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La storia infinita: QE in Eurozona? Forse anche no
Questo tira e molla sta iniziando un po’ a logorarci. Fino a qualche giorno fa, era dato per scontato il quantitative easing Europeo, una manovra in “stile FED” che vedeva la BCE protagonista con acquisti di titoli governativi direttamente dei paesi facenti parte dell’Eurozona. Il tutto con data di partenza molto probabilmente nel primo trimestre 2015.
Ad accompagnare queste certezze avevamo un mercato decisamente “bullish”, quindi positivo. Borse toniche e titoli di stato che già iniziavano a scontare gli acquisti.
Ma poi sono arrivati gli imprevisti.
In primis le vicende greche, una situazione che abbiamo già raccontato qui su I&M. Mai messa in discussione la presenza della Grecia nell’Eurozona, ma di certo si creava una grossa problematica: come giustificare l’eventuale acquisto di titoli greci da parte della BCE in una fase dove il paese ellenico “si oppone” alle direttive di Bruxelles?
Per certi versi la situazione si è già un po’ normalizzata. Sembra infatti che a seguito delle ultime vicende politiche, il consensus a favore di Syriza stia calando.
Ma se questo problema sembra quindi in via di soluzione, allora che dire dell’eterna lotta tra Germania e…resto del Mondo?
Premessa: Draghi ha chiaramente detto che un eventuale QE non necessita dell’approvazione di TUTTI i paesi membri dell’Eurozona. Un messaggio chiaro indirizzato ai tedeschi: anche se Berlino vota contro, dovrà accettare di buon grado la cosa.
Quindi per un certo senso le minacce di Jens Weidmann potrebbero passare in secondo piano. In realtà il mercato non le ignorerà di certo, perché la Germania resta sempre e comunque un paese con un peso specifico determinante.
Ma ecco le due frasi incriminate del capo della Bundesbank:
“L’acquisto di titoli sovrani nell’Eurozona è da valutare diversamente che in altre aree valutarie. In Europa accanto alla politica monetaria comune abbiamo 18 Stati con politiche finanziarie indipendenti e rating e situazioni di debito ben diversi. Ciò crea tentazioni di indebitarsi di più e scaricare le conseguenze sugli altri”. (SKY)
A parte il fatto che mi trovo in difficoltà a non dare ragione a Jens Weidmann questa volta. Però risulta chiara l’opposizione dei tedeschi al QE.
Perché gli do ragione? Lo sapete benissimo cosa ne penso del QE. E inoltre è corretto dire che in Eurozona c’è una disomogeneità assoluta in ambito politico ed economico.
Non possiamo quindi paragonare l’UE a USA o Giappone, o magari alla Gran Bretagna. Questi sono stati veri, con una unica banca centrale, un unico parlamento, e non una diaspora di menti, culture, idee, interessi e debiti. Ed è proprio questo ultimo punto a preoccupare non poco Weidmann: il QE europeo sarebbe un primo passo per la socializzazione del debito. MA questo non sta certo bene ai paesi più vitruosi, Germania in primis. Ed ecco quindi la seconda frase. L’oggetto del contendere stavolta è la flessibilità che alcuni paesi dell’Eurozona stanno richiedendo: certamente la Greca, ma soprattutto due colossi come Italia e Francia:
“Se una regola viene interpretata in modo troppo flessibile, alla fine non è più vincolante”. […] “È sbagliato dare l’impressione che le regole sono sempre negoziabili e il consolidamento sempre rinviabile. Il nostro obiettivo deve essere restituire solidità alla fiducia nelle finanze pubbliche nell’Eurozona. E una responsabilità speciale per la credibilità delle regole concordate insieme spetta ai paesi maggiori quali Italia, Francia o Germania. Se uno solo di questi Paesi non sarà all’altezza della propria responsabilità, avremo tutti un problema”. (ILG)
Se il concetto di Weidmann del consolidamento non vi è chiaro, ecco cosa aggiunge:
Weidmann ricorda all’Italia che il debito pubblico è già troppo alto. “Un rinvio del consolidamento non farebbe che rinviare i problemi, che in tal modo non farebbero che crescere – spiega – in questo senso è decisivo varare una politica di consolidamento credibile. Se si ritiene necessario avere un maggior margine di manovra per investimenti, tale margine dovrebbe essere conseguito con una revisione delle priorità di bilancio”.
Quindi il debito italiano fa paura e non si intende concedere sconti anche per manovre inerenti ad investimenti.
Ribadisco, concordo con Weidmann che il debito pubblico italiano e soprattutto la sua tendenza (VEDI QUI) fa paura. Ma se non si autorzza il deficit spending a livello comunitario, come possiamo sperare di (quantomeno) ripartire?
Il fatto è che i mercati finanziari continuano a vivere di emozioni proprio legate a questa storia di amore-odio tra i paesi membri dell’Eurozona, con la conseguente volatilità che ne deriva.
Gli operatori si aspettano una BCE che prenda, a livello globale, il ruolo di “sostegno dei mercati” lasciato dal termine del QE by FED. MA se questo testimone non fosse preso da Draghi, come reagiranno i mercati?
Tanto per cominciare, vediamo se il fatidico Rally di Natale si riproporrà come tradizione, oppure se la crisi avrà portato via anche lui.
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Non capisco il senso di essere arrivati a questo punto per tentare la strada del QE.
Siamo alla canna del gas; non parlo di italia che cmq ha le sue grosse colpe, ma anche nel resto d’europa. Ieri leggevo che in diversi paesi dell’unione ci sono scioperi a catena. è possibile portare così all’esasperazione le persone?
A parte questa considerazione ho sentito che diversi tecnici, ultimo oggi Visco, parlano di QE e del fatto che sia necessario e non più rinviabile. Mi chiedo: se tanti personaggi, di grande caratura nel parlano, forse qualche beneficio potrebbe portarlo.
Penso che grossa della colpa che ci troviamo sia nostra; detto questo non capisco perchè buona parte dell’europa è in crisi e stiamo ancora a seguire i tedeschi, che sono si influenti, ma che oramai vivono, almeno così sembra, su un altro pianeta.
Personaggi europe, vedi weidmann parlano della troika come un bene e portano a supporto la situazione spagnola. non sò… ma una disoccupazione al 25% è un successo?
Con il tam tam dei mass-media, forse ti sei “distratto” e ti sei perso la diatriba di questi ultimi giorni in Germania riguardante un importante gruppo bancario.
Spiega come mai, paradossalmente, la Germania ha fortemente bisogno del QE.
1) Deutsche Bank è stata accusata dal Dipartimento di Giustizia americano di evasione fiscale: pare che la banca tedesca abbia contratto un debito di oltre 190 milioni di dollari legato a una transazione svoltasi una decina di anni fa (1999)… creando poi una serie di compagnie fittizie per evadere fiscalmente.
2) La stessa banca ha deciso alla fine del 2013 di terminare il trading fisico di energia, agricoltura, metalli base e carichi solidi… anche se continuerà a offrire derivati finanziari sui metalli preziosi (e ci mancherebbe!).
3) Il RoE del settore bancario europeo l’anno scorso è calato sotto il 5%, soprattutto per i tassi bassi (e altre motivazioni su cui sarebbe lungo dilungarsi). Proprio Deutsche Bank ha difficoltà a continuare ad ottenere rendimenti elevati dalle sue attività, al fine di mantenere i profitti passati. Dovrebbe paradossalmente aumentare i costi dei propri prodotti oppure tagliare gli stipendi o ridurre il proprio personale.
Bene tu sai benissimo quale sia la leva gestita da tale banca.
Buona riflessione.
Infine pare che, per ricapitalizzare, voglia collocare entro la fine del 2015 la bellezza di 5 mld in bond denominati in… dollari.
Non vorrei essere interpretato male: la banca gode di ottima salute… ma in una tormenta finanziaria come quella attuale… deve operare delle scelte difficili e navigare in acque agitate… come altri importanti gruppi bancari.
Per assurdo dalla crisi finanziaria che è partita dagli USA, il settore bancario che stava peggio e si è pian piano rafforzato e sta meglio di quello europeo… è proprio quello USA!
il 14 gen pv dovrebbe esserci sentenza non vincolante della eurocorte di giustizia (a cui si era rivolta la corte tedesca nel febbraio 2014) in merito all’OMT, che è un quantitative easing condizionato e riservato a quei pochi Paesi che se lo sono “meritato”
qualora il parere fosse chiaramente a favore dell’interpretazione dei tedeschi – sebbene non vincolante – il conflitto istituzionale Draghi/Weidmann segnerebbe un nuovo massimo storico e i mercati ne dovrebbero tener conto (del QE che non c’è e che non ci sarà)
quindi il primo meeting BCE 22/1/2015 sarà fortemente condizionato da questo evento
inoltre il 18/3 nuova sentenza della corte costituzionale tedesca sul meccanismo europeo di stabilità e sul fiscal compact
il QE all’europea se mai ci sarà è floppato sul nascere anche per via delle pseudo riforme sul lavoro nostrane e le pseudo norme anticorruzione, in compenso aumenta la tassazione dei fondi pensione e altro