MISSION (quasi) IMPOSSIBLE: la nuova grande sfida

Scritto il alle 08:03 da Danilo DT

Non voglio tediarvi ma quando c’è qualcosa di interessante, mi piace cercare di approfondire.
In questo momento mi sono concentrato un po’ di più sulle commodity, anche perché il ruolo delle stesse è molto importante per le dinamiche intermarket. Certo, la liquidità è dilagante e per molti questo fatto ha contribuito a far perdere validità dall’analisi intermarket. Nulla di più sbagliato. Se si continua ad interpretare l’intermarket in modo “tradizionale” è normale trovarsi di fronte delle incongruenze. Il vero valore aggiunto è cercare di interpretare i mercati tenendo conto dell’anomalo momento. Detto questo, come ho già spiegato nel post precedente, le banche centrali si dicono pronte ad affrontare un eventuale rischio “inflazione” che sta crescendo proprio per colpa dell’impennata dei prezzi delle commodity. Secondo alcuni, poi, le stesse commodity sono già salite troppo e quindi difficilmente contribuiranno ulteriormente ad un’impennata del tasso inflazione.

Già, peccato però che siamo in una fase dove si vuol portare l’economia alla reflazione, ci troviamo con tanta liquidità che non circola e che si vuol fare circolare ed il mercato già sta sentendo odore di manovre restrittive. Ma torniamo ai corsi delle materie prime. Siete sicuri che siamo già salite troppo?

Commodities to Equity ratio

Questo rapporto tra le materie prime e Wall Street ci illustra un mercato dove le commodity saranno anche salite nel breve, ma se parametrate con la crescita delle borse, il gap è disarmante.
Cosa ci suggerisce il grafico? Il primo messaggio è il più chiaro. Le commodity restano palesemente sottovalutate e in una fase di ripresa ciclica non possono quindi che crescere ulteriormente (prendete nota…). Ma detto questo, un’impennata dei prezzi non può essere ininfluente. Più inflazione e quindi tassi che possono salire. Ma anche un problema di sostenibilità economica. Commodity più care possono anche comportare un aggravio sui costi di produzioni e quindi ricadute sui consumi. Il cane che si morde la coda. Il “sistema” dovrà monitorare come non mai la situazione, dovrà far correre il più possibile l’inflazione cercando di dirigerla sempre con l’obiettivo di non dover alzare i tassi di interesse. Questa, come già vi ho detto in passato, è la vera grande MISSION delle banche centrali per i prossimi anni.

STAY TUNED!

Danilo DT

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3 commenti Commenta
pistarr
Scritto il 25 Febbraio 2021 at 18:25

Danilo, questa volta voglio tirarti le orecchie…..

Nel post qui sopra scrivi :
” Secondo alcuni, poi, le stesse commodity sono già salite troppo e quindi difficilmente contribuiranno ulteriormente ad un’impennata del tasso inflazione.”
Poi, con la domanda retorica che ci poni,: ” Siete sicuri che siamo già salite troppo? ” ci fai capire che secondo te non sono salite ancora troppo…. opinione rispettabile che CONDIVIDO, così come condivido che ci troviamo con tanta liquidità che non circola e che quando comincerà a farlo contribuirà in modo non indifferente alla crescita del tasso di inflazione

Una volta acclarato ciò, non sono d’accordo sulla funzione del grafico che accludi a sostegno della tua tesi,
o per meglio dire, visto che tu stesso sopra ti fai paladino di questa frase (che condivido pienamente) ” Il vero valore aggiunto è cercare di interpretare i mercati tenendo conto dell’anomalo momento. ” mi sembra che tu non abbia fatto onore ad essa perché hai omesso, secondo me, una importante ” rettifica interpretativa”

Nell’ottica di un confronto costruttivo, e in pieno spirito amichevole mi permetto di farlo io

Tutti noi sappiamo che un’immagine vale più di mille parole (almeno cos’ dicono) e nel grafico di cui sopra SALTANO IMMEDIATAMENTE ALL’OCCHIO i tre circoletti che hai messo ai valori espressi nel 1975 nel 1990 e nel 2008 , nel senso che l’immagine porta a ritenere che il valore di 0,60 circa che il rapporto esprime oggi, è sideralmente distante da quel triplo 8 (circa) dei tre anni richiamati e perciò per risalire almeno a 4 (la metà) l’indice GSCI COMMODITY , (tenendo fermo il valore dello SP500) dovrebbe salire oltre 15.000 cioè dal 2,350 circa odierno insomma “sestuplicarsi ”

Tieni conto che dai minimi del marzo 2020 lo SP 500 è salito di circa il 75%
e che dai minimi dell’aprile 2020 il GSCI Commodity è quasi raddoppiato, 100% circa e perciò un po’ di strada è stata fatta

Pure considerando che le commodity sono partite da livelli molto sacrificati è però improbabile (anche se non impossibile) tornare su certi valori di questo RAPPORTO

Morale? il grafico esprime numeri e linee del rapporto incontestabili però è indubbio che i tempi negli ultimi 10 anni siano notevolmente cambiati e perciò senza questa rettifica che mi sono permesso di apportare tale Grafico perde (almeno per come stanno le cose adesso), la sua efficacia espositiva diventando un po’ fuorviante

Scritto il 26 Febbraio 2021 at 08:27

CIAO,
Accetto le tue critiche perchè sono fondate se chiaramente interpreti il grafico in modo “didattico”. In realtà con questo post non voglio assolutamente far capire che le materie prime si devono “sestuplicare”. E’ una follia e sarebbe tra le altre cose devastante per l’economia. Voglio però mettere a nudo il fatto che il gap creato è irragionevole. Cosa mi aspetto? Un normale riavvicinamento delle due linee il che può avvenire sia con l’indebolimento dell’equity che con il rialzo del GSCI. Però non dimentichiamo il contesto storico in cui viviamo, dove la liquidità domina. Quindi l’ipotesi che mi aspetto è fondamentalmente una: una ripresa delle commodity. Non così “aggressiva” (6x) ma cmq interessante, se parametrate a quelle che sono IMHO le potenzialità dell’equity in un conteso di inflazione crescente

pistarr
Scritto il 26 Febbraio 2021 at 09:28

Ciao Danilo,
apprezzo lo spirito con il quale hai accettato la mia precisazione
Non ho mai pensato che ti aspettassi un 6X….. era solo a beneficio di chi ad una prima e sola occhiata potesse ricavarne una interpretazione distorta

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