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Soffocati dalla disoccupazione e dal debito
Vi propongo l’ennesimo aggiornamento del grafico sovrapposto che io ho intitolato ”leading indicator” vista la sua valenza ”predittiva” o presunta tale.
Ma a questo proposito vorrei fare un piccolo appunto.
Proprio come già detto in passato, questo grafico non mi piace. Non mi piace perché non regge.
Questo grafico “leading indicator” è composto da:
1) S&P 500
2) Tasso disoccupazione USA
3) Tasso inflazione USA
4) Tasso crescita PIL USA
5) Delinquency Rate USA (Tasso insolvenza)
Ok, siamo tutti pienamente d’accordo che questo grafico sovrapposto non è certo un vero e proprio “leading indicator” in quanto non sono dei veri e propri dati previsionali. Se andiamo a prendere la definizione di Wikipedia:
“Leading indicator” è un termine inglese che rappresenta tutti quei tipi di indicatori economici che vengono usati per predire l’evoluzione del ciclo economico.
Quindi credo che anche i più “puristi” potranno passarmi questa licenza di terminologia.
Come potete vedere dal grafico, sarà pur anche vero che S&P 500, Inflazione e Pil si muovono al rialzo, coerentemente con uno scenario di ripresa economica.
Ma sono assolutamente fuori di ogni logica sia il tasso disoccupazione che il delinquency rate.
Quindi ribadisco quanto già detto in passato. Con un tasso insolvenza così alto, con un tasso disoccupazione così folle, direi che è evidente che il mercato e l’economia stanno in piedi grazie a qualche fattore “esogeno” o comunque non normale.
E questo fattore è senza dubbio il sostegno pubblico.
Ma attenzione: le cartucce che il settore pubblico (alias Governi e Banche Centrali) ha a disposizione per colpire la crisi e al recessione sono quasi esaurite. In ambito di politica monetaria è noto a tutti cosa ha comportato il quantitative easing e come sia difficile poter vedere a breve termine una convincente exit strategy. E state pur certi che l’economia che si è venuta a creare è assolutamente insostenibile. Come fa il PIL a crescere con un tasso di disoccupazione così alto? Pensate solo ai consumi….
Krugman: 18 milioni di posti di lavoro necessari
Molto interessante ho trovato la nota del premio Nobel Paul Krugman apparsa sul New York Times l in data 11 dicembre:
My back of the envelope calculation says that we need to add around 18 million jobs over the next five years, or 300,000 jobs a month. This puts last week’s employment report, which showed job losses of “only” 11,000 in November, in perspective. It was basically a terrible report, which was reported as good news only because we’ve been down so long that it looks like up to the financial press.
So if we’re going to have any real good news, someone has to take responsibility for creating a lot of additional jobs. And at this point, that someone almost has to be the Federal Reserve.
Ebbene si, signori, Krugman tuona contro l’amministrazione pubblica USA, in particolare contro la Federal Reserve, ma quanto dice è inequivocabile. Ci vogliono 300.000 nuovi posti di lavoro al mese per cinque anni, per un totale di 18.000.000 di posti di lavoro. E noi stiamo qui a vedere in chiave positiva quando i posti di lavoro persi sono minori di quanto previsto, con benedizione rialzista dei mercati!
E in Europa anche non scherziamo. Da luglio a settembre nell’Unione Europea sono stati persi un milione di posti di lavoro. E tanto per gradire, ad ottobre, la produzione industriale, sempre nel Vecchio Continente, è tornata a scendere.
Dati AIAF: numeri da capogiro
Vado avanti? Sia ben chiaro, non voglio fare ASSOLUTAMENTE terrorismo psicologico. Vi dico semplicemente le cose come stanno, di parlo della realtà, nuda e cruda. Poi ognuno di voi farà le proprie valutazioni.
Dati AIAF ovvero l’associazione italiana analisti finanziari. Questa crisi ci verrà a costare 2.800 miliardi di dollari Se poi andiamo ad aggiungere altri elementi, come la minor crescita dell’economia, si va a -4.200 miliardi di dollari, alias 2 volte il PIL italiano.
E i disoccupati? Semplicemente possiamo registrare circa 50 milioni di disoccupati in più nel mondo.
E il debito pubblico? Aumentato ovunque a dismisura. Se nel 2007 il deficit pubblico medio era pari a circa il 2% oggi è pari mediamente al 10%. E questo è dovuto agli enormi sostegni che il settore pubblico ha dovuto fare a favore del privato. Un vero passaggio, uno switch, un meccanismo che ha trasformato debito privavo (di singole aziende, vedi banche ad esempio) in debito pubblico (caricato sulla testa dei vari cittadini, consumatori, contribuenti).
Debito…debito…debito
Chiudo con questo grafico postato ieri da MAttacchiuz, molto esplicativo, un’ottima sintesi di molti elementi (e io ne approfitto e non me ne costruisco un altro…).
Credo che il grafico sia più che eloquente di come sia degenerata la situaizone dle debito negli USA.
In conclusione, avrete capito, leggendo queste righe, che è tutto tremendamente fragile e complesso. Non voglio nemmeno più sentire parlare di crescita economica. Questa non è vera crescita economica: questa è una crescita taroccata. E prima o poi ce ne renderemo conto, quantomeno quando il sostegno pubblico verrà a mancare.
Allegato: Grafico da CalculatedRiskBlog:
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Grafici by Bloomberg. Per ingrandirli basta cliccarci sopra.
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