco, però cerchiamo di essere pragmatici. Infatti l’Italia incassa ma dall’altra…contribuisce. Se dunque guardiamo al saldo tra contributi ricevuti a fondo perduto e i versamenti al bilancio, ipotizzando un nostro contributo alla crescita pari a 56 miliardi, il trasferimento netto sarebbe di 26 miliardi, circa l’1,5% del Pil.
Recovery fund: Next Generation EU
Forse i numeri iniziano a cambiare un pochetto, non credete?
E tutto questo comporterà per forza di cose un nostro maggior impegno nel ricercare il modo per rendere il debito più sostenibile e quindi per poter poi ripagare il cosiddetto pacchetto ripresa.
Seconda cosa: se già il piano, tenendo conto di quanto detto sopra, sembra meno interessante, ecco che bisogna dare nulla per scontato. Infatti ricordate che il piano deve comunque essere approvato da tutti i 27 Stati membri e dal Parlamento europeo.
Terza cosa: se mai arriverà l’ok dei 27, il piano diventerà operativo l’anno prossimo, 2021, quando ormai il deserto sarà calato sul tessuto produttivo italiano.
Per carità, meglio di nulla ma c’è sempre il rovescio della medaglie e quando c’è del fondo perduto, la strada deliberativa si fa sempre in salita. Quindi ci vorrà tempo. Ma non abbiamo tempo….
Intanto i mercati festeggiano, Lo spread BTP Bund scende e anche il nostro indicatore sull’Italexit migliora. O meglio, migliora la percezione del rischio Italia e anche la paura di una potenziale Italexit.
Non dimentichiamo quanto detto dalla Lagarde ieri. Quest’anno l’economia del blocco UE subirà una contrazione dell’8%-12% e che, superato lo scenario “moderato”, restano ora il “medio” e quello “grave”. Morale: UE a -10% di PIL circa e Italia quindi molto peggio. PIL che noi sicuramente non recupereremo regalando tasselli di crescita ad altre realtà.
CDS Italia: rischio Italexit
In tutto questo c’è ovviamente anche qualcosa di positivo. Si tratta dell’accettazione della mutualizzazione di un debito in UE, elemento rivoluzionario, una porta che potrebbe aprirsi e cambiare certe dinamiche future, anche se il percorso è lungo e tortuoso. Ma necessario se si vuole rendere credibile l’UE.
Detto questo (tenuto conto del fatto che la strada è ancora lunga) la grande sfida adesso sarà SPENDERE nel miglior modo possibile queste cifre e non depauperare l’ennesimo tesoretto che abbiamo a disposizione, una rte a cui siamo secondi a nessuno.
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STAY TUNED!