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Mr. Smith e Mission Impossible
Il primo lunedì di settembre, per gli americani, è un giorno di festa.
E’ il Labour Day, o per meglio dire Labor Day , la festa che è nata nel 1882 negli USA, che viene celebrata in date differenti un po’ ovunque nel mondo e che vuole sottolineare l’importanza e la priorità assoluta che si vuole dare al mondo del lavoro ed alla classe dei lavoratori.
Se avete letto (e se non lo avete fatto, fatelo subito, perchè ne vale proprio la pena) le varie analisi di Mattacchiuz sul mondo del lavoro USA, avrete di certo capito che i lavoratori hanno poco da festeggiare. Malgrado l’operazione “spargimento di ottiismo” la situazione continua ad essere seriamente molto difficile.
Queste sono cose comunque già dette più volte.
Peccato che stavolta, all’allarmismo vorrei aggiungere il dramma.
Si, lo so che ricominciare a scrivere, dopo una settimana di ferie, con questi toni non è certo il meglio che si possa pretendere. Ma io mantengo la mia linea di coerenza e di realismo.
Perchè parlo di dramma? Perché, miei cari lettori, purtroppo devo annunciarvi una cosa gravissima.
E’ morto Mr. Smith.
La classe media in USA è scomparsa
Ok, ora vi spiego tutto. Mr. Smith è da sempre considerato l’americano medio, quello che teneva su la baracca, il consumista per eccellenza, lo sperperatore di denaro, il protagonista della grande crescita economica USA. Mr. Smith non c’è più.
Chi di voi magari frequenta anche siti USA, gli sarà capitato di finire sul sito di Arianna Huffington, che con il suo HuffingtonPost è considerato uno dei blog più validi in ambito finanziario.
L’autrice di questo blog ha recentemente scritto un libro chiamato “Third World America” che spiega eccellentemente l’inasprirsi del divario tra la classe povera e i super ricchi. Il tutto a scapito della “classe di mezzo” che tende a scomparire.
Ma come! Tutta l’economia mondiale è sempre stata dipendente prorpio di questa classe sociale! E ora che si fa? Chi la sostituirà nei consumi?
La crisi del 2008, l’inizio della fine
La bolla della liquidità generata da Greenspan, la crisi subprime e poi tutto il resto hanno contribuito in modo determinante al peggioramento dello status economico di Mr. Smith. E poi la crisi economica ha fatto il resto, con il lievitare della disoccupazione, il delinquency rate alle stelle e l’aumento addirittura del tasso di risparmio. Il tutto a scapito dei consumi.
Le cause poi, possono essere anche altre, ci mancherebbe. Ma il dato ormai è indiscutibile. Si sta generando uno squilibrio drammatico sulla distribuzione del reddito nel tessuto sociale americano. Sfuma per sempre il “sogno americano” ed inizia ad aleggiare l’incubo della povertà.
Certo, parlare in questi termini di Sua Maestà la nazione più potente al mondo, gli Stati Uniti d’America potrebbe fare sorridere. Ma che ci crediate o no, le cose stanno così.
I dati
Facendo un’analisi statistica, i numeri parlano chiaro. Prendendo in esame le analisi di Arianna Huffington e usando come riferimento una tabella apparsa sul Corsera qualche giorno fa, risulta più che evidente la tendenza in atto. Mr. Smith, rappresentato da 133.524.000 famiglie, negli ultimi 6 anni si è sensibilmente impoverito, mentre invece gli HNWI o gli UHNWI raggiungono picchi altissimi di ricchezza. E come vedete dal grafico, è proprio la classe media, quella più importante e affollata, a rimetterci.
Questa situazione si presenta di difficilissima soluzione. Al mondo, oggi, non c’è nessuno che può sostituire le potenzialità e le caratteristiche di Mr. Smith. La Cina, seppur in crescita geometrica, o l’India, anch’essa sempre più importante, non sono paesi sufficientemente maturi e pronti a prendere il testimone. Magari tra venti anni se ne potrà riparlare. Ma fino ad allora che si fa?
Semplice: si naviga a vista e si segue l’evoluzione della situazione.
Obama avrà il suo bel da fare. Cercare di rianimare Mr. Smith sarà difficilissimo se non impossibile. Le future boccate di ossigeno (quantitative easing o green shots) saranno salutari momenti di benessere senza un futuro.
Occorre fare il possibile per rigenerare una equa redistribuzione dei redditi. E quindi bisogna toccare il portafoglio delle classi più ricche. Cosa che Obama non farà mai. Senza poi dimenticare che più il tempo passa e più la popolarità di Obama scende e il malcontento sale, facendo perdere ulteriore potere politico e mediatico al Presidente USA.
Auguri Obama. La tua è molto più che una “Mission Impossible”.
STAY TUNED!
DT
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